Solo gli amanti sopravvivono

La recensione a cura di Eleonora Saracino del film scritto e diretto da Jim Jarmusch, con interpreti Tilda Swinton e Tom Hiddleston.

Solo gli amanti sopravvivono

“Nessuno può sapere, se non dopo una notte di patimenti, quanto dolce e prezioso al cuore e agli occhi possa essere il mattino”. Così Bram Stoker descrisse la tormentata oscurità alla quale il suo Dracula era destinato. Ed è sulle tenebre, infatti, che si affaccia il risveglio di Eve, a Tangeri, e di Adam, a Chicago. Occhi che si spalancano simultaneamente e, in un battito in levare, si raccordano all’unisono sulle note di Funnel of Love.

Inizia così, nella spirale di un continuo movimento – come quello del vinile sul piatto – un altro appassionante viaggio (musicale, letterario, cinematografico…) di Jim Jarmusch.

Con una visionarietà condotta al parossismo il regista americano affonda a piene mani negli elementi primigeni – la vita, l’amore, la morte –  e i suoi Adam ed Eve, coppia nata in Paradiso e destinata all’Inferno, racchiudono nei loro involucri (im)mortali il magma dell’istinto primordiale filtrato, però, attraverso le maglie di un’esistenza imperitura che li ha purificati da ogni rozzezza per levigarli, nei secoli, in due esseri belli e (in)tangibili.

Figli di un dio non certo minore, Adam ed Eve abitano il Tempo nella loro perenne esistenza da vampiri, si amano di un amore – letteralmente – eterno e hanno imparato a nutrirsi in modo incruento, più per necessità che per “vocazione”. In un mondo corrotto e popolato di “zombie”, infatti, anche il sangue si è guastato e sopravvivere, per loro, diventa sempre più pericoloso; come procurarsi il cibo che si fa, ogni notte, sfida rischiosa e, talvolta, imprudente.

Jarmusch con la qualità (alta) della visione che gli è propria traccia una sofisticata, quanto struggente, parabola del nostro contemporaneo e del suo disfacimento, muovendo dal primitivo sentimento dell’amore che diventa qui ritratto speculare della morte.
Da Tangeri a Detroit, lungo una traiettoria disegnata dalla musica e dalla poesia, dalla letteratura e dall’arte, i due amanti abbracciano idealmente gli amori e gli orrori del mondo. Sono passati indenni tra pestilenze e guerre, disastri umani e calamità naturali ma mentre Adam, solitario e malinconico, si “è perso tutto il divertimento” come lo rimprovera la sua compagna, Eve ne è, invece, permeata, grazie al suo mordere la vita sul collo e trarne linfa per rischiarare la sua esistenza di tenebra.

Jarmusch immerge i suoi protagonisti nella notte, uguale eppur diversa, a chilometri di distanza. Il buio ardente di Tangeri si salda alla nota, nera e profonda, di quello di Detroit in una dissonanza che non si fa tuttavia stridente ma raccorda, negli opposti che finiscono per toccarsi, la teoria dei vicoli marocchini con le desolate strisce d’asfalto della città americana.

Metropoli semi deserte, cinema a luci spente, vecchi teatri trasformati in garage si fanno allegoria di una vuota topografia umana e nella notte di solitudini mai condivise echeggia la musica, misteriosa e superba, di Adam, più che mai fuori dal tempo e dal mondo, esteta  bohémien ma anche esistenzialista, attratto dall’arte e dalla scienza, sedotto in egual misura dal Bardo e da Copernico.

In un gioco continuo di rimandi, citazioni e omaggi, Jarmusch va ben oltre un divertissement registico. Tutt’altro. Tesse, sì, la trama attraverso un lessico familiare a molti (ma non a tutti), senza di certo fermarsi al trastullo dotto e autoriale, distillando questi eleganti richiami con una raffinata ironia che armonizza alla perfezione le immagini con le parole.

Un dialogo musicale, e financo amoroso, tra l’attore e lo spettatore, l’autore e il lettore, il musicista e l’ascoltatore… Un universo sensoriale che non ha tempo, né spazio e che, senza paradosso alcuno, in entrambi si fonde per dar vita (e corpo) ai suoi protagonisti.

Tilda Swinton e Tom Hiddleston annullano, nelle loro sembianze eteree, i vent’anni che li separano rappresentando, come in un tableau vivant, (fotografati nel bagliore pittorico “in prestito” da Caravaggio e Mantegna) gli amanti perfetti e atemporali, custodi di quel sentimento immortale, cantato da Marlowe, loro mentore e amico fraterno, i cui versi di eterna beltà, seppur vergati da altra firma, mai perderanno –come loro – forza e limpidezza.
Ma l’eternità ha il suo prezzo e per sopravvivere non resta che pagarne il tributo (di sangue), per sancire il perpetuo ritorno.

Trama

Adam ed Eve sono spostati da secoli. Lui vive a Detroit, lei a Tangeri. Si ricongiungono e, insieme, cercano di sopravvivere in modo incruento alla loro condizione di vampiri. Ma in un mondo sempre più corrotto, dove gli umani sono sempre più zombie restare vivi si fa sempre più difficile.


di Eleonora Saracino
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