Napoli – New York
La recensione di Napoli-New York, di Gabriele Salvatores, a cura di Mariangela Di Natale.
Una favola di sentimenti, umanità e migrazione. Il sogno americano attraverso gli occhi dei ragazzi come visione salvifica. Napoli-New York di Gabriele Salvatores, nelle sale dal 21 novembre con 01 Distribution, tratto da un soggetto di Federico Fellini e Tullio Pinelli (ritrovato nel 2006 in un vecchio baule di scartoffie), è un film che guarda indietro negli anni Quaranta, ma attualissimo nelle tematiche. Un viaggio emozionante tra promesse e speranze, ambientato in una Napoli del dopoguerra dominata da macerie, povertà, diretto sapientemente da Salvatores facendo leva sulla generosità, l’amore per il prossimo e sulla commedia all’italiana.
I piccoli “scugnizzi” Carmine (Antonio Guerra) e Celestina (Dea Lanzaro) rimasti orfani, si imbarcano come clandestini sulla nave “Victory“ diretta in America, alla ricerca della sorella della bambina, Agnese (Anna Lucia Pierro) emigrata alcuni mesi prima. I due bambini come tanti emigranti italiani traversano l’Atlantico verso la Grande Mela (Ellis Island, simbolo di accoglienza per gli immigrati) in cerca di fortuna, metropoli sconosciuta che nonostante le loro aspettative scoprono non essere quella che si aspettavano. Ma c’è l’illusione, il sogno e la speranza, la ricerca di un futuro migliore, temi universali che risuonano ancora oggi.
Un’avventura on the road che ritrae uno spaccato storico e culturale, con lo stile della fiaba neorealista e il tocco felliniano, con uno sguardo al passato di un cinema che non c’è più. Un racconto di formazione avvincente e appassionante, dal tono sognante in cui il regista napoletano affronta non solo il tema dell’immigrazione ma soprattutto quello della solidarietà: “in un momento come quello in cui stiamo vivendo, pervaso da egoismo, indifferenza, diffidenza, rabbia e addirittura odio, mi sembrava bello fare un film che parlasse di solidarietà, accoglienza, sogni e speranze e in fin dei conti di amore”. Girato nell’estate del 2023 tra Trieste, gli studi di Cinecittà e Napoli, il ventunesimo lungometraggio di Gabriele Salvatores è una narrazione fantastica dal sapore antico, con uno sguardo rivolto al presente, una fotografia che incanta (di Diego Indraccolo) e che immerge lo spettatore dalle prime immagini, in un altro universo, quello del mondo dopo la guerra, che racconta l’Italia e l’America di ieri.
Nel set cinematografico, abilmente ricostruito con fantasia e creatività, fra scenografie artigianali e digitale, il regista premio Oscar è riuscito con maestria a ricostruire una Napoli del dopoguerra e la città di New York attraverso gli edifici del Porto Vecchio di Trieste come dei verosimili docks newyorchesi. Napoli – New York vede protagonista un superbo Pierfrancesco Favino, alla prima collaborazione con Gabriele Salvatores, nei panni di Domenico Garofalo, il capitano della nave, con baffi d’ordinanza e gelatina sui capelli, un uomo d’altri tempi che incarna le caratteristiche della commedia italiana classica. Accanto a lui i giovanissimi Dea Lanzaro (Celestina) e Antonio Guerra (Carmine), vere rivelazioni di quest’opera. A completare il cast anche Anna Ammirati (la moglie del capitano), Anna Lucia Pierro (la sorella della protagonista), Omar Benson Miller (il cuoco nero della nave), Tomas Arana, Antonio Catania, Katie McGovern, Lorenzo McGovern Zaini e Mitch Salm. Curatissime le scenografie, di Rita Rabassini e i costumi di Patrizia Chericoni. Le musiche sono firmate da Federico De Robertis.
di Mariangela Di Natale