Lino Micciché – Patrie visioni – Saggi sul cinema italiano 1930 – 1980

La Biennale di Venezia e la Settimana Internazionale della Critica hanno presentato, all’interno della 67 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, il libro di Lino Micciché, “Patrie visioni”, edito da Marsilio, in collaborazione con la Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro. Il volume, pubblicato in occasione della 46° Mostra del Nuovo Cinema e della 25° Settimana Internazionale della Critica di Venezia che fu proprio Micciché, nel 1984, a fondare, è a cura di Giorgio Tinazzi e Bruno Torri. L’incontro è stato aperto dal Presidente della Biennale Paolo Baratta, il quale si è detto “contento di partecipare ad un omaggio ad un Presidente di Biennale, Micciché stesso,che non è stato dimenticato e che, dirigendo Venezia in un anno di transizione, è stato capace di prendere in mano le sorti dell’organizzazione e di aggiungere una dotazione qualificante”.

È stata, poi, la volta di Bruno Torri, Presidente del Sindacato Critici Cinematografici, che ha spiegato come il libro, pur nascendo da una duplice occasione, abbia una validità culturale forte e si giustifiche da sé: i dieci saggi di Micciché raccolti in volume si riferiscono tutti al cinema italiano e, insieme, forniscono un profilo di 60 anni del cinema di casa nostra, dagli anni ’30 a tutti gli anni ’80, anche se alcune fasi di tale storia sono esaminate più ampiamente e altre più rapidamente. Si tratta di saggi nati in occasione di convegni organizzati, come iniziative collaterali, dalla Mostra di Pesaro e poi pubblicati in libri collettanei: sono, dunque, saggi frutto di Micciché critico ma anche operatore culturale. Torri ha ricordato Micciché come “critico totale” cioè come intellettuale impegnato su diversi fronti: critico dell’ “Avanti!”, Presidente del SNCCI, della Biennale di Venezia, della Scuola Nazionale di Cinema, autore di saggi e di libri, professore ordinario di Storia e Critica del Cinema, solo per fermarsi alle attività di maggiore rilevanza. La sua azione nei vari campi operativi  si è sempre manifestata sotto il segno dell’unità nel senso che in essa era sempre ravvisabile la stessa idea di cinema, la stessa tensione etica, lo stesso indirizzo ideologico-politico: questo spaziare in  più ambiti rende la figura di Micciché pressochè unica, essendo pochi gli intellettuali capaci di essere presenti nella realtà come lo è stato lui. Anche il regista Francesco Maselli, riprendendo il filo del discorso di Torri, ha ribadito il carattere da “umanista” di Micciché, il suo essere interessato a tutte le discipline, dalla musica alla filosofia, dalla letteratura alla storia.

Ha affermato, inoltre, che la sua poliedricità ha svolto una funzione importante: ha contribuito a “trasportare la carica eversiva del movimento studentesco del ’68 e l’ha canalizzata in un movimento riformatore, senza che perdesse la carica energica, radicale.” La tragedia – ha concluso – è che oggi non ci sono più grandi intellettuali come lui, critici con un raggio di conoscenza interpretativa così ampia ! E’, infine, intervenuta Laura Buffoni, critico cinematografico e studentessa di Micciché del quale ha ricordato il metodo di lavoro: “Costruiva le sue lezioni con un metodo tripartito: le prime lezioni erano sul contesto, poi si partiva dall’analisi del testo e, alla fine, si arrivava all’interpretazione. Era un’educazione dello sguardo che voleva, anzitutto, cogliere il “nuovo”, come ha fatto anche con la Mostra di Pesaro”. E’ seguito un vivace dibattito a cui ha partecipato, tra gli altri, Ugo Gregoretti, che ha raccontato aneddoti ed episodi personali, evidenziando come il suo rapporto con Micciché fosse più “politico” che “professionale”. La giornata in ricordo di Micciché, come la pubblicazione di “Patrie visioni”, è stata, per citare ancora Torri, “non tanto un atto di riconoscenza nei suoi confronti”, quanto “il desiderio di riaffermarne il magistero”.

Mariella Cruciani

Scheda Libro

Quella di Lino Micciché appare ancora oggi, a sei anni dalla sua scomparsa, una figura chiave nell’ambito dell’evoluzione della critica cinematografica per quel che riguarda gli aspetti teorici (del fare critica), i risvolti  legati alla sua attività di operatore culturale e anche le applicazioni giornalistiche del lavoro sul campo.
Si, perché Micciché ha ricoperto ruoli di responsabilità (Presidenza della Biennale di Venezia e della Scuola Nazionale di Cinema – Centro Sperimentale di Cinematografia), è stato docente presso le Università di Trieste, Siena, Parigi e Roma, nonché critico per molti anni de L’Avanti (prima del suo distacco per dissensi politici)  e per il TG3 (con corrispondenze dai maggiori festival internazionali) e direttore di testate come CineCritica, La scena e lo schermo e Bianco & Nero.

Lino Micciché è stato anche però fondatore (e direttore artistico) della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro e Presidente del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI. È stato, dunque, un critico (ma anche uno storico della settima arte) a tutto tondo, un intellettuale sempre attivo e capace di creare realtà culturali che hanno rappresentato dei punti di passaggio centrali per l’ambiente cinematografico italiano e non solo. In tal senso, va ricordato che sotto la presidenza Miccichè del SNCCI fu varata, nell’ormai lontano 1984, la prima edizione della Settimana Internazionale della Critica – SIC, manifestazione che nel 2010 raggiunge il suo venticinquesimo appuntamento (nell’ambito della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia).

Proprio la SIC, insieme alla Mostra Internazionale del Nuovo Cinema, rende omaggio a questo significativo uomo di cultura, che molto ha scritto sul cinema, e in particolare sulla produzione italiana, con la pubblicazione di un libro (Marsilio, per Pesaro Film Festival). Il volume in questione si intitola  Patrie visioni – Saggi sul cinema italiano 1930 – 1980. L’opera editoriale, curata da Bruno Torri e Giorgio Tinazzi, è composta da dieci saggi teorici elaborati da Miccichè per testi collettanei basati sulla pubblicazione delle relazioni tenute nell’ambito di convegni e incontri organizzati all’interno del programma del Festival Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro.

Esce fuori dalla lettura di questa raccolta di scritti, l’immagine di uno studioso in grado di sviluppare il proprio percorso professionale attraverso una pratica concreta della critica molto ampia, lungimirante, dotata di un respiro che faceva emergere le sue innumerevoli competenze. Proprio per tale motivo è possibile sostenere come l’approccio di Micciché fosse “multiplo, interdisciplinare”, un approccio che “porta in gioco tutto il suo retroterra formativo e culturale che comprende, unitamente alle specificità cinematografiche, discipline diverse e diversi linguaggi artistici…”. A tal proposito, sostiene Bruno Torri nella premessa da lui firmata come nel lavoro Micciché si avvertissero le sue assidue frequentazioni “che trascendevano l’ambito circoscritto dell’espressione filmica per perlustrare altri territori più o meno confinanti”.
Da notare infine che i saggi di Lino Micciché sono preceduti da un’introduzione scritta da Giorgio Tinazzi intitolata, in modo del tutto appropriato, “L’attenzione al nuovo”.

Titolo: Patrie visioni / Sottotitolo: Saggi sul cinema italiano 1930 – 1980 / Autore: Lino Miccichè / Cura: Bruno Torri, Giorgio Tinazzi / Editore: Marsilio / Collana: Quaderni della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema / Anno: 2010 / Pagine: 315 /


di Mariella Cruciani
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