Taormina FilmFest 2012

In un’edizione di transizione tra la direzione artistica di Deborah Young e la nuova direzione formata da Tiziana Rocca e Mario Sesti, il Taormina Film Fest apre, in via del tutto eccezionale, al Palacultura di Messina.
Aprire un evento come il Taormina Film Fest con un incontro  intitolato “I Castellitto: una famiglia d’autore”, sebbene il valore artistico di Sergio Castellitto e Margaret Mazzantini sia fuori discussione e il figlio Pietro abbia dimostrato un potenziale ancora tutto da esprimere, appare quantomeno discutibile. In ogni caso dopo l’anteprima messinese il neo direttore editoriale Mario Sesti, durante la conferenza d’apertura, ha sottolineato  fin da subito la sua scelta di aver dato maggior spazio ai prodotti televisivi e alla commedia. Sulla carta le scelte di Sesti appaiono condivisibili o per lo meno plausibili, soprattutto quando parla delle serie televisive, in particolare quelle statunitensi, come moderni laboratori in cui i nuovi linguaggi filmici prendono forma il che è, in effetti, un dato inconfutabile. Ma se è vero che personaggi come J. J. Abrams (Lost, Alias, Felicity), David Share e Paul Attanasio (Dr. House) o Darren Starr (Sex & The City) potrebbero raccontare e spiegare come effettivamente abbiano trovato maggiore spazio di sperimentazione nel mezzo televisivo ed approfondire l’evoluzione del linguaggio filmico negli ultimi dieci anni sicuramente meno possono dire Lisa Edelstein o Jason Lewis presentati in pompa magna in un contesto forse poco consono visto che il Taormina Film Fest non è il Roma Fiction Fest di Steve Della Casa.

La conferenza d’apertura è avvenuta alla presenza di Nadine Labaki, regista libanese di talento e coraggio capace, come spesso sottolineato, di usare la commedia come antidoto all’orrore e molto profonda nelle sue considerazioni sulla situazione del suo paese. Curioso che in un’edizione che molto ha puntato sulla commedia non sia stato proiettato nessuno dei suoi film.
La conferenza d’apertura è stata seguita da un interessante incontro con Michele Placido che ha presentato il suo nuovo film prodotto in Francia “Le Guetter”  e parlato del suo nuovo impegno teatrale oltre che della collaborazione al nuovo film di Massimiliano Bruno.

Il primo film della kermesse arriva direttamente dal successo ottenuto al Tribeca per il ciclo Tutti i colori della commedia, Turn me on dammit di Jannicke Systad Jacobsen seguito dal primo film del ciclo “Focus Russia” che ha riproposto tre film russi dell’ultimo decennio.

La prima serata al teatro antico inizia in tono pacato ma piacevole, sebbene il titolo “One Woman Show” avesse suggerito un’esibizione più frizzante della “proteiforme” , così definita da Sesti, Paola Cortellesi. In stile “Viaggio nel cinema americano” Sesti ripercorre alcune tappe della carriera dell’artista che poi riceve il premio Cariddi. La serata prosegue con un regalo di Michele Placido al festival purtroppo mal utilizzato: il regalo consisteva nelle prime sequenze in anteprima mondiale del nuovo lavoro di Placido, un Polar con protagonisti Daniel Auteuil e Matthieu Kassovitz. Purtroppo il contributo è stato dato “in pasto” al pubblico nudo e crudo: fuori formato, in lingua francese e senza sottotitoli. Sarebbe bastato far andare il filmato sullo sfondo e commentarlo dalle solite poltroncine con Placido sul palco per evitare il malcontento del pubblico sfociato in delle urla a cui il regista pugliese non ha certo reagito bene, creando il primo momento imbarazzante della serata conclusosi con la surreale consegna del premio città di Taormina a Placido mentre gli stessi taorminesi lo fischiavano. Fortunatamente la premiazione di Padre Rick Fruchette, introdotta da un sentito videomessaggio del grande Sean Penn, ha riportato la serenità sugli spalti.

Finalmente, con quasi un’ora di ritardo, il pubblico rimasto ha potuto assistere all’ultimo lavoro della Pixar: “Brave – Ribelle”, un prodotto minore della Pixar, di indubbio fascino pittorico ma carente della profondità simbolica a cui lo studio di “Wall-E” ci ha abituati. Purtroppo anche la visione del film ha avuto dei problemi: per quasi venti minuti una parte dell’audio è saltata e, successivamente, il film è stato interrotto per più di un quarto d’ora, rivelando l’abbandono di tutti gli organizzatori del festival. Dopo che una buona parte degli spettatori ha abbandonato il teatro, una timida voce non meglio identificata ha avvisato che il film sarebbe ripreso da lì a poco. Insomma, un problema tecnico ha mostrato delle evidenti carenze organizzative. Inutile dire che la proiezione di The Thing di Matthijs van Heijningen Jr., prologo del mitico film di John Carpenter, si sia protratta fin quasi le tre del mattino fortunatamente senza guasti tecnici.

La serata del secondo giorno del Taormina Film Fest è stata fortemente penalizzata non solo perché si è deciso di non proiettare L’avventura di Antonioni nella cornice del teatro antico, il che, probabilmente, sarebbe stata la cosa più suggestiva ed emozionante del festival, ma non si è neanche proiettata la commedia francese L’amore dura tre anni di Frédéric Beigbeder.  E’ stato anche ridotto il tempo dedicato alle premiazioni e ai saluti delle star perché un evento ben più importante e ben più consono alla splendida cornice del teatro antico di Taormina doveva essere mostrato: il quarto di finale degli europei di calcio Italia – Inghilterra. Decisione quest’ultima non in sintonia con la connotazione culturale di un festival del cinema.

Bisogna ricordare quello che è stato l’ospite di punta del festival: Terry Gilliam, che ha affascinato e rapito tutti nella sua lezione di cinema in cui ha coinvolto i ragazzi dando loro un’iniezione di adrenalina creativa che da sola vale già il festival.
In serata Jon Kasdan, figlio di Lawrence, ha presentato il suo film The First Time già trionfatore al Sundance.

La giornata di martedì ha visto protagonista Lisa Edelstein direttamente dal Dr. House seguita da un incontro con alcuni protagonisti del fenomeno dell’anno scorso “Boris”. In serata si sono volute omaggiare due giovani e brillanti attrici siciliane: Isabella Ragonese e Donatella Finocchiaro. Sebbene l’appellativo di “scuola siciliana” fosse un po’ eccessivo, come le stesse protagoniste hanno auto-ironicamente sottolineato, l’incontro è stato piacevole e ha mostrato due talenti che sicuramente daranno ancora tanto al cinema italiano. Il film della serata è stato Darling Companion ultima fatica di Lawrence Kasdan attento a pubblicizzare le montagne rocciose mentre racconta gli umani sentimenti.

Alla vigilia dell’ultima serata del festival  riceviamo un comunicato stampa con la seguente intestazione: “Sofia Loren premiata tra il primo e il secondo tempo di Italia-Germania”.  Ancora una volta un pezzo di storia del cinema italiano deve cedere il passo al Dio-Pallone e accontentarsi di una parentesi tra il primo e il secondo tempo, rapidamente senza rubare neanche un secondo allo spettacolo del calcio.

È nostro pensiero che la riuscita di un festival non possa misurarsi in presenze o biglietti venduti; l’edizione di quest’anno è risultata indubbiamente un’edizione minore e solo in parte la si può giustificare per il poco tempo avuto a disposizione degli organizzatori. La “strana coppia” Rocca-Sesti non ha dato i risultati sperati: troppo solo il secondo e troppo attenta ai suoi ospiti più o meno illustri la prima. Probabilmente bisognerebbe equilibrare meglio l’aspetto organizzativo con quello artistico, magari supportando il tutto con uno staff all’altezza dell’importanza della kermesse; altrimenti quello che una volta era uno dei festival più importanti d’Italia rischia di diventare un bagno di mondanità che poco o nulla ha a che vedere con la cultura cinematografica.


di Redazione
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