Filmmaker International Film Festival – a Milano dal 1. dicembre

La manifestazione milanese rinnova il suo appuntamento annuale e inaugura il 1° dicembre l'edizione 2017 con un programma fittissimo articolato in nove sezioni e un totale di 103 titoli.

Ricerca e riflessione sulla realtà contemporanea con Filmmaker International Film Festival, la manifestazione milanese che rinnova il suo appuntamento annuale e inaugura il 1° dicembre l’edizione 2017 con un programma fittissimo articolato in nove sezioni e un totale di 103 titoli, di cui 21 in anteprima assoluta e 20 in anteprima italiana.

Socio fondatore del Milano Film Network, associazione che riunisce sette tra i più prestigiosi festival milanesi, Filmmaker ospiterà la 3° edizione di Milano Industry Days (4 e 5 dicembre), le giornate del cinema italiano indipendente a Milano, rinnovando la sua “due giorni” di p itching e networking professionali per il mondo del cinema e dell’audiovisivo italiano, durante le quali saranno presentati i finalisti di due iniziative del network milanese: ‘In Progress’ con i 10 progetti di film in sviluppo, finalisti del workshop dedicato, e ‘Atelier’, il primo fondo di sostegno alla post-produzione di lungometraggi italiani di cui saranno presentate le 5 copie lavoro dei film selezionati.

Un festival di riconosciuta qualità, punto di riferimento nel panorama nazionale, che vanta tra i “nuovi” autori, portati per la prima volta all’attenzione degli spettatori italiani, Ulrich Seidl, Frederick Wiseman, Rithy Panh e Errol Morris.
Apertura ufficiale con ‘L’Atelier’, fuori concorso in anteprima nazionale, di Laurent Cantet (Certain Regard, Cannes, 2017), film ambientato nel 2016, che – attraverso un laboratorio di scrittura frequentato da un gruppo di giovani, sotto la guida di una nota romanziera – riporta in superficie la storia operaria di un città di provincia, il destino dei cantieri navali, chiusi da 25 anni, a cui le vite dei ragazzi e delle loro famiglie sono profondamente legati.

Rinnovando la tradizione di affidare la chiusura al film di un autore italiano, il festival sceglie quest’anno ‘Nato a Casal di Principe’ di Bruno Oliviero, film dalle tinte nere sulla ricerca da parte del protagonista del fratello, scomparso improvvisamente e sospettato di morte.

Eclettiche e al tempo stesso legate da un filo rosso che le ricollega, le undici opere che compongono il Concorso internazionale che propone quest’anno – senza distinzioni di formato, genere o durata lavori firmati sia da giovani autori, sia da nomi di primo piano del panorama cinematografico internazionale. Opere che, nel quadro delle emergenze internazionali, possano rappresentare un’occasione di ‘resistenza’, in senso intellettuale e culturale.

Tra gli altri, ricordiamo: ‘L’Assemblée’ di Mariana Otero, film ambientato a Parigi, che racconta i numerosi incontri, le discussioni e i vari confronti tra uomini diversi tra loro, ma tutti impegnati a trovare una nuova forma di democrazia, capace di lasciar spazio anche all’espressione del singolo; ‘ Paris est une fête’, di Sylvain George che ha seguito alcune delle “diciotto onde”, come recita il sottotitolo, che si frangono, impetuose, contro il paesaggio urbano della capitale francese, tra queste anche i migranti invisibili che sopravvivono ai margini della scena, gli stessi al centro di ‘L’Heroïque Lande. La Frontière brule’, film fiume che Nicolas Klotz ed Elisabeth Perceval hanno realizzato nella “giungla” di Calais, sgomberata nell’ottobre del 2016.

In competizione anche ‘I Pay for Your Story’ con cui Lech Kowalski fa ritorno, dopo anni di assenza, a Utica, città dove è cresciuto, un tempo sogno americano e oggi economicamente e socialmente morta per la crescente disoccupazione; ‘El mar la mar’, immerso nello spettrale poema etnografico di Joshua Bonnetta e J.P. Sniadecki, in cui gli States continuano a essere un paese di insanabili contraddizioni, ma anche, come ci racconta Lee Anne Schmitt nel film-saggio ‘Purge This Land’, una terra colpevole, la cui Storia ricorda storie di razzismo e schiavitù; tema analogo, e simili strumenti di indagine, quelli scelti da Alex Gerbaulet e Mareike Bernien che con ‘Tiefenschärfe’ si confrontano con i crimini di matrice xenofoba, commessi agli inizi del 2000 dal NSU, la cellula terroristica neonazista tedesca.
Otto invece le proposte inserite nella sezione Fuori concorso, di cui segnaliamo l’inedito ‘Séance’ realizzato nel 2014 e l’ultimo ‘Whipping Zombie’ che portano ambedue la firma di Yuri Ancarani, videoartista e filmmaker tra i più “esposti” del panorama contemporaneo; e il vincitore del Pardo d’oro all’ultimo Festival di Locarno, ‘Mrs Fang’ di Wang Bing che registra la cronaca degli ultimi dieci giorni di vita di un’anziana donna affetta dal morbo di Parkinson; e infine gli ultimi film di due autrici italiane, Lara Fremder, che in ‘Santa Fe’ ritrova il registro surreale del precedente ‘Blue Sofa0; e Monica Stambrini, che in ‘Lady Oscar’, riflette sullo stato di salute del cinema e sull’Italia in piena epoca berlusconiana.

Tra i film evento dell’ultima stagione, il festival presenta ‘A fabrica de nada’ di Pedro Pinho che conferma la libertà del cinema portoghese di affrontare la “crisi” con la voglia di stravolgere, con immaginazione e rigore, la realtà di macerie diffusa dalla crisi economica contemporanea.
Ancora competizione con la sezione Prospettive, laboratorio di idee che attraverso un’estrema varietà di formati e una tensione verso forme aperte alle possibili contaminazioni, prova a mappare in 15 titoli ciò che si agita nel cinema indipendente italiano under 35, tra cui si segnala ‘Odio il rosa!’ di Margherita Ferri in cui il corpo e le sue possibili variazioni sono al centro della narrazione, in conflitto con le regole del gender; ‘Io ci sono ancora’ di Gianluca Salluzzo, in cui il sentimento della fine incombe anche se il protagonista prova a opporvi una resistenza; ‘Argonauti’ di Alessandro Penta, che nelle pagine di Apollonio Rodio, scelte per un laboratorio teatrale condotto dagli attori-guide della non-scuola del Teatro delle Albe, in un piccolo paese della Basilicata, trova un testo grazie al quale riflettere su antichi e nuovi migranti; e ‘Un (s)oggetto che attraversa Italian-African Rhyzome. A Choreography for Camera (+ voice) di Martina Melilli, che partendo dalla storia personale sua e della sua famiglia traccia, in forma di danza, le rotte migratorie attuali o potenziali (nel presente e nel passato) del Mediterraneo.

Tre le proposte fuori concorso della sezione Prospettive: ‘L’ultima popstar’ di Claudio Casazza, Carlo Prevosti e Stefano Zoja che parte dalla visita del Papa a Monza per concentrarsi poi sul popolo dei fedeli che accorre per vedere e ascoltare Francesco e ‘L’autre côté des montagnes’ di Fatima Bianchi, una serie di ritratti video che raccontano due comunità: quella dei migranti e quella dei volontari che accolgono questi nuovi stranieri.
Di grande interesse, nel decennale della scomparsa, in collaborazione con Centro Sperimentale di Cinematografia- Cineteca Nazionale e Associazione culturale Alberto Grifi. l’opera di Grifi, che il festival presenta nella sua totalità, compreso, sotto forma di installazione, il girato integrale di ‘Il festival del proletariato giovanile al Parco Lambro’ del 1976.

Tra gli omaggi dell’edizione 2017, quello dedicato allo studioso e filmmaker milanese Francesco Ballo, già docente di Storia del Cinema e del Video all’Accademia di Belle Arti di Brera e, a un autentico maestro del cinema francese, Alain Cavalier: che presenterà in anteprima italiana, ‘Six Portraits XL’ , pensati all’origine in un formato breve, tredici minuti per la televisione (Arte), poi divenuti di un’ora. I ritratti sono stati realizzati da Cavalier negli anni e molti di essi uniscono immagini del passato e del presente, progetto che lui chiama il ‘bric-à-brac della vita’, che rimanda alla sua personale idea che la macchina da presa sia un mezzo attraverso il quale avviene un incontro e si crei una relazione.

Nella sezione Rivoluzioni, negli anni degli anniversari, il ‘77 appena celebrato e i ’50, che stanno appena arrivare, del ’68 , da segnalare i lavori di due registi, João Moreira Salles e Luis Fulvio che il festival riunisce in un cortocircuito temporale e storico, evidenziando come ambedue propongono con i loro film interrogativi ancora senza risposte: Salles con ‘No intenso agora’ esplora – attraverso i filmini di famiglia, archivi, spezzoni di film, interviste, manifestazioni – il repertorio del ’68; mentre Luis Fulvio si ferma in Italia, e il suo ’77 No commercial use’ definisce una Storia e una condizione del nostro Paese, in un momento preciso e mescola la realtà quotidiana con i materiali d’archivio, i giornali, le fanzine e la televisione .
Attingendo dal bagaglio di valore dei registi Lucien Castaing-Taylor e Véréna Paravel il festival, dopo aver presentato, nel 2012, il loro Leviathan, torna a ospitare le opere dei due singolarissimi artisti che hanno realizzato nel 2017: ‘Caniba’, vincitore del Premio Speciale della Giuria Orizzonti all’ultima Mostra di Venezia, un affresco su ‘carne e desiderio’ che riflette sullo sconcertante significato del cannibalismo nell’esistenza umana; e ‘Somniloques’, i sonniloqui di Dion McGregor, musicista newyorchese studiato come caso clinico per l’assurda capacità di raccontare, in tempo reale, mentre dormiva, i suoi stessi sogni.

Anche quest’anno, dopo i focus su Peter Tscherkassky ed Eve Heller, Johann Lurf e la collaborazione con l’Österreichisces Filmmmuseum, la sezione Fuori Formato continua a mappare il territorio del cinema d’avanguardia austriaco, grazie a una delle figure più significative delle ultime generazioni, Siegfried A. Fruhauf, presente con un programma monografico e una “carte blanche” che intreccia ricerca estetica ed esperienza biografica.
Particolarità dell’edizione 2017 la master class a cura di Michelangelo Frammartino che, col titolo ‘Filmare l’Invisibile’ propone un itinerario di ricerca e di condivisione di un orizzonte nuovo delle immagini, legando il contest “Fragrances in Motion Award” il titolo ideato dalla casa di profumi francese Olibere con l’obiettivo di coniugare un prodotto a un’immagine


di Patrizia Rappazzo
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