Pier Paolo Pasolini e La ragione di un sogno

“A volte ci si dimentica delle persone che si amano: io credo, invece, che non bisogna mai separarsi da nessuno. Vedere, ancora oggi, il volto di Pier Paolo è sapere con certezza della sua generosità, del suo coraggio, della sua necessità di farsi capire. Direi di più: di farsi amare… Ma questo era più difficile!”
Così Laura Betti, in conferenza stampa, ha presentato il suo bel film Pier Paolo Pasolini e la ragione di un sogno.
L’idea alla base della pellicola, come ha spiegato ancora la stessa Betti, è quella di sentire risuonare le parole lucide e profetiche di Pasolini in mezzo agli orrori attuali.
In effetti, la figura del tormentato intellettuale ed artista friulano appare qui in tutta la sua forza e sorprendente capacità di offrire, se non risposte, certamente stimoli e provocazioni a chiunque continui ad interrogarsi onestamente sulla realtà, individuale e sociale. In questo senso, la sequenza del funerale, posta non alla fine ma al centro del film, testimonia, simbolicamente, come Pasolini sia tuttora una figura viva e attuale, capace di parlare agli occhi e al cuore degli spettatori di buona volontà.
Un film, dunque, non solo intenso e poetico, ma necessario affinchè lo scrittore e cineasta non venga relegato nell’invisibilità ma, con le sue profonde intuizioni, contribuisca alla presa di coscienza e all’assunzione di responsabilità di ciascuno di fronte a se stesso e alla realtà intera.
“Quando sono depressa, penso a ciò che avrebbe fatto lui, al mio posto: sarebbe andato a cercare qualcosa di vitale. Il sole.” – ha detto Laura Betti. E ha ricordato come, nonostante la sua sia stata una delle vite più tragiche possibili, senza coperture di alcun tipo, anche politiche (“Il PCI lo prendeva, lo piantava…”), Pasolini non abbia mai perso la voglia di ridere. E di vivere. “Il suicidio non lo ha mai riguardato: per questo, non amava Pavese…” – ha concluso Laura Betti, ribadendo l’amore del poeta corsaro per il deserto e per il sole.
Ed è proprio nel sole della sua poesia che, nel finale del film, come ha scritto Enzo Siciliano, Pasolini, sfuggendo “alla lercia discarica che invano lo circonda e vorrebbe inghiottirlo”, sparisce. Non senza aver lasciato allo spettatore il compito di interrogarsi sulla “stupenda e straziante bellezza della natura”, nonché di vivere. Nonostante tutto!
di Mariella Cruciani