Il progetto maledetto di Fellini, Il viaggio di G. Mastorna, esce in Francia a vent’anni dalla morte

A metà degli Anni Sessanta, all’apice della maturità creativa, Federico Fellini sente il bisogno di allargare i suoi orizzonti. Ha raccontato da par suo la provincia romagnola, Roma, il mondo del cinema (I vitelloni, La dolce vita, Otto e mezzo): ora, superando se stesso, decide di… partire per l’Aldilà, nientemeno. Mentre scrive Il viaggio di G. Mastorna (il soggetto è suo) si rende conto che quest’allucinante storia di un altro mondo, il soggetto più spericolato della sua carriera, potrebbe non vedere la luce?

Il Mastorna precede di tre anni 2001 Odissea nello spazio; a differenza però di Kubrick, più che lo spazio cosmico a Fellini il visionario interessa esplorare lo “spazio interiore”, il destino umano dell’uomo dopo la morte; nessun regista aveva mai osato affrontare questo tema al cinema.

La visione felliniana dell’Aldilà non è quella “trascendentale” della Divina Commedia : quello di Fellini è un Aldilà realistico, “immanente”, visto con l’occhio di un laico. Coraggiosa, inquietante Odissea moderna, Il viaggio di G. Mastorna è una “Commedia” (drammatica) profondamente “Umana”.

Partendo dal presupposto che l’Aldilà rischia di rivelarsi un “bordello” come l’Aldiquà, a 45 anni Federico prova a immaginare cosa potrebbe accadere a un essere umano che – dopo un grave incidente –  si trova catapultato in una sorta di Limbo opaco, desolato, popolato di fantasmi. Privo di punti di riferimento, senza un’identità, sempre più disperato, il nostro disperso ha una sola ossessione, partire. Ma per dove? Nessuno sa o vuole indicargli una destinazione. Per il Fu G. Mastorna la traversata del Purgatorio sarà terribilmente dolorosa…

Il Viaggio trabocca di incontri, situazioni, invenzioni sorprendenti. Uscito indenne da un labirintico quartiere-formicaio composto solo di centinaia di templi di tutte le confessioni,  M. osserva inebetito un gruppo di neo-trapassati gettarsi per gioco nel vuoto da un grattacielo per festeggiare il fatto di “non poter più morire”. Invitato ad una Solenne Premiazione, che poi si trasforma in una caricatura del Giudizio Universale, M. si ribella, chiama addirittura in causa il Creatore accusandolo di essere un pasticcione confusionario. Appena sfuggito a una banda di monatti (caricano su carri bestiame le vittime di una strana febbre, il Sonno Eterno) si trova prigioniero dei propri Avi, riuniti al gran completo nella  casa paterna decisi a processarlo…

Purtroppo questo soggetto, geniale quanto sfortunato, rimarrà allo stadio di sceneggiatura; il film non si farà, ma esiste un copione, il racconto del film. Scarsamente conosciuto in Italia, era rimasto inedito in Francia. Su mia proposta, un battagliero editore parigino (“Sonatine”) l’ha finalmente pubblicato in questi giorni, nel ventennale della scomparsa dell’autore (31 ottobre 1993). Due altri libri francesi accompagnano l’uscita di Le voyage de G. Mastorna : una biografia su Giulietta Masina, e un bell’album illustrato dal titolo sfizioso: E Fellini fondò Roma. Decisamente “Fellini est de retour”.

Scritte in un linguaggio raffinato, squisitamente visivo – Fellini si conferma qui uno scrittore di razza -, le 120 pagine del Mastorna si divorano d’un fiato come un geniale thriller metafisico, tra Il Fu Mattia Pascal (Pirandello) e Il processo (Kafka); il lettore ha davvero l’impressione di “vedere un film”. Questo Viaggio allucinante ci lascia dentro però un profondo senso di liberazione (dalla “grande paura”), un’irresistibile voglia di vivere. “È vita anche la morte” ipotizza Fellini; come dire «…e quindi uscimmo a riveder le stelle». Ha ragione “Le Figaro” a scrivere: «Questo memorabile film-racconto di “fantascienza della coscienza” fa parte delle rare opere veramente indispensabili, che ci aiutano a vivere».

L’uscita del Mastorna è stata accolta in Francia come un autentico evento. «Questo romanzo di un film non girato compendia tutta l’arte poetica di Fellini; leggendolo è come se vedessimo davvero il suo miglior film» (“Le Nouvel Observateur”). Il prestigioso settimanale ha dedicato al Mastorna ben tre pagine.

«Ai tanti momenti esaltanti che il mago Fellini ci ha dato in passato mancava solo questo formidabile capitolo inedito…Mi domando se il Mastorna non sia la miglior critica mai scritta alla Commedia di Dante!» (“Le Magazine Littéraire”). (Accogliendo la provocazione, non sarebbe una brutta idea presentare nei licei il Viaggio felliniano nell’Aldilà come un complemento laico al Poema Sacro.)

«Dietro le parole salta agli occhi la straordinaria ricchezza di immagini. Siamo spettatori di un gran film invisibile» (“Livres Hebdo”). «Un emozionante capolavoro incompiuto… uscito dal limbo» (“Journal du dimanche”). «Lo spettrale film-racconto di Fellini non ha perso nulla del suo grandioso potere di seduzione» (“Les Inrockuptibles”). «I limbi felliniani sono riconoscibili come i corridoi kafkiani. Questo Viaggio si  divora come un grandioso romanzo » (“L’Humanité”)…

Stranamente questo “grandioso romanzo” che i francesi ci invidiano resta in Italia ancora da riscoprire, a vent’anni dalla scomparsa dell’autore. Quando ci accorgeremo che Fellini è un pò il nostro Shakespeare?


di Aldo Tassone
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