Incontro con Jacques Audiard – 58 Semana International de Cine Valladolid

Jacques Audiard assieme al  co-sceneggiatore degli ultimi suoi due film, Thomas Bidegain, è stato autentico animatore della giornata inaugurale del SEMINCI di Valladolid giunta alla cinquantottesima edizione. Sul palco del Teatro Calderon ha detto: “Devo iniziare ad abituarmi a venire a Valladolid tutti gli anni”.
Lo scorso anno il suo De rouille et d’os (Un sapore di ruggine e ossa, 2012) ha ottenuto il premio quale migliore direttore, migliore attore protagonista, migliore sceneggiatura scritta assieme a Bidegain quest’anno anche membro della giuria ufficiale.

Immancabile feltro sulla testa (“Inizialmente lo usavo per coprire l’incipiente calvizie, ora fa parte di me stesso”), occhiali da sole, barba apparentemente poco curata chiamato sul palcoscenico per ricevere la Spiga d’Oro è giunto correndo e ha detto: “Questo per chi mi crede vecchio”. Ricevendo il premio, con ironia ha aggiunto che “se con soli sei film diretti ho ottenuto il premio alla carriera, tra quindici anni me ne dovrete assegnare un altro”

Si può permettere di scherzare perché per lui parlano le oltre venti sceneggiature scritte, i vari montaggi da lui seguiti per film del livello de L’inquilino del terzo piano (Le locataire, 1976) di Roman Polanski, ma anche la sua limitata attività si attore e le altre mille cose nell’ambito del cinema.Ha sostenuto: “Dedico questo premio al Cinema Spagnolo, uno dei più creativi…dopo quello francese. Te quiero, Pedro Almodovar)”.

Ecco alcuni dei quesiti che gli sono stati rivolti durante l’incontro svoltosi nell’ambito della 58 Semana Internacional de Cine di Valladolid.

Qual è il suo rapporto col cinema, quando ha scoperto di amarlo?

Amarlo forse nemmeno ora. Intendiamoci, è un mondo che amo e in cui mi sento a mio completo agio, ma se non avessi avuto tutta la famiglia che se ne occupava, forse avrei fatto un altro mestiere: è stata una scelta pressoché obbligata altrimenti sarei stato davvero la pecora nera. Un collaboratore di mio padre mi ha ricordato che quando avevo quattordici anni ho detto che mi sarei dedicato al cinema se non fossi riuscito in niente altro. La mia vera vocazione era la letteratura e l’insegnamento ma ho dovuto lottare, e ho perso, coi miei familiari che mi hanno inculcato questo dolce morbo.

Nella presentazione del Festival, il Direttore artistico ha parlato della crisi del cinema in Spagna a causa di tassazioni e regole che lo uccidono. Che ne pensa?

Il cinema sta mutando, la distribuzione sarà sempre più difficile perché meno gente va al cinema. Tutto sarà diverso ma non per questo il cinema sarà destinato a morire. Cambiano le regole ma c’è ancora possibilità di ulteriori positivi sviluppi artistici. In Francia una parte del biglietto, compreso quelli dei film da multiplex, finisce in un fondo che finanzia la produzione senza toccare fondi istituzionali. Potrebbe essere fattibile, credo, anche per altri paesi. Aggiunge Bidegain che “non c’è nessuna crisi per i film che non rappresentano il mondo reale, come quelli della Marvel, il problema è per coloro che cercano di riflettere il nostro mondo attraverso il cinema, un compito che spesso è unicamente in carico  al cinema d’autore.”

Conferma che il cinema per Lei non è stata all’inizio una vocazione?

Certo, ma poi è un mondo magico che ti prende: non avrei una ragione al mattino di svegliarmi se non avessi da fare, pensare, parlare, gioire, arrabbiarmi davanti alla magia di questo amico\nemico.

Nelle sue regie si nota un notevole sviluppo creativo unito ad una perfetta conoscenza del mezzo cinematografico. E’ voluto e cercato o è una sua evoluzione naturale?

Da ogni film che ho realizzato ho imparato qualcosa di importante. Dopo avere realizzato Regarde les hommes tomber (1994), il mio debutto alla regia , avevo chiaro in testa che non ne avrei più realizzati: la sparatoria non mi piaceva, la ritenevo completamente sbagliata. Tutto è cambiato dopo aver deciso di dirigere Un héros très discret, con il quale avevo provato una libertà incredibile. A quel tempo scrivevo meticolosamente la sceneggiatura, delineavo le scene, le inquadrature degli attori erano moto dirette perché volevo che tutto corrispondesse esattamente con quello che avevo in mente. A cominciare dal mio terzo film, Sulle mie labbra (Sur mes lèvres, 2001) ho avuto la rivelazione opposta,  e da allora ho sempre avuto il desiderio di improvvisare e se lo script mi sembra funzionare perfettamente, inizio a preoccuparmi.

Quando dirige film, la sceneggiatura la scrive sempre lei e da fiducia a suoi colleghi con cui divide onori e oneri della scrittura. Questo è il secondo film con Thomas Bidegain e due sempre ottimi li ha scritti con Tonino Benacquista di cui Luc Besson ha portato sullo schermo Malavita appena uscito in Italia col titolo Cose nostre – Malavita (The Family, 2013). È contento di queste due collaborazioni?

Thomas lo ho ora qui al mio fianco e, quindi, devo dire di sì anche se…lo penso davvero. Benacquista è eclettico, scrive romanzi, testi di fumetti e mille altre cose; anche con lui mi sono divertito e ho avuto una collaborazione perfetta.

Qual è il momento più difficile della scrittura di un film?

A questa domanda risponde Thomas Bidegain che ha spiegato il metodo di lavoro che di solito seguono e dice che “più complicato è l’inizio”. Hai bisogno di trovare uno spunto vincente perche, aggiunge Audiard “è molto difficile avere un’idea che piaccia ad entrambi, che possa funzionare, che sia fattibile.” Bidegain aggiunge che “In primo luogo bisogna pensare al film che si desidera fare e solo in un secondo tempo ci si preoccupa della sceneggiatura”.

In tutti i suoi film c’è un punto in cui l’immagine è totalmente oscurata per far risaltare un unico dettaglio, è un po’ una sua firma…

Sì, è un piccolo effetto che chiamo ‘La Mano Negra’ che ho iniziato ad utilizzare nei miei primi film in super 8 e che ora uso spesso; è un effetto speciale utile per fare da contrappasso all’eccessivo numero di immagini, troppe luci, troppo campo, alle inquadrature troppo aperte. È legato al mio rapporto morboso che ho con le immagini.”

In questo periodo lei sta studiando la possibilità di realizza film di vario argomento. Pensa a brevi di svilupparne uno?

Sto scrivendo un western, sto seguendo un altro progetto e ho sempre voluto fare un musica, ma ancora niente di realmente deciso. Comunque, il più probabile sarà il western dove vorrei usare anche attori spagnoli.


di Redazione
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