Tanna
In una società tribale del Pacifico meridionale, una ragazza, Wawa, si innamora di Dain, il nipote del capo tribù. Quando una guerra fra gruppi rivali si inasprisce, a sua insaputa Wawa viene promessa in sposa ad un altro uomo come parte di un accordo di pace. Così i due innamorati fuggono, rifiutando il destino già scelto per la ragazza. Dovranno però scegliere fra le ragioni del cuore e il futuro della loro tribù, mentre gli abitanti del villaggio lottano per preservare la loro cultura tradizionale anche a fronte di richieste di libertà individuale sempre più incalzanti.
“La sento, mi sta parlando”. Selin potrebbe avere 6 o 7 anni, gonnellina in paglia e sorriso contagioso. Quella “lei” di cui parla è il vulcano Yahul, che la sua tribù adora come una divinità. Dal suo ventre si emana dall’inizio dei tempi una legge che nessuno, al villaggio Yakel sull’Isola di Tanna nel cuore del Pacifico, osa trasgredire. Ad eccezione di due giovani, la sorella di Selin e il nipote del capo, che si amano. Costruito come una danza che trascende i generi del cinema, Tanna è un film sull’essenza della vita e dell’amore pronto a tutto pur di restare integro. Se la ricerca antropologico-etnografica dei due registi australiani è ineccepibile, il risultato del loro esordio in una pellicola di finzione ci allontana dall’esotismo, per entrare nell’intimità di un mondo che ci assomiglia più di quanto immaginiamo.
Martin Butler e Bentley Dean sono una coppia di documentaristi di successo. Nel 2009, Contact vince l’AFI Award come miglior documentario, il Prime Minister’s History Prize e i premi come miglior documentario assegnati dal Film Critics Circle of Australia e al Sidney Film Festival. Nel 2013 firmano First Footprints, un’importante serie sulla storia antica dell’Australia che è valsa loro il Walkley Award, l’ATOM Award e il NSW Premier’s History Prize. Tanna è il loro primo lungometraggio di finzione.
Tanna, La recensione di Mariella Cruciani
di Redazione