In memoria di Viridiana Rotondi
Un ricordo di Viridiana Rotondi, tragicamente scomparsa il 1° giugno, firmato da Stefania Carpiceci.

Più delle parole dicono le immagini e Viridiana Rotondi lo sapeva bene, lei che al Centro Sperimentale di Cinematografia, dove venne assunta poco più di vent’anni fa appena laureata in Lettere alla Sapienza di Roma, con una tesi sui trailer cinematografici, si è sempre occupata di digitalizzazione, conservazione e diffusione del patrimonio audiovisivo, lavorando a lungo prima in Fototeca, poi in Videoteca e solo di recente alla valorizzazione e acquisizione dei fondi filmici. Amava Viridiana poter avere uno stretto contatto con le fotografie – come con i video e la pellicola – da lei sempre maneggiate con attenzione, cura e rispetto, come gioielli preziosi di una memoria storica da custodire e offrire ogniqualvolta un ricercatore, uno studioso lo richiedesse o un evento ne permettesse la loro esposizione.
Più delle parole, con le quali chi la conosceva e le voleva bene esprime da giorni sui social dolore e cordoglio per la sua giovane vita spazzata via a soli 47 anni da un pirata della strada, mentre all’alba di domenica 29 maggio si apprestava al suo consueto allenamento podistico – Viridiana faceva parte della Lazio Olimpia Runners e da ben cinque anni coltivava con impegno agonistico e grande disciplina la passione per la corsa -, dicono le immagini: quelle sue fotografie che, per la stessa ragione, hanno inondato il suo profilo facebook, restituendocela in istantanee in cui lavora, corre, trascorre momenti ludici e festosi, immortalandone sempre quel suo inconfondibile sorriso diretto, aperto, (auto)ironico – l’ironia era una delle sue grandi doti – generoso e soprattutto bellissimo. Quello con cui accoglieva sempre tutte e tutti, indistintamente, in ufficio, mostrando un’immediata empatia, capacità di ascolto – altra sua grande dote, spesso rara, ma non per lei – e di condivisione vivace, intelligente e costruttiva per il cinema e non solo.
Più delle parole dicono le immagini, quelle dei sogni che si inseguono, come dei film nei quali ci si rifugia o ci si identifica. Da La marcia dei pinguini a Viridiana, un’omonimia affatto casuale che la inorgogliva al punto che il dominio della sua mail privata, mi ha confessato una sua cara amica e collega, conteneva proprio il nome di Luis Buñuel, così come era fiera dei suoi amati pinguini che collezionava in gran quantità, in ogni forma e gadget, e che l’hanno sempre gioiosamente accompagnata. Per i quali non posso fare a meno di pensare che in fondo le piacessero proprio per quel loro modo goffo, dinoccolato e ibrido di camminare lentamente, di rotolarsi sulla pancia e allegramente poi tuffarsi in acqua, potendosi permettere di stare sia sulla terra, sia di volare, nuotando tramite arti utilizzati come pinne. Avendo davanti a sé sempre la chance e l’opportunità di un atto trasformativo, proprio come la Viridiana del film di Buñuel e come lei stessa aveva scritto di recente, al termine della sua prima maratona condotta fino al traguardo il 27 marzo: «Non sono mai stata una “sportiva” e tendenzialmente sono molto pigra eppure, chissà perché, chissà come, da quando ho iniziato, faccio cose per me improbabili, pur di correre, allenarmi, gareggiare. Dopo due infortuni (2018 e 2020) che mi hanno tenuta ferma un bel po’ e si sono strascinati, dopo i riposi forzati dovuti ai picchi pandemici, mi sono messa in testa di correre i 42,195 km. I motivi sono vari, non ultimo la tremenda situazione che il pianeta Terra sta vivendo e che fa pensare più che mai al “Carpe Diem” e a quanto sia fortunata ad avere come preoccupazione quella di correre una maratona».
Purtroppo però la fortuna le ha voltato le spalle e il cuore di Viridiana ha cessato di battere il 1° giugno, dopo tre giorni di agonia e un quadro clinico fortemente compromesso fin dal suo arrivo in ospedale, mentre ora il difficilissimo atto trasformativo spetta a noi, ad amiche e amici, a colleghe e colleghi, ai familiari e a sua figlia che in modo tanto ingiusto, assurdo e inconcepibile se la sono vista portare via.
Il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani porge le più sentite condoglianze al suo socio Domenico Monetti.
di Stefania Carpiceci