Cannes 2004 – Si apre con Almodovar
La cinquantasettesima edizione del Festival di Cannes ha preso il via in un clima incerto causa la tensione con i lavoratori occasionali dello spettacolo che stanno lottando da molti mesi contro una legge, varata dal governo di destra, che ne compromette guadagni e regime pensionistico. E’ una norma che le stesse grandi rassegne, come il Festival di Cannes, hanno contestato in quanto rende più difficile l’utilizzo del personale “mobile”. Un accordo è stato trovato all’ultimo minuto, dopo una lunga trattativa fra la direzione della manifestazione e i rappresentanti dei lavoratori. L’intesa darà voce ai rappresentanti degli occasionali in alcuni fra i momenti mediologicamente più in vista della manifestazione.
Il programma di quest’anno si presenta abbastanza equilibrato fra opere d’autori affermati – alcuni dei quali, come Jean-Luc Godard, posti fuori concorso – e giovani promettenti. C’è persino qualche tentativo di “rischio”, parola aborrita dai reggitori da quella che è diventata la maggiore rassegna di film del mondo. Possiamo far rientrare in questa categoria Le conseguenze dell’amore opera seconda di Paolo Sorrentino, che si è fatto notare con una forte opera prima: L’uomo in più (1999), e La bimba santa diLucretia Martel, molto applaudita all’epoca de La Ciénaga (2001). Il cartellone della competizione, tranne queste limitate aperture, naviga su nomi già sperimentati come Emir Kusturica, Michael Moore, Joel e Ethan Coen, Tony Gatlif, Walter Salles, Wong Kar-Wai e Olivier Assayas. Ha aperto, fuori concorso, La cattiva educazione di Pedro Almodóvar é la storia, ambientata all’inizio degli anni ‘60 di due ragazzi, Ignacio ed Enrique, ospiti di un collegio spagnolo. Qui scoprono l’amore e la passione per il cinema. Dirige l’istituto Padre Manolo che è anche professore di letteratura. La sua posizione gli consente di essere parte e testimone delle prime pulsione di questi giovani. Il trio si ritrova alla fine degli anni 70 e nel 1980. Questo incontro segnerà una sorta di rendiconto fisico e morale per ciascuno di loro. Non mancheranno un paio d’omicidi e qualche colpo di teatro. Il filo conduttore è l’ossessione erotica che porta a comprendere, se non a giustificare persino la pedofilia dei religiosi verso i piccoli loro affidati. La tesi che sembra sottintendere all’intero film, è che la forza delle pulsioni erotiche è talmente alta da sormontare ogni ostacolo, morale e criminale, le si frapponga.
Siamo sulla scia, per rimanere nel cinema classico, dei grandi melodrammi di Douglas Sirk volti, in chiave omosessuale e messi al servizio di uno sguardo coloratissimo. L’elemento più interessante del film – non uno dei migliori del regista, ma pur sempre un’opera di gran livello – è in una direzione abile e capace di evitare le non poche trappole di cui è disseminata una sceneggiatura totalmente immersa in una storia dalle tinte forti. Pedro Almodóvar, dimostra, ancora una volta di saper raccontare anche le storie più pruriginose senza cadere nella volgarità o cedere il passo agli effetti grossolani.
di Umberto Rossi