Havoc

La recensione di Havoc, di Gareth Evans, a cura di Valeria Gennaro.

Sotto una pioggia di proiettili, con una scena in continuo movimento in un paesaggio urbano e una fotografia nitida e a fuoco curata da Matt Flannery, il regista ci fa fare la conoscenza del protagonista di Havoc interpretato da Tom Hardy. Walker è un poliziotto disilluso impegnato in una missione di salvataggio in questo film d’azione intenso e brutale la cui violenza è così pervasiva da lasciare freddi e indifferenti. Equivoci e ricatti sono alla base dell’intreccio, con il tema (appena accennato) di una genitorialità compromessa. Sopra tutto la mission di salvare il figlio di un politico corrotto dalla polizia e dalla morte certa.

Tutto il potenziale drammatico della pellicola si converte in lunghe sequenze action e battaglie  con le armi. Il regista è un indiscutibile maestro d’azione che ha impressionato il mondo con i suoi  thriller The Raid – Redenzione e The Raid 2: Berandal. Anche in Havoc, sin dalla scena d’apertura, mostra il suo stile caotico e a prova d’urto: le sparatorie all’aria aperta durano così a lungo che risuonano come un tambureggiamento prolungato (decine di persone vengono crivellate con colpi di proiettili di armi automatiche).

Mentre noi ci gustiamo qualcosa di fresco, il personaggio di Hardy si trova costretto a fare il lavoro sporco per Beaumont, interpretato dal premio Oscar Forest Steven Whitaker. Si aggira per tutto il film, con il suo atteggiamento da duro sbrindellato, e – paradossalmente- solo nel finale leggiamo sulla sua uniforme la scritta Police. 

Per concludere che quest’ultimo lavoro di Gareth Evans non offre respiro: è un concentrato di sveltezza, violenza e azione che non lascia spazio a significato. Con pochissimi dialoghi e una sceneggiatura che non è esattamente un esempio di innovazione: l’unica battuta brillante “in gergo criminale per la polizia” è affidata alla poliziotta Sofer (una convincente Jessie Mei Li). Il film non suscita emozione e non crea suspense: è come un cuore che batte all’impazzata. Un’emozione vissuta troppo intensamente, che non ci chiede forse di capire, e non ci fa capire.


di Valeria Gennaro
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