To the Wonder

In maniera graduale ma decisa Terrence Malick ha, nel corso del tempo, abbandonato l’impianto narrativo e gli schemi del cinema tout-court per muoversi in maniera assolutamente libera in un territorio fatto di poesia pura, meditazioni dagli echi filosofici e suggestioni visive di grande fascino. In questo senso il suo penultimo lungometraggio The Tree of Life – che è valso al regista la Palma d’Oro nel 2011 – rappresenta un punto d’arrivo. Le scelte estreme che stanno alla base di questo film ci portano dritti nel cuore di To The Wonder, che presenta con esso grandi affinità, soprattutto dal punto di vista stilistico ed espressivo: la traccia narrativa si frammenta e si dissolve, divenendo esile, confusa e vaga e quindi inessenziale, quasi accessoria; la descrizione dei personaggi segue questa “deriva espressiva” e si fa sfumata, fatta di echi e metafore, di concetti che prendono forma e vengono messi a fuoco anzitutto nelle voci fuori campo, presenza costante e man mano sempre più massiccia nel cinema dell’autore americano.

To The Wonder racconta le vicende di Neil e Marina – madre di Tatiana, una bambina di dieci anni – che si incontrano a Parigi, si innamorano e si trasferiscono poi negli Stati Uniti (patria di lui) in una zona rurale dell’Oklahoma. In un certo senso è una parabola in discesa quella dei protagonisti, che vivono un amore destinato a deteriorarsi, logorato da incomprensioni e rancori.

La fase iniziale della loro relazione – fatta di passione ed entusiasmo – li vede in viaggio a Mont Saint-Michel, “La Meraviglia” che dà il titolo al film. Qui si perdono a guardare il panorama brumoso e malinconico e passeggiano sull’immensa laguna argentata che circonda la rocca, famosa per le maree che periodicamente la isolano dalla terra. Successivamente, in America, Neil e Marina sembrano trovare un’apparente tranquillità domestica; lei cerca di ambientarsi in un luogo nuovo e sua figlia Tatiana inizia a frequentare la scuola locale. Man mano però la solidità del loro amore si sgretola; a Malick tuttavia non interessa spiegare le cause e le dinamiche specifiche di ciò che avviene, quanto comporre una poesia visiva – che parli ai sensi più che alla ragione – sulla fine di un amore.

Insieme al sentimento amoroso, l’altro grande tema del film è quello religioso, vissuto anche’esso non come certezza e conforto ma piuttosto come crisi e dubbio. Portatore di questo modo di sentire – angosciato, afflitto – sarà padre Quintana, che si muove compassato e mesto tra i reietti e gli emarginati di un sistema sociale spietato e indifferente. In un implicito gioco di simmetrie, gli stati d’animo di Marina trovano un eco in quelli del sacerdote, e viceversa.

Quando in seguito la donna tornerà in Europa con la figlia, Neil riallaccerà una relazione con una sua vecchia amica, Jane. Ma lo schema sembra ripetersi quasi identico a prima: come Marina, Jane appare inizialmente più appassionata e sensibile di Neil, e poi più amareggiata rispetto a lui per la fine della relazione. Segue quindi un secondo tentativo di convivenza per Neil e Marina, stavolta senza la bambina, che ha preferito rimanere con il padre. Ma di nuovo i sentimenti si riveleranno ondivaghi e mutevoli come le maree di Mont Saint-Michel, capaci di trascinare via impetuosamente nella rabbia e nel disamore tutto ciò che a fatica i protagonisti hanno tentato di costruire.

Quella di Malick è una riflessione sull’incostanza connaturata all’amore, sulle difficoltà di comunicazione, sulla necessità di accettare la transitorietà delle cose. Il suo linguaggio si è fatto man mano sempre più astratto e raffinato, e procede per accenni e visioni fugaci. I protagonisti vengono qui solo abbozzati, e finiscono per rappresentare non tanto delle entità specifiche quanto delle idee o dei modi di essere che coincidono infine con delle condizioni emotive (ora slancio e passione, ora incertezza e titubanza, ora delusione, collera e tristezza). La contingenza delle situazioni descritte è tutta sacrificata a beneficio di una rappresentazione che vuole essere universale, e quindi generale e onnicomprensiva; le riflessioni fuori campo hanno preso il posto dei dialoghi che sono ormai solo tracce confuse.

Protagonista incontrastata del film – come sempre avviene in fondo nel cinema di Malick – è la Natura: il paesaggio lattiginoso e grigiastro di Mont Saint-Michel e poi le distese dorate dei campi dell’Oklahoma con i suoi cieli aperti e sconfinati. Pioggia, mare, boschi, tramonti. Animali che pascolano quieti nel silenzio della campagna. I personaggi – che ora attraversano le pianure coperte di spighe ondeggianti e ora si addentrano tra gli alberi calpestando un tappeto di foglie – si lasciano cullare dal silenzio della natura per scrutare dentro se stessi. Marina, nonostante tutto, ci apparirà alla fine pacificata con ciò che la circonda, un mondo che nei suoi aspetti più “naturali” (sempre terra e cielo, paesaggi ampi e senza confini in cui l’uomo si smarrisce) ci appare e le appare, ancora, meraviglioso.

Senza dubbio, le scelte stilistiche che dominano To The Wonder (destrutturazione e sfaldamento del corpus stesso dell’ “opera-film”) rivelano che Malick non ha accettato compromessi di alcun tipo, restando completamente fedele alle sue istanze creative. Il prezzo di questa volontà è una certa ripetitività che a tratti appesantisce e indebolisce il film, sottraendo pregnanza a ciò che viene eccessivamente reiterato. Impeccabile e perfettamente levigato dal punto di vista formale, To The Wonder non ha la profondità de La sottile linea rossa o di The Tree of Life. Nondimeno ha dei pregi che merita di vedere riconosciuti, primo fra tutti il coraggio della radicalità che lo contraddistingue e poi la capacità di portare lo spettatore in una dimensione contemplativa estatica e sognante di fronte alla bellezza delle cose del mondo.

Trama

Neil, americano, incontra a Parigi Marina, madre di Tatiana, una bambina di dieci anni. Si innamorano e viaggiano fino alla suggestiva rocca di Mont Saint-Michel. Si trasferiscono poi nelle campagne dell’Oklahoma, dove però sorgono presto problemi e incomprensioni. Alla loro crisi sentimentale fa da controcanto quella religiosa di Padre Quintana, come Marina esule in terra straniera. Quando Marina e Tatiana tornano in Europa, Neil riallaccia una relazione con la sua amica Jane, salvo poi interromperla e tornare con Marina. Ma anche questa seconda fase del loro amore non sarà priva di ombre.


di Arianna Pagliara
Condividi