Una barca in giardino
La recensione di Una barca in giardino, di Jean Francois Laguionie, a cura di Ignazio Senatore.

Si tratta di una storia, sussurrata, raccontata in punta di piedi, quella di Una barca in giardino, diretta da Jean Francois Laguionie, maestro del cinema d’animazione francese. Protagonisti Pierre e Genevieve, genitori del piccolo Francois, undicenne. La loro vita trascorre senza scosse nella loro casetta con giardino, nei pressi del fiume Marna. Un giorno Pierre, abile nel costruire oggetti di legno, decide di spazzare via l’orto per far posto allo Spray, la leggendaria barca a vela con la quale nel 1985, Joshua Slocum completò il giro del mondo in solitaria. Aiutato dalla moglie e da Francois, Pierre inizia a segare assi di legno, a piallarli, a inchiodarli e, man mano, la leggendaria barca a vela prende forma. L’impresa è però ardua e, dopo tre anni, non è ancora completata. Pierre, intanto, è cresciuto, frequenta le medie fuori città e va a vivere a casa della zia. Al ritorno, con sua grossa sorpresa, scopre che la barca non c’è più. Pierre l’ha venduta a un signore che vuole veleggiare in Costa Azzurra. Ma è di nuovo al lavoro e progetta con Geneviève la costruzione di una nuova imbarcazione.
Laguionie ambienta la vicenda negli anni Cinquanta e lascia che la voce off di Francois funga da voce narrante. Il regista francese adotta dei colori pastello, prediligendo i grigi e gli azzurri, e, sottovoce, narra una storia che si discosta dai soliti clichè dei film d’animazione a stelle e strisce. Francois, infatti, non è un eroe, né un avventuriero; non deve affrontare pericoli, nè, sconfiggere creature fantastiche o cattivi di ogni sorta che vogliono distruggere il pianeta. In questo racconto, ambientato in una cittadina della provincia francese, velato da un pizzico di malinconia, Francois, è un bambino, nato da una relazione di Genevieve con un altro uomo, e adottato da Pierre.
Nel corso della narrazione, all’amico del cuore confida che se non ci fosse, i genitori non si accorgerebbero nemmeno della sua mancanza. In tutto il film, Francois osserva, con un certo distacco e disincanto, i genitori impegnati nell’impresa di costruire la mitica Spray e, con una certa delusione, prende atto che nella barca la cuccetta a lui riservata è troppo piccola per lui. Laguionie non punta però ai fazzoletti e, nel complesso, i tre protagonisti della vicenda si scaldano il cuore a vicenda. Il regista spezza la narrazione, mostrando la storica impresa di Slocum, ma il tono non è né epico, né trionfalistico. A ben vedere, come commenta argutamente Francois, quello che i genitori hanno compreso è che vale più viaggiare con la fantasia che raggiungere la meta. Presentato in anteprima al Festival di Cannes.

di Ignazio Senatore