Letterati al cinema 2 – Convegno Padova

Si è svolto a Padova, il 15 novembre 2002, un convegno dal titolo Letterati al cinema 2, organizzato dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani e dall’Università di Padova, con la collaborazione della Regione Veneto. L’iniziativa fa seguito a quella analoga che ha avuto luogo, sempre a Padova, lo scorso anno, e i cui atti sono pubblicati, anche con l’apporto del SNCCI, in un numero speciale della rivista “Studi novecenteschi”. Suddiviso in due parti, il convegno si è basato, al mattino, su sei relazioni che hanno illustrato l’attività di critico cinematografico di altrettanti letterati. Queste relazioni sono state tenute da Saveria Chemotti (Giuseppe Berto e lo “spettatore medio”), Orio Caldiron (Tito A. Spagnol, Roma-Hollywood, andata e ritorno), Guido Santato (Pasolini interprete del proprio cinema) Sebastiano Gesù (Vitaliano Brancati critico cinematografico), Paolo Leoncini (Etica e visività nel Cecchi critico cinematografico), Andrea Martini (Giuseppe Marotta, un anticritico alla fiera del cinema).

Nel pomeriggio si è svolta, invece, una Tavola rotonda, coordinata da Bruno Torri, cui hanno partecipato Cesare De Michelis, Daniele Del Giudice, Emidio Greco, Carlo Lizzani e Giorgio Tinazzi. La discussione, sempre centrata sul tema “letterati al cinema”, proprio per meglio focalizzare l’argomento, ha finito per allargarsi ai più generali rapporti tra il cinema e la letteratura, investendo anche il diverso statuto che queste due forme espressive hanno avuto, durante il Novecento, nell’ambito della Modernità e dell’Industria culturale. In questa prospettiva storica, sono state analizzate le diverse motivazioni che hanno spinto tanti letterati a occuparsi di cinema e, più specificamente, a svolgere l’attività di critico cinematografico. Tra queste motivazioni sono state ritenute prevalenti – assieme alla possibilità di ottenere vantaggi economici – l’opportunità di rivolgersi a un pubblico più vasto, lo stimolo a confrontarsi con una forma d’espressione nuova, molto popolare e molto innervata nella dimensione sociale, il gusto di ri-raccontare e commentare delle storie raccontate da altri con un altro linguaggio.

Nel corso della discussione è stato anche sollevato il problema dell’eventuale influenza esercitata sugli scrittori, ovvero, sulla loro attività letteraria, dalla frequentazione dei film e dalla pratica della critica cinematografica. Così come, per altro verso, è stata posta la questione del reale contributo dato dai letterati alla cultura cinematografica, ipotizzando che questo contributo sia consistito principalmente nel saper scorgere e valutare, più che le peculiarità del linguaggio e dell’arte filmica, i nessi intercorrenti tra il cinema stesso e i suoi momenti eteronomi, come le fonti ispirative esterne, i rapporti con le altre arti, il contesto politico e sociale.


di Mario Fortezza
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