Povere creature!

Le recensioni di tre penne del Sindacato, seguite dalla rassegna stampa a cura di Simone Soranna riguarda a Povere creature!, di Yorgos Lanthimos, Film della Critica per l'SNCCI.

Povere creature!, di Yorgos Lanthimos, distribuito da  Walt Disney Company, è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI con la seguente motivazione:

«Con Povere Creature! il cinema di Lanthimos fornisce il suo contributo, come sempre irriverente e visivamente disturbante, alla definizione di un femminile che si libera di tutte le costrizioni interpersonali e i controlli sociali. Nella cornice di un racconto di fantascienza che si apre ai toni della commedia, la “creatura” incarnata da Emma Stone diventa così l’eroina del libero arbitrio, e insieme la proiezione utopica della definitiva ribellione alle anchilosate forme del maschile contemporaneo».

La recensione di
Joana Fresu De Azevedo

Sono una festa di cambiamenti. Così Bella/Emma Stone racconta il turbinio di emozioni che prova nel momento in cui inizia a percepire compiutamente il proprio corpo e la gioia che è in grado di farle provare. Yorgos Lanthimos rende questo passaggio di consapevolezza evidente con la scelta di rappresentare la parte iniziale dello crescita di Bella, in cui il coordinamento e la parola sono ancora ad uno stato embrionale, in cui la protagonista viene descritta da Max come una meravigliosa ritardata con immagini in bianco e nero. Quando, invece, Bella inizia a comprendere come darsi piacere e ha il suo primo rapporto sessuale con Duncan, allora la scena diventa un’esplosione di colori: gli stessi che riempiono il corpo e i sensi di Bella.

In un tempo e una società in cui non solo la convenzione sociale comanda sulla realizzazione intima dell’individuo, Bella non ha freni inibitori. La fanciullezza con cui vive l’esaltazione data a quei salti furibondi che impara a fare con Duncan durante la loro fuga di passione sono una voglia di rivendicare il suo diritto al piacere. A viverlo senza vergogna. Non è (tanto) una lotta tra imposizione di regole maschili e maschilisti contro una volontà di indipendenza e determinazione di una donna. Quanto il voler affermare che solo nella libertà – sessuale, sentimentale, emotiva – si possa trovare la piena realizzazione dell’individuo.

Bella è disposta a perdonare tutti gli uomini che le hanno fatto provare dolore. Lo fa con il suo ideatore, al quale chiede solo di non ricevere più menzogne sul proprio passato; lo fa con Duncan, che ha abusato della sua debolezza mentale per un puro appagamento sessuale, ma che lei sopporta illudendosi che le cose possano andare meglio; lo fa con l’ex marito, non compiendo la sua vendetta ma dando al Generale la possibilità di vivere in un corpo che davvero possa rappresentarlo; lo fa con Max, che accetterà di sposare solo laddove lui sappia dimostrare di accettarla per quello che è.

Creando un mondo visionario, fatto dei esplosione di colori e di scene profondamente esplicite per liberare il suo personaggio (e lo spettatore) dallo stigma che ruota attorno a chi si abbandona al piacere sessuale, Lanthimos porta a Venezia lo scandalo di una donna che accetta gli uomini. A patto che loro siano in grado di accettare lei. In caso contrario, God aveva insegnato come unire in altro modo le povere creature del mondo. E lo spettatore viene catapultato in un mondo in cui tutto sembra possibile. Basta diventare una festa di cambiamenti.

La recensione di
Paola Dei

Dopo l’esordio alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2023, dove ha ricevuto un meritato Leone d’Oro, è arrivato nelle sale cinematografiche Povere creature! di Yorgos Lanthimos, il cineasta greco che ha saputo sondare l’animo femminile con un irriverente cinismo attraverso il quale offre una definizione di cinema moderno tutto nuovo che pone interrogativi sull’esistenza e riflessioni sull’atto stesso del vedere.

Passato da una vocazione per un cinema disturbante, feroce e provocatorio per giungere a film dove la perfidia si unisce al divertimento, Lanthimos evita inutili didascalismi e offre alla donna il riscatto di figura principale rispetto alle figure maschili. Per definire il suo umorismo viene usato spesso il termine “deadpan”, cioè quel tipo di ironia portata avanti con serietà, ma lui ha sempre rifiutato queste etichette sostenendo che ciò che persegue è semplicemente una realtà che unisce due registri narrativi diversi. Con Povere creature! Lanthimos ha vinto, per il momento, a Venezia 2023, il premio più importante della sua carriera e ha ottenuto 11 candidature all’Oscar 2024. Ma già nel 2009 ricevette un Premio nella sezione Un Certain Regard con il film Dogtooth, sceneggiato da Efthimys Filippou e nel 2011 ricevette il Premio per la miglior sceneggiatura (a venezia) con Alps.

Grazie a queste due opere gli fu permesso di girare il suo quinto film, The Lobster, con attori internazionali con il quale nel 2015 a Cannes vinse il Premio della Giuria. A queste opere seguì Il sacrificio del cervo sacro con Colin Farrel e Nicole Kidman e di nuovo a Cannes vinse il Premio per la miglior sceneggiatura. Rispetto ai primi titoli da lui girati in Grecia, dove prendeva di mira la Istituzioni sociali, si è spostato sempre più sui rapporti fra persone e nelle famiglie. Nel 2018 a Venezia presentò La favorita, lavoro tratto da una piece di Deborah Davis scritta per la Bbc Radio. Nel film cuce l’abito dei personaggi sulla carne e soprattutto sulla mente dei suoi attori: camminata, portamento, gestualità. Un lavoro riuscito e ben dosato che gli apre le porte in tutto il mondo. L’opera parla di sesso e potere che non è né maschile né femminile, quanto piuttosto ancestrale.

In Povere creature! il regista sonda ancora l’animo femminile. Con Emma Stone, Willem Dafoe e Mark Ruffalo, il film è una ventata d’aria fresca che mescola il romanzo di formazione, il femminismo, l’horror e lo show alla stregua di Frankenstein in gonnella che, grazie ad uno scienziato pazzo, torna a vivere dopo un suicidio e scopre di nuovo la meraviglia e lo stupore.

Fantastica l’interpretazione di tutto il cast, ma Stone supera se stessa e ha la capacità di mimetizzarsi dietro al personaggio di Bella Dexter. Non siamo soltanto nella dimensione dell’agire ma anche in quella dell’essere. Emma Stone interpreta Bella e più che creatura forgiata da una istanza narrante, diventa essa stessa inventrice delle azioni che compie. Lo spettatore oltre a guardarla stabilisce con lei una relazione tutta privata.

La recensione di
Gianlorenzo Franzì

Il cinema di Yorgos Lanthymos è un universo che nasce e cresce in una declinazione surreale e animalesca, strabordante ed ermetico, allo stesso tempo chiuso totemicamente nelle sue ossessioni ma (proprio per questo) aperto a qualunque tipo di interpretazione. Resuscitando in questo modo il concetto di opera aperta, volontariamente o meno, come qualcosa che cela più significati i quelli che si potrebbero vedere ad una prima visione.

E visti in successione Dogtooth, The Lobster, Il sacrificio del cervo sacro, La favorita, fino a questo Povere creature!, è forte l’impressione di un crescendo in cerchi concentrici: in questo senso, il vincitore del Leone d’Oro a Venezia 2023 come miglior film è una chiusura, un punto di arrivo e di liberazione. Per come porta a compimento la realizzazione di un grottesco che abbonda così tanto nella tragedia fino poi a sfociare in una risata surreale e liberatoria. Perché c’è il dramma, si, ma questa volta il sorriso affiora in più sequenze su un film a tesi che si compiace della sua leziosità: Povere creature! riprende la lettura del classico come Il sacrificio del cervo sacro (lì i miti greci, qua la letteratura gotica con Mary Shelley) e insieme mostra con più sicurezza la leggerezza de La favorita mentre torna a quell’umanità ferina, istintuale di Dogtooth.

Bella Baxter – straordinaria Emma Stone – è l’ennesima vittima carnefice di Lanthymos, che si getta prima con l’ingenuità di un bambino e poi con la consapevolezza dell’adulto in un gioco al massacro che vuole tirare dentro anche lo spettatore, frastornato da un film che divampa fin da subito tra grandangoli e cromatismi. Tutta la prima mezz’ora è quindi la ripresa di una poetica lussureggiante, filosofica e consapevole, con Willem Defoe che si diverte a definire lo scienziato pazzo Universal e Mark Ruffalo che rovescia il ruolo dell’amante da noir; l’uso spregiudicato che il regista fa della macchina da presa, del suono, della sintassi visuale, dimentica gli approfondimenti dadaisti e kafkiani e trasforma l’opera in un film anarchico e imbizzarrito nella forma, saturo come in un quadro/inquadratura di Greenaway, estremamente affascinante. Peccato che però arrivato ad un terzo del suon percorso Povere creature! si lasci prendere la mano dal suo essere appunto film a tesi, e imbriglia ogni sua forza per raccontare l’emancipazione della sua protagonista, deformata questa volta da un’idea parziale e frammentata di donna. Due ore e mezzo sono eccessive per un racconto che avrebbe giovato qualche sforbiciata nel mezzo (la troppo lunga gita in nave) e meno redini sul versante teorico, alla fine convenzionale se non confuso.

Una breve rassegna della stampa italiana sul film
(a cura di Simone Soranna)

Sin dalla sua presentazione al Festival di Venezia, dove il film si aggiudicò il primo premio del Concorso, Povere creature! è stato accolto ottimamente dalla stampa italiana, che lo ha definito uno dei titoli più riusciti e centrati all’interno della filmografia di Yorgos Lanthimos.

Adriano De Grandis, su Il Gazzettino, sostiene che «a Lanthimos riesce il suo gioco beffardo e acido con Povere creature!, dove una specie di dottor Frankenstein (Willem Dafoe, dalle cento cicatrici) riporta in vita una suicida, alla quale trapianta il cervello del proprio feto. Da qui Bella (una coraggiosa Emma Stone, anche nella sua nudità) è come fosse una bambina: deve imparare tutto, soprattutto equilibrare la sua libertà esagerata, nei comportamenti e nel linguaggio in società».

Elisa Battistini, su Quinlan, è dello stesso parere e inserisce la pellicola all’interno del percorso del cineasta. Scrive così la critica: «avventura picaresca, Povere creature! (Poor Things è il titolo originale) è la prima autentica commedia del regista greco Yorgos Lanthimos che già nel precedente La favorita e, ancor di più, in The Lobster aveva maneggiato il grottesco misto a sarcasmo per striare i suoi pensosi lavori di sfumature ghignanti, ma mai catartiche né rassicuranti. Tratto dall’omonimo romanzo del 1992 dello scozzese Alasdair Gray, il suo ultimo film è invece un brillante romanzo di formazione femminile, divertito e pieno di ironia, che si innesta sul racconto gotico per eccellenza, ossia quello in cui uno scienziato poco ortodosso riporta in vita una “creatura”».

Dello stesso parere è Davide Di Giorgio, che su Duels rimarca il legame tra questo lavoro e i precedenti del regista, sottolineando però un certo (e apprezzato) cambio di passo: «c’è aria di continua reinvenzione nel cinema di Yorgos Lanthimos, che dalla tragedia lacerante di Il sacrificio del cervo sacro o The Lobster è poi passato senza soluzione di continuità ai divertenti e divertiti intrighi di corte de La favorita. Il suo nuovo Povere creature! parrebbe porsi nel solco del film che l’ha preceduto, ma allo stesso tempo ne allarga la portata, in un goloso gioco cinefilo che dal cinema delle origini si sposta al presente: girato in pellicola, ma fortemente elaborato in post-produzione, con sfondi digitali che trasfigurano gli scenari in un’ottica tra Méliès e Terry Gilliam, il film parte come un rovesciamento sui temi dei gotici anni Trenta, tra James Whale e i Freaks di Tod Browning».

Marco Grosoli, per Gli spietati, allarga ancora di più l’indagine critica analizzando il film attraverso una lente ancora più complessa. Scrive così il critico: «e se la nostra società, protesa com’è verso il futuro, fosse il frutto di un aborto del passato, e segnatamente della società vittoriana, a propria volta frutto delle morbose magagne del capitalismo nascente, immortalate dal romanzo gotico britannico? E se noi, nel presente, avessimo il compito di redimere tutto questo? Toccante e ponderoso, come un romanzo vittoriano, Povere creature! esplora questa ipotesi con sbalorditivo rigore concettuale, con ancora maggiore pregnanza visuale (che scolpisce nel marmo, definitivamente, che cosa sia l’estetica digitale) e con un’abilità di sfruttare fisionomia e potenziale degli attori oggi senza pari».

Anche Simone Emiliani colloca il lavoro nella contemporaneità, confrontando il film con la portata mainstream del Barbie di Greta Gerwig. Ecco cosa afferma sulle pagine di Sentieri selvaggi: «si gioca tutto il cinema di Yorgos Lanthimos. Lo fa attraverso il corpo doppio tra Frankenstein e Barbie di Emma Stone. Attraversa lo spazio ma anche il cinema del passato e il cineasta greco ha l’intuizione che la sua protagonista potrebbe vivere in qualunque epoca cinematografica in modo più evidente di Chazelle in La La Land. Prima ‘ragazza selvaggia’, poi creatura alla ricerca del sesso ma anche del desiderio, infine padrona del suo destino. Continua ad esserci un parallelismo folle, improponibile – e proprio per questo ci insistiamo – tra Bella Baxter e Barbie».


di Joana Fresu De Azevedo, Paola Dei, Gianlorenzo Franzì
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