Giovane e bella

Jeune et Jolie è l’espressione del vissuto adolescenziale rappresentato da Françoise Ozon attraverso “l’avvenenza”, modello istigatore di reazioni emotive incarnate in uno stato di autocompiacimento seduttivo, abile nel travolgere ogni essere vivente.
Isabelle, è una diciassettene di una famiglia borghese parigina, che perde la sua verginità con un ragazzo tedesco conosciuto sulle spiagge della Provenza, durante la villeggiatura. Nel tentativo di dare senso a quell’estate ormai tramontata e profondamente delusa da quel desiderio ricercato, al suo rientro in città,  decide di assecondare i fremiti improvvisi che investono il suo corpo, ricercando da sola     quell’innocente consapevolezza. Un ruolo, che affronta con delirante lucidità e con lo scopo di mettere a nudo il suo corpo e successivamente il suo animo, nel tentativo di appagare quella sete di conoscenza che la agita costantemente.

La prostituzione come mezzo adeguato alla risoluzione del dilemma, un concedersi a uomini di tutte le età, soddisfacendo libidini e aneliti, una ricerca indistinta del piacere, di fronte agli impeti esplosivi dei suoi ormoni, che la percorrono lungo quattro stagioni,  sonorizzate dai brani di Françoise Hardy, suoni evocativi di una realtà pretenziosa, in un contesto di assoluta disinvoltura.

Emancipazione sessuale affine al pensiero di Wilhelm Reich, precursore della liberazione dei costumi e nell’attribuzione di una funzione nobile al sesso. Egli afferma che: “La tentazione orgiastica dell’uomo è in qualche modo diretta verso funzioni cosmiche”, quindi, una fusione carnale rivelatrice di uno svelamento proprio nella più intima energia, fisica, spirituale e psicologica.

Ozon, non giudica né condanna l’operato di Isabelle ma ne mantiene l’equilibrio con generosa reminiscenza, utilizzando, spesso, prospettive oggettive di antagonisti sociali, testimoni di quella maturazione sessuale che ne segna il passaggio all’età adulta.

Il regista, sceglie Marine Vacth, come tratto somatico ideale per dare sfogo arbitrario alla lussuria, intrecciata in una dimensione atemporale estatica, effimera, mistificata solo nel trascendente e sviluppata nella terrenità delle relazioni contraddette nei drammi dell’insolito.

Elegante lo sguardo dell’obiettivo cinematografico, quasi invisibile, percettivo e costruttivo di un dialogo sensoriale con l’attrice, scelte sintattiche e metalinguistiche tra il voyeurismo e illibatezza, insita in un’ armonica  composizione, che sovrasta il proscenio dell’esistenza : “ A diciassett’anni non si può essere seri”, Rimbaud.

Trama

Una giovane donna inizia a concedersi abitualmente per denaro dopo aver avuto un primo rapporto sessuale non soddisfacente durante l’estate. Guadagnerà molti soldi fino a quando capiterà qualcosa che cambierà la sua vita.


di Lorenzo Muscoso
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