Un ricordo di Vittorio Boarini

Un ritratto di Vittorio Boarini, ideatore e fondatore della Cineteca di Bologna, nelle parole di Luisa Ceretto.

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È scomparso il 30 ottobre Vittorio Boarini, ideatore e fondatore della Cineteca di Bologna, appassionato studioso e critico cinematografico. Proponiamo un ricordo di Luisa Ceretto, critica cinematografica, programmatrice in Cineteca e fiduciaria del SNCCI per il gruppo Emilia-Romagna e Marche.

Vittorio Boarini se n’è andato nella notte, a pochi giorni dal compimento del suo ottantaseiesimo compleanno: una grande perdita, non solo per Bologna, ma per il mondo della cultura italiana. Figura di primo piano come intellettuale, è stato critico d’arte, giornalista, storico del cinema, una tra le personalità più importanti per il capoluogo emiliano, per la promozione e la salvaguardia della settima arte, per aver dato vita a un’istituzione prestigiosa come la Cineteca, riconosciuta e stimata a livello internazionale. “Senza Vittorio, Bologna non avrebbe mai avuto una cineteca e il vuoto che lascia, umano e intellettuale, è enorme”, sono le parole di Marco Bellocchio e di Gian Luca Farinelli, presidente e direttore dell’istituzione. Laureatosi in Scienze Politiche all’Università Cesare Alfieri di Firenze nel 1961, Vittorio Boarini assume la direzione del settore cultura del Comune di Bologna, partecipando all’ideazione e costituzione della Commissione Cinema, voluta dall’assessore Renato Zangheri, da cui nel 1974 nasce la Cineteca Comunale, che dirigerà fino al 2000. Nel 1969 ha assunto la direzione della Mostra Internazionale del Cinema Libero a Porretta Terme, in rottura con i festival più tradizionali, tesa a favorire la promozione di un cinema autoriale e indipendente. Trasferitasi a Bologna, la manifestazione porrettana confluirà nel “Cinema Ritrovato” – giunto lo scorso luglio alla sua trentacinquesima edizione -, che si svolge per la prima volta nel dicembre 1986, con la presentazione di cinque giornate sulla conservazione delle pellicole cinematografiche. In collaborazione con la Biennale di Venezia e altre istituzioni bolognesi, nel 1983 prende il via “L’immagine Elettronica”, evento dedicato alle nuove tecnologie, di cui Boarini sarà alla guida per nove anni. Nel frattempo, grazie anche al suo crescente impegno sulla conservazione e per aver dato vita al laboratorio di restauro dei film, l’”Immagine Ritrovata”, Boarini diviene uno dei dirigenti della Federazione Internazionale degli Archivi dei Film (F.I.A.F.), di cui per l’attività svolta la Cineteca è entrata a far parte. Nel 1995, in occasione delle celebrazioni del centenario della settima arte, riceve un’importante onorificenza dal Presidente della Repubblica. Tre anni dopo, il governo francese lo nomina “Chevalier de l’ordre des Arts et des Lettres”. Lasciata la direzione della Cineteca per raggiunti limiti di età, Vittorio Boarini assume nel 2001 la direzione della Fondazione Fellini di Rimini, per la quale dirige per nove anni “Fellini Amarcord”, una rivista di studi felliniani. Docente universitario, Vittorio ha insegnato dal 2000 al 2007 presso l’Università di Bologna (D.A.M.S.) Cinematografia documentaria e sperimentale, e successivamente presso la Facoltà di Economia un corso sul Cinema come bene culturale. Nella seconda metà degli anni Ottanta ha tenuto una rubrica settimanale sulle pagine regionali de “La Repubblica”. Intensa la sua attività editoriale, è autore di numerosi saggi sul cinema, ha curato insieme a Tullio Kezich la pubblicazione del Libro dei sogni di Federico Fellini e Il libro dei film (2009). Assiduo collaboratore di “Cinecritica” e di “Carte di Cinema”, recentemente ha curato diverse rassegne cinematografiche per la Galleria De Foscherari (Bologna) sul cinema e le avanguardie artistiche, continuando a frequentare festival e manifestazioni cinematografiche.

Nella sua infaticabile attività di studioso della settima arte, improntata a una passione incondizionata per il cinema e a una curiosità intellettuale verso tutto ciò che lo riguardava, Vittorio Boarini aveva un’innata gentilezza con tutti, sapeva accogliere amabilmente personalità cinematografiche e rivolgersi allo stesso modo a dipendenti, collaboratori e stagisti, facendoli sentire parte di un progetto comune. Ricordo cene private in compagnia di registi, una volta con Claude Sautet e la moglie, in cui in qualità di ospite sapeva animare la serata con gustosi racconti, ma anche in ristoranti bolognesi, in cui vedendolo al tavolo, personalità cittadine si fermavano a salutarlo e a conversare con lui e i suoi commensali. Ne conserverò vivo il ricordo, con affetto e stima. Ciao Vittorio.


di Luisa Ceretto
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