Limbunan – Fuori concorso

La sedicenne Ayesah viene promessa in sposa, suo malgrado, al figlio di una ricca e potente famiglia musulmana della zona, che non ha mai incontrato. A comunicarle seccamente la decisione è suo padre, uomo tutto d’un pezzo che ha appena preso una seconda moglie con profondo dispiacere della prima, Amina. Secondo i dettami della tradizione Maguindanao, la futura sposa dovrà trascorrere un mese intero da sola nella sua stanza, immersa nei lenti preparativi del matrimonio, dalla cura del corpo alla scelta dell’abito. Incaricata di prepararla all’evento è la zia Farida, che non si è mai sposata, mentre la sorellina Saripa, che ha solo 8 anni, si muove nella campagna e lungo il fiume, vivendo la sua infanzia con una libertà ormai negata alla maggiore. Intanto torna al villaggio, dopo una lunga assenza, il primo amore di Ayesah, Maguid.

Un film rituale ed enigmatico, abitato da figure femminili di grande bellezza e sottile disperazione, che vivono imprigionate in una tradizione ancestrale e apparentemente senza vie d’uscita. Lontano anni luce dall’universo violento e disturbante di un Brillante Mendoza, più vicino se mai ai ritmi narrativi di Lav Diaz, il giovane Mangansakan esprime in uno stile pacificato e contemplativo il dramma eterno della schiavitù della donna componendo un poema che appare come l’urlo silenzioso di un’intera nazione. Ayesah e le altre sono inserite per nascita in un gioco di ruoli dove tutto è già deciso.Unica ribelle la piccola Saripa, che non ha ancora raggiunto l’età “adulta”, e riesce dunque con la sua ingenuità a porre le domande che anche lo spettatore si pone. Sullo sfondo di questa elegia dove la preparazione alle nozze assume un respiro luttuoso, ci sono le violenze che hanno insanguinato la regione nel novembre 2009, quando nella città di Ampatuan 57 persone furono rapite e brutalmente assassinate perché sostenevano Esmael Mangudadatu, vice sindaco che sfidava il sindaco in carica Andal Ampatuan, Jr. Tra le vittime vi furono la moglie di Mangudadatu, due sorelle del candidato, 34 giornalisti, vari avvocati e tutti i testimoni oculari del rapimento. Un brillante esempio del nuovo cinema filippino, un’opera d’esordio presentata in prima internazionale.

Gutierrez Mangansakan II, nato nel 1976 in un periodo di guerra fra il governo filippino e i secessionisti musulmani, è fotografo, produttore, giornalista, scrittore e poeta, oltre che regista di documentari, tra cui House under the crescent moon (2002), vincitore del Cultural Center of the Philippines Prize for Independent Film and Video. Nato a Pagalungan, nella provincia di Maguindanao, nel Sud delle Filippine, è stato nominato Defender of Cultural Heritage nell’edizione 2005 del “Fookien Times Philippines Yearbook” per il suo impegno nella difesa dell’antica tradizione Maguindanao. Tra i suoi cortometraggi Tea with Salman Rushdie (2005).


di Redazione
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