The Legend of Ochi
La recensione di The Legend of Ochi, di Isaiah Saxon, a cura di Francesco Parrino.

Yuri (Helena Zengel) e Petro (Finn Wolfhard) vivono da sempre in un’isola sperduta chiamata Carpathia. Abbandonati dalla madre Dasha (Emily Watson), il padre, il burbero Maxim (Willem Dafoe), ha insegnato loro a non uscire dopo il tramonto e a temere gli Ochi, misteriose e imponenti creature mitologiche della foresta simili a delle scimmie. Dopo una battuta di caccia, però, Yuri entra in contatto con un cucciolo di Ochi smarrito. Per riportalo alla sua famiglia decide di imbarcarsi con lui in un viaggio indimenticabile e sorprendente che le cambierà per sempre la vita. Questo è The Legend of Ochi, di Isaiah Saxon. Una nuova straordinaria opera prima targata A24 che I Wonder Pictures porta al cinema a partire dall’8 maggio dopo i fortunati precedenti di Opus e Death of a Unicorn di cui condivide la costruzione di un mondo narrativo né puramente realistico né totalmente fantastico.
Come ogni prima regia che si rispetti, anche The Legend of Ochi è un’opera profondamente personale e rincorsa. Precisamente da un laboratorio di scrittura al Sundance Film Festival che vide Saxon presentare il concept del film – all’epoca un cortometraggio – come progetto di tesi. Poi la mancata ammissione, il ritorno nella sua San Francisco,e le dichiarate influenze artistiche dei videoclip di Spike Jonze, Michel Gondry e Chris Cunningham nella cui bizzarra mistura filmica di incredibile irrealtà si celano i contorni del linguaggio filmico di Saxon di cui The Legend of Ochi è il manifesto di intenti. Un cinema emotivo ed evocativo dall’approccio illustrativo e scultoreo, pratico ed eclettico, figlio di una sensibilità fatta di meraviglia e di creatività teneramente infantile, che reinterpreta una storia archetipica come può esserlo solo il viaggio di un eroe verso l’orizzonte sconosciuto secondo lo spirito tipico del cinema d’intrattenimento degli anni Ottanta.
Troverete di tutto in The Legend of Ochi, da E.T. – L’extra-terrestre a Gremlins e I Goonies passando per Il mio vicino Totoro, Black Stallion e Kes. Una miscellanea di sapori, suoni, odori e umori filmici che Saxon avvolge intorno a una narrazione tanto derivativa quanto incredibilmente originale nel suo incontro per immagini tra passato e presente, resa nelle corde di un fantasy epico e romantico capace di unire CGI ed effetti pratici, dialettica uomo-natura e riflessioni sulla comunità e sul senso di famiglia, immagini ricercate di grande potenza visiva e tenerezza che scorre vivida e dolce. Un film per tutti, The Legend of Ochi, che commuove dando gioia, che dà pace rimettendoci al mondo, e che ci ricorda per quale ragione il cinema è l’arte più magica di tutte.

di Francesco Parrino