France Odeon 2024: una panoramica
Ignazio Senatore ci accompagna all'interno della sedicesima edizione di France Odeon.
Ha chiuso i battenti la 16esima edizione di France Odeon, per la direzione artistica di Francesco Ranieri Martinotti. Un bagno di folla ha salutato la proiezione di pellicole, tutte da una pregevole fattura stilistica e arricchite dalle splendide interpretazioni di attori in gran spolvero.
Tra quelli proiettati, innanzitutto, va segnalato Pere et fils, film incredibilmente mai giunto in Italia, che segna l’ultima interpretazione di Philippe Noiret. In questa commedia travolgente ed esilarante, diretta dal regista franco-tunisino Michel Boujenah, l’attore parigino, rimasto vedovo, è angustiato perché i tre figli non si parlano da anni. Per riunirli e vederli finalmente felici, finge che dovrà sottoporsi a una delicatissima operazione al cuore. I figli si inteneriscono e, seppur controvoglia, accettano di partire con lui per il Quebec e coronare il suo sogno di vedere le balene guizzare nel mare. Lungo il percorso i simpatici protagonisti si fronteggeranno, si rinfacceranno torti e affronti e dovranno fronteggiare mille imprevisti. Riuscirà l’irresistibile genitore nel ricompattare l’allegra famigliola?
Altra atmosfera si respira nello struggente Mon inseparable, per la regia di Anne- Sophie Bailly, all’esordio. Protagonisti Moma (Laura Calamy) e il figlio Joel (Charles Peccia-Galietto), un ragazzone con dei disturbi cognitivi. Sacrificando la propria vita e senza fare drammi, Mona ha accettato il suo doloroso destino e ha cresciuto da sola Joel. Il suo compagno, infatti, era fuggito via, dopo aver scoperto il deficit intellettivo di cui era affetto il figlio. Joel s’innamora di Ocèane, una ragazza fragile emotivamente, che frequenta, come lui, una struttura di riabilitazione, e la mette incinta. Joel e Océane, pur comprendendo le difficoltà nel crescere un figlio, sentono il bisogno di svincolarsi dai loro genitori e diventare adulti. Felicissimi all’idea di diventare genitori, sul finale, coronano il loro sogno e vanno a vivere insieme. In questo film palpitante, con pochi tocchi, la regista punta la mdp su Moma, una madre calda e iperprotettiva che vorrebbe continuare a proteggere il figlio ma, contemporaneamente, sente esplodere dentro di lei la voglia di vivere, senza legacci, la storia d’amore con un uomo, conosciuto da poco, di cui si è invaghita.
Vincent Lindon, ospite d’onore di questa edizione del festival, protagonista del toccante Le choix di Gilles Bourdos, è Joseph Cross, l’ingegnere responsabile di un gigantesco cantiere che l’indomani è sul punto di costruire una torre di settantacinque piani. Prima dell’immensa colata di cemento, che vede coinvolti un centinaio di camion e una marea di operai Joseph dovrebbe controllare i pozzi, chiamare la gendarmeria per bloccare alcune strade e ottenere altre autorizzazioni. Dopo aver ricevuto una telefonata, d’improvviso, in piena notte, abbandona il cantiere, sale in auto e si dirige in un ospedale che è a due ore di distanza.Cosa lo spinge a mandare a monte la sua vita? Eppure è consapevole che rischia di mandare in fumo la sua carriera professionale, che sta deludendo i figli, che lo attendevano per vedere insieme un’importante partite di calcio e, soprattutto, che è giunto il momento di confidare alla moglie uno scottante segreto, si dirige in ospedale Un Lindon monumentale è l’unico interprete del film che si svolge difatti nella sua auto e che lo mostra, mentre guida, a dare indicazioni a Damien, il suo assistente, a parlare di calcio con i figli e a cercare di spiegare cosa sta accadendo alla moglie.
E’ toccante Mikado, diretto dalla regista Baya Kasmi. Protagonista è Mikado (Felix Moat), un’infanzia infelice alle spalle. Abbandonato dalla madre e spedito a vivere a casa di una coppia affidataria, ha subito negli anni torti e abusi. Incapace di controllare la propria rabbia, per punire i genitori affidatari, per telefono, ha preso l’abitudine di insultarli e minacciarli. Con Laetitia, la sua compagna, e assieme alla tenera Nuage e a un bambino vispo e tenerissimo, attraversano la Francia spostandosi e vivendo in un furgone. L’incontro con Vincent, un professore, rimasto vedovo di recente, sarà l’occasione per Nuage di guardarsi dentro e scoprire bisogni mai emersi prima. Mikado verrà condannato per il suo comportamento da stalker ma crescerà e affronterà, finalmente, con serenità, il futuro.
A chiudere il cerchio Le déluge, opera seconda di Gianluca Iodice. 1792. In piena Rivoluzione Francese, il re Luigi XVI (Guillame Canet) e la regina Maria Antonietta (Mèlanie Laurent), insieme ai due figli, sono incarcerati nella Tour du Temple. Nel narrare gli ultimi giorni dei regnanti, il regista napoletano compone un affresco mai oleografico, pregevole nei costumi e nell’ambientazione, all’interno del quale, si agitano i destini degli ultimi monarchi francesi. Iodice è attento nel non cadere nella trappola di descrivere i rivoluzionari come i cattivi di turno che, dopo anni di ingiustizie e soprusi, si vendicano in maniera cruenta e violenta, dei reali. Attento a mostrare un Luigi XVI disarmante ed emotivamente bloccato, gli contrappone Maria Antonietta, descritta come una donna orgogliosa e fiera.
di Ignazio Senatore