Pino
La recensione di Pino, di Francesco Lettieri, a cura di Francesco Parrino.
Pino Daniele è stato tante cose. Un cantautore, una rockstar, un’icona pop, ma anche un compagno di banco, un amico sincero, un marito, un padre e un napoletano. Un concentrato di italianità ammirato da Milano a Palermo che però fuggiva gli stereotipi, amava il verde della Toscana e il mare della sua Campagnia, e cercava ossigeno nei musicisti di tutto il mondo. Pino, di Francesco Lettieri, è il tentativo di raccontare tutto questo, partendo dalla sua musica, dalle sue canzoni, dai suoi esperimenti, fino ad arrivare a un inedito nascosto, una gemma preziosa che è espressione senza tempo dell’arte del cantautore napoletano. Lo trovate al cinema grazie a Lucky Red che ne cura la distribuzione in forma limitata dal 31 marzo fino al 2 aprile, e l’impressione, a caldo, è di non lasciarselo scappare.
Accompagnati da Federico Vacalebre, giornalista e critico musicale che si mette alla ricerca di quello che resta di Pino Daniele e dagli archivi della memoria del figlio Alessandro, Pino è un’immersione verticale nella vita del cantautore e uomo di cui Lettieri ci offre un ritratto intimo, sincero e toccante che parte dal privato e familiare per eleggersi infine a manifesto dell’artista a tutto tondo nell’intrecciarsi di testimonianze in voice-over e immagini di riferimento. Nel mezzo, i primi passi nella scena musicale napoletana, le collaborazioni con Tullio De Piscopo, James Senese e Massimo Troisi, gli inizi con i Batracomiomachia e il duetto con Eric Clapton, l’amicizia con Loredana Berté e le giacche di Björn Borg e le canzoni, i videoclip adattati nella Napoli di oggi, e tutti i colori e le sfaccettature di un artista in grado di raccontare la Napoli del passato, del presente e di quello che diventerà.
Perché dal 1977 di Terra Mia al 2012 di La grande madre, da Napule è al postumo Una parte di me, Pino Daniele non ha smesso di parlare e cantare dell’identità napoletana. Un cantante politico senza slogan. Un bluesman dallo straziante cuore black come quelli delle strade di New Orleans, dall’animo folk come solo i grandi cantori della storia americana, eppure dotato di quell’essenzialità tipica della napoletanità autentica nel parlare di emozioni e sentimenti, di meridione e di dignità degli ultimi, Il che ci porta al cuore di Pino. La certezza che è ancora con noi Pino Daniele. Anche se non più presente fisicamente, ogni ascolto di Je so’ pazzo e Yes I Know My Way, di Quando e Amore senza fine, non fa che propagarne la forza musicale mantenendone intatta la memoria. Una visione imprecindibile per chiunque ne abbia saputo apprezzare il genio nelle sue melodie irripetibili.

di Francesco Parrino