Recensioni dal Sitges Film Festival 2022
I film del 55. Sitges Film Festival 2022 (Festival internazionale del cinema fantastico della Catalogna), recensiti da Renzo Fegatelli.
The Elderly
Oficial Fantàstic Competició
di Raúl Cerezo e Fernando González Gómez
Durata: 95. Anno: 2022. Produzione: Spagna.
Il film si apre con i titoli di testa sopra un dipinto di Francisco Goya, Le streghe, denominato anche Due vecchi che mangiano la minestra, estremi che ritroviamo anche nel racconto dei due registi, che da un dramma familiare descritto in modo lento ed equilibrato passa a scene di pura follia, in chiaro stile di film del terrore. E la cosa è adeguata al mondo di Sitges, dove l’anno scorso gli autori hanno presentato The Passenger, definita opera di terrore fantastico. Cionondimeno, non va trascurato il valore sociale del film, che denuncia la solitudine e l’isolamento degli anziani.
L’afa a Madrid, in un’estate rovente con la temperatura da record che sta per toccare i 50°, e due anziani in casa: lui a bocca in giù sul letto, lei in piedi dinanzi a uno specchio mentre ascolta un vecchio bolero trasmesso dalla radio. Ha l’aria assente, alienata. Si dirige con la levità di un fantasma verso il balcone, e poi il tonfo e un lago di sangue sull’acciottolato. Lui, Manuel, si alza stordito. Ha perso la moglie dopo cinquant’anni di matrimonio. Non mostra alcuna espressione, ma il suo silenzio è preoccupante. Ha già dato qualche segno di demenza senile, e il figlio, Mario, decide di accoglierlo in famiglia. L’anziano trasloca a malincuore. La nuora, Lena, seconda moglie del figlio, è isterica. Mario è disoccupato, la figlia adolescente, Naia, è l’unica che apprezza la presenza del nonno, e lo porta a passeggiare nel parco.
Il dramma sociale, descritto fin qui con toni quasi naturalistici, a parte alcune visioni terrifiche di Naia e l’apparizione sinistra di vecchi smarriti nelle scale del condominio, diventa un racconto del terrore con lo scontro tra Manuel e la nuora. Lei gli fa una doccia, ma lo tratta come un bambino, riceve uno schiaffo e reagisce colpendolo ripetutamente. La sera, l’anziano, che raramente aveva parlato, rifiuta la cena e sentenzia: «Morirai domani. Ti ucciderò domani». La seconda parte del film, quella dell’esplosione di follia che qui qualcuno ha definito “terrore geriatrico a Sitges”, va lasciata allo spettatore in sala. Va rilevato invece l’accenno degli autori al riscaldamento globale, e in particolare, l’attenzione agli anziani, seppure all’ombra di uno spettacolo di intrattenimento. Emerge l’alienazione degli anziani da parte della società, in un mondo dove non c’è più ascolto. Da un punto di vista tecnico, va notato, invece, l’impiego esagerato del sonoro nel sottolineare situazioni di spavento.
Smoking Causes Coughing
Oficial Fantàstic Competició
di Quentin Dupieux
Durata: 80’. Anno: 2022. Produzione: Francia.
Quentin Dupieux, regista, musicista, produttore discografico, è a Sitges con due film in concorso nella sezione ufficiale: Incroyable mais vrai e il suo recente e ultimo film, Fumer fait tousser. Praticamente di casa al festival, dove suoi film quali Wrong Cops, Rubber, Mandibules – Due uomini e una mosca sono stati entusiasticamente applauditi e premiati, quest’anno ha ricevuto la Macchina del tempo nell’Auditori dove il giorno prima Dario Argento è stato insignito del Golden Honorary Award 55 alla carriera.
Dal regista francese c’è da aspettarsi di tutto, e forse anche di più perché è imprevedibile, anticonformista, ribelle, con esplosioni di umorismo ora cinico, ora bizzarro, e con situazioni senza senso e soluzioni eccessive. Questa volta, apparentemente, sembra che non abbia molto da dire perché non si presenta con un racconto unitario, ma con una situazione stramba all’interno della quale sviluppa tre storie. Mette in scena una manciata di vendicatori, cinque personaggi tipo Power Rangers, dai nomi rivelatori: Benzene, Nicotina, Metanolo, Ammoniaca, Mercurio, che lottano contro una tartaruga gigante e che annientano col getto dei loro micidiali vapori. Osservati da un bambino che si era fermato a far pipì e dai suoi genitori, concedono gioiosamente il selfie richiesto, ma il capo dice al bambino che il fumo uccide e che suo padre, che sta fumando, non deve essere molto intelligente.
Quando il robot trasmette un messaggio del capo, Chef Didier, un topo marionetta, furbo e donnaiolo, apprendono che sono destinati ad una settimana in campagna per riposarsi e corroborare la loro intesa. Accanto a un falò sul lago, il racconto di due coppie in vacanza. Dopo una serata non molto brillante, una trova in un cassetto un casco datato 1930, che promette una vita migliore. Se lo infila e si trova a vivere una realtà parallela dentro i confini del casco. Sembra scoprire l’imbecillità degli amici e si domanda come abbia potuto sopportare il marito per dieci anni. Quando tenteranno di sfilargli il casco, avrà una reazione imprevedibile. Il secondo racconto è poco più di una constatazione: lo sbigottimento di una bambina che vede un pesce osservare timoroso lo scarico di rifiuti tossici sulle sponde del lago. Il terzo racconto viene fatto da un barracuda che hanno pescato nel lago e che stanno arrostendo alla griglia. Narra di un giovanotto che finisce coi piedi in una cippatrice e si rivolge alla zia per uscirne. La donna, però, non riesce a far funzionare la macchina. Del giovane resta soltanto la bocca parlante, che la donna decide comunque di portare a sua sorella che compie cinquantadue anni.
Il film, apertosi con la canzone di Serge Gainsbourg e Catherine Deneuve Dieu est un fumeur de Havanes, si chiude con la morte del ministro Lézardin, che aveva deciso di distruggere tutta l’umanità. I cinque volontari della Tobacco Force, ai quali era stata annunciata l’imminente fine, sorridono a questa insperata rinascita, ma riusciranno ad attuare i buoni propositi che si erano prefissi in punto di morte? E qui, un racconto che sembrava senza capo né coda suggerisce forse una morale?
The Roundup
Òrbita
di Lee Sang-yong
Durata: 106’. Anno: 2022. Produzione: Corea del Sud.
In un festival di genere, e per il cinema fantastico Sitges è il più importante dei cinque continenti, c’è spazio per il fantasy, l’horror, il thriller, l’animazione, la detective story e molte altre espressioni, inclusa la commedia con sfumature di giallo e il poliziesco intriso di humour. The Roundup, secondo film di Lee Sang-yong, che nel 2009 aveva girato 4th Period Mystery, appartiene a quest’ultimo genere, e grazie all’interpretazione di Don Lee, nel ruolo del detective Ma Seok-do, idolo dei fan sudcoreani fin dall’interpretazione di Train to Busan, ha segnato un record d’incassi ed è stato distribuito negli Usa e in Canada.
E niente a che vedere con Parasite di Bong Joon-ho, Palma d’oro a Cannes 2019. Siamo piuttosto a una sorta di cinema tra Bud Spencer e Er Monnezza, ma con un ritmo mozzafiato che manda l’adrenalina a cento. Considerato il seguito di un grande successo, The Outlaws del 2017, e tuttavia un racconto a sé stante, The Roundup mette in scena un problema della Corea del Sud che vede circa trecento criminali l’anno rifugiarsi in Vietnam dove non esiste un accordo di estradizione. E lì continuano le loro attività criminali, truffando turisti coreani e sequestrando uomini d’affari che spesso uccidono dopo aver incassato i soldi del riscatto.
Quando al distretto di polizia di Geumcheon giunge la notizia dal Vietnam che un noto criminale si è consegnato all’ambasciata chiedendo di essere rimpatriato, il capitano Jeon Il-man e il detective Ma Seok-do vengono inviati in Vietnam con la raccomandazione di non creare incidenti, essendo noto il comportamento manesco del detective. Ovviamente non sarà così, perché non si cambia atteggiamento da un giorno all’altro, ma i modi sbrigativi del poliziotto permetteranno di conoscere il motivo della resa del malvivente: vuole tornare in Corea per sottrarsi ai sicari di Kang Hae-sang, un criminale seriale che uccide ricchi personaggi sequestrati e li seppellisce per sviare le indagini. Essendo stato nella sua banda ed essendo scappato, inorridito dalla brutalità del capo, cerca rifugio nelle carceri coreane.
A Ho Chi Minh City i due agenti coreani non possono agire come poliziotti, ma avendo appreso che Kang ha ucciso e sepolto il figlio di un importante personaggio coreano, gli danno la caccia. E ci saranno scontri feroci, che indurranno il padre della vittima ad assoldare un gruppo di mercenari, che però verranno annientati. Kang insegue il padre della vittima in Corea, dove lo cattura e chiede un riscatto. Si tratta dell’atto finale dello scontro tra il brutale e feroce assassino e il detective Ma, un omone che usa soltanto le mani, ma con grande perizia e con l’aiuto del regista e di calibrati effetti sonori. Il ritmo mozzafiato regge dall’inizio alla fine, le scene, per quanto violente, sono mitigate da gag e battute divertenti, e gli spettatori esultano, appagati dalle botte che il detective rifila ai malviventi.
Nightsiren
Oficial Fantàstic Competició
di Tereza Nvotová
Durata: 106′. Anno: 2022. Produzione: Slovacchia, Repubblica Ceca.
Al suo secondo film, dopo il successo di Filthy, dramma sullo stupro che nel 2017 collezionò una ventina di premi in vari festival internazionali, la trentaquattrenne Tereza Nvotová, ex attrice slovacca diplomata alla FAMU di Praga, presenta a Sitges Nightsiren, miglior film al Concorso Cineasti del Presente del Festival di Locarno.
Charlotte, trent’anni, torna al villaggio di montagna che aveva lasciato due decenni prima. Era fuggita da una madre tirannica e violenta, ma in particolare in seguito a un incidente nel quale era morta Tamara, la sorella minore. Ne conserva ancora un senso di colpa che non l’ha mai abbandonata, ma ritorna dopo aver ricevuto una lettera del sindaco, che le comunica la morte della madre e che lei è l’unica erede della casa di famiglia. Scoprirà che l’abitazione è stata distrutta da un incendio, che il sindaco è assente e che gli impiegati comunali non sono al corrente della convocazione. E scoprirà anzitutto che sua madre era considerata una strega e che la stessa cosa pensano di lei. Respinta e insultata dai paesani, Charlotte viene accolta in una casa ai limiti del bosco da un’amica d’infanzia, Mira, che si occupa di erboristeria.
Questo non è che l’inizio di un film complesso, a volte complicato dall’uso di flashback e dall’interpretazione visiva di stati d’animo, con una regia che va dal naturalismo all’horror, con momenti di suspense che offrono sequenze da thriller. Suddiviso in sette capitoli, negli altri sei si scopre la gelosia di Helen, amica di Mira, la quale si sente messa da parte dall’arrivo di Charlotte. E in particolare l’oppressione esercitata dagli uomini sulle donne, espressione di un oscurantismo imperante in una valle dove sopravvivono ancora rituali medievali. Le donne non sembrano godere degli stessi diritti degli uomini, non hanno il loro potere né la loro libertà. E Charlotte è colpevole di essersi ribellata, di essere fuggita non accettando la “normalità” della società patriarcale. La sua rivolta coinvolge anche l’amica che la ospita, alla quale daranno fuoco alla casa. Saranno incolpate persino della scomparsa di due bambini che i paesani credono in loro possesso, e che probabilmente saranno scappati per sfuggire alle legnate e alle vessazioni quotidiane esercitate dai loro genitori.
Uno dei capitoli presenta un rave di una notte di mezza estate, nel quale le due ragazze conoscono l’unico uomo sensibile che resta dalla loro parte in quella che diventa una caccia alle streghe. Una rivelazione nel finale chiarirà alcune situazioni ma il racconto, scritto da Nvotová insieme con Barbora Námerová, resta enigmatico, seppure col valore di aver descritto, a volte in maniera brutale, il persistere del machismo nella società contemporanea. Da non dimenticare le tre interpreti, Natália Germáni (Charlotte), Eva Mores (Mira), Juliána Oľhová (Helen).