La battaglia di Hacksaw Ridge
Film epico basato su una storia vera molto romanzata, La battaglia di Hacksaw Ridge segna il ritorno alla regia di Mel Gibson dopo la prova discutibile de La passione di Cristo (The Passion of the Christ, 2004), a cui ha fatto seguito il non completamente riuscito Apocalypto (2006).
Cinque titoli da regista, con il travolgente successo ottenuto con Braveheart – Cuore impavido (Braveheart, 1995), ora il regista-attore americano/australiano torna dopo dieci anni e ottiene candidature a 6 Oscar, a 3 Golden Globes nonché a un’altra miriade di premi.
I diritti d’autore erano stati comperati, poco prima che morisse, dal protagonista di questa incredibile vicenda di coraggio vissuta con non poca incoscienza e un pizzico di fortuna. Questo eroe per caso aveva più volte rifiutato di uscire dall’anonimato per non perdere la tranquillità in cui viveva. Accettò quando il regista Terry Benedict gli disse che voleva realizzare un documentario su di lui intitolato L’obiettore di coscienza (The Conscientious Objector, 2004), realizzato in un paio di anni.
Subito dopo avere ottenuto il placet dell’ex soldato, Benedict incontrò il produttore Bill Mechanic perché aveva capito la potenzialità della storia anche come base di una fiction: da quel momento il progetto venne proposto a Mel Gibson per tre volte – 2002, 2010, 2014.
La sceneggiatura era stata scritta, rispettando i fatti, dal premio Pulitzer Robert Schenkkan ed era da anni in attesa di vedere la luce. A Gibson non piaceva più di tanto, così ha ottenuto che la riscrivesse Andrew Knight, autore televisivo di successo che ha dato alla vicenda un altro taglio, sicuramente più popolare con aperture verso il romantico ma anche verso il dramma familiare.
Gibson, tornato in Australia per girare – le location sono quasi tutte all’interno della drammatica New South Wales (Nuovo Galles del Sud) – ha voluto soprattutto collaboratori locali che già conosceva. Il risultato finale è più che accettabile, ma non può essere considerato un capolavoro e nemmeno un’opera avvicinabile a Bravehart.
Due ore e venti di film, tre momenti della vita del protagonista, grandissima interpretazione di tutto il cast. Si impara a conoscere Desmond Doss in Virginia, nel 1926. Liti tra fratelli, padre ubriacone e manesco; lui che a sette anni rischia di uccidere il fratello e diviene adepto degli avventisti del settimo giorno di cui sposa in maniera completa il credo naturalistico – vegetariano risoluto – e il rifiuto della violenza. Inoltre, fu obiettore di coscienza e fu insignito della Medaglia d’Onore dal Presidente Harry S.Truman. Lo vediamo poi sempre al suo paese nel 1942 quanto incontra la bella infermiera di cui si innamora ma che lascia sola quando decide di arruolarsi.
La seconda parte, molto tradizionale nello sviluppo, segue Doss nel periodo di addestramento dove ufficializza che lui mai toccherà un’arma. Ha una vita difficile, ma poi ottiene il permesso di andare in guerra anche in quella maniera da obiettore di coscienza.
Da questo momento, per oltre un’ora, si vedono efferate battaglie, morti raccontate con immagini spesso disturbanti e la normalità di un uomo che grazie alla Fede supera ogni prova e, quasi miracolosamente, salva settancinque commilitoni gravemente feriti senza essere colpito dagli abilissimi cecchini giapponesi.
Gibson dimostra grande bravura – splendida l’espressività di tutti gli interpreti – ma, alla fine, si arriva a livello discreto di ripetitività che non giova alla drammaticità della storia. A limitare questo impatto emotivo ci si mette anche l’invasiva musica composta da Rupert Gregson-Williams che è presente quasi sempre, con sonorità sinfoniche che vorrebbero aggiungere epicità al già epico ma che spesso ottengono il risultato opposto.
La scelta di Andrew Garfield nel ruolo del protagonista è stata a dire poco azzeccata. Abbandonato il costume di Spiderman – ma anche lì aveva fatto benissimo – il trentatreenne attore californiano dimostra grande credibilità, caratterizzando i vari momenti emotivi che sottolineano le fasi della sua vita. Mai eroe cosciente, sempre pronto ad aiutare il prossimo , compie la sua missione nei confronti di chi combatte in guerra e viene ferito. È perfetto come figlio in crisi col padre, innamorato della sua futura moglie, pronto ad accettare ogni umiliazione pur di non tradire i suoi ideali, presente dove serve e quando serve.
Il sergente che almeno inizialmente non lo capisce ma lo rispetta è Vince Vaughn, che dona al suo personaggio spessore e credibilità; in un ruolo molto drammatico riesce sempre a fare trasparire la giusta dose di umanità. Prima dei titoli di coda, alcuni documenti filmici che rappresentano Desmond Doss in vari momenti della sua vita. Belle le interviste, sua e di suoi ex commilitoni, tratte dal documentario di Terry Benedict.
Se, come spesso accade, gli Oscar non premiano capolavori, questo più che sufficiente lavoro di Mel Gibson potrà vincere qualche statuetta. Altrimenti, rimarrà comunque un successo al box office e un buon esempio di film di guerra.
TRAMA
Ragazzo patriottico, a 23 anni si arruola nell’esercito ma, seguendo il suo credo religioso, rifiuta la violenza e, quindi, anche l’uso delle armi. Tutti gli rendono la vita difficile ma, alla fine, dimostrerà di non essere un codardo salvando 75 soldati gravemente feriti nella battaglia di Hacksaw Ridge
di Furio Fossati