Il condominio dei cuori infranti

Si può cadere – dal cielo, da una sedia a rotelle, da un piedistallo – e riuscire a risollevarsi? E’ questa la domanda esistenziale che pone ogni immagine dell’insolita, poetica e stralunata pellicola Il condominio dei cuori infranti di Samuel Benchetrit. Dal cielo – letteralmente – cade in casa dell’anziana signora Hamida (Tassadit Mandi) un astronauta americano (Michael Pitt) mentre da una sedia a rotelle, su cui si trova temporaneamente per un incidente domestico, si solleva un aspirante fotografo barbuto (Gustave Kervern) per raggiungere, ad ogni costo, un’infermiera (Valeria Bruni Tedeschi), incontrata casualmente di notte.

Contemporaneamente, un’attrice non più giovanissima (Isabelle Huppert) è costretta a scendere dal  piedistallo di “diva”e a fare i conti con il tempo che passa, in seguito alla conoscenza di un ragazzino annoiato ( Jules Benchetrit) che si prende cura di lei. Sei personaggi – verrebbe da dire – “in cerca d’autore” che, nell’incontro con l’altro, recuperano una ragione per non arrendersi e continuare a vivere e a desiderare.

L’anziana signora vede nel cosmonauta il figlio “buono” che avrebbe tanto voluto avere, il ragazzino solo si impegna per favorire il futuro dell’attrice e trova, in lei, la figura materna assente mentre l’infermiera, stanca ed incapace di sorridere, decide di mettersi in posa per lo strano fotografo.

Tre incontri inaspettati svelano le risorse imprevedibili di figure ,diverse tra loro, ma accomunate da una rara umanità. La capacità di stupirsi, la simpatia per il diverso, la gentilezza e la generosità con cui i personaggi del film guardano il mondo ed agiscono sono doti preziose e inattese, specie in una realtà di periferia, come quella rappresentata.

In verità, ha spiegato il regista, “in nessun altro luogo esiste una solidarietà così forte come nella banlieue”. Ispirato al volume Cronache dall’asfalto, dello stesso Benchetrit, pubblicato in Italia da Neri Pozza, Il condominio dei cuori infranti è un’opera in contro-tendenza, in cui tutto è alluso, sospeso ma in grado di mobilitare sentimenti di compassione, solidarietà, rispetto verso ogni essere umano.

Si esce dal cinema pensando che la rivoluzione, ormai, non può arrivare dalla politica, dall’economia o dalla scienza ma solo dall’etica e dal cuore delle persone. Con stile rigoroso, inquadrature fisse e pochi movimenti di macchina, il regista inchioda ogni spettatore alle  proprie responsabilità, chiedendogli – implicitamente – il colpo di reni necessario per trasformare la caduta in un tuffo.

TRAMA

Nella periferia anonima di una città francese, si incrociano le vite e i destini di personaggi solitari, ciascuno con qualche problema da risolvere: Hamida vive davanti alla TV, pensando al figlio in carcere, Jeanne è un’attrice sul viale del tramonto, un’infermiera senza nome si trascina disillusa e senza attese, un adolescente scontroso nasconde un grande bisogno d’affetto, un cosmonauta americano ha perso i contatti con la Nasa e non sa come cavarsela, un signore barbuto finisce su una sedia a rotelle per un incidente domestico…


di Mariella Cruciani
Condividi