The Bikeriders

La recensione di The Bikeriders, di Jeff Nichols, a cura di Juri Saitta.

Basato sull’omonimo libro fotografico di Danny Lyon, il nuovo film di Jeff Nichols, The Bikeriders, racconta la storia e l’evoluzione dei Vandals, un club di motociclisti del Midwest anni Sessanta composto da una serie di outsiders amanti delle due ruote e della vita ribelle e sregolata.

Il tutto narrato in gran parte attraverso le interviste che Danny Lyon fa a Kathy (ottimamente interpretata da Jodie Comer), moglie di Benny, uno dei membri più carismatici del gruppo e preferito del suo fondatore, Johnny. Un punto di vista, quello della donna, al tempo stesso vicino e distante rispetto a ciò che racconta: se da un lato, la protagonista ha contatti diretti con i membri del club e partecipa ad alcune loro attività, dall’altro non fa veramente parte del gruppo ed è quindi capace di porsi in maniera parzialmente critica e distaccata nei suoi confronti.

Un approccio che sembra essere anche quello di Nichols, il quale, alla pari di Kathy, risulta al tempo stesso affascinato e respinto da tale realtà, tanto da porre su di essa uno sguardo contemporaneamente affettuoso e disincantato che ne fa emergere sia gli aspetti attrattivi sia quelli controversi.

Se il primo elemento emerge soprattutto in un inizio a tratti scanzonato e nella figura affascinante ed enigmatica di Benny, il secondo si fa evidente in un proseguimento più malinconico e drammatico, oltre che in una narrazione che, pur se concentrata su tre personaggi principali (Benny, Kathy e Johnny), lascia anche spazio a una coralità che permette all’autore di realizzare un affresco che descrive in modo quasi antropologico i comportamenti e il modo di pensare dei Vandals..

Questo grazie anche a un cast molto azzeccato ed efficace (si pensi in primis a Tom Hardy e Michael Shannon), che riesce a restituire i volti segnati e gli sguardi a volte rudi e a volte smarriti e sofferenti dei membri del gruppo, che per discorsi e storie non risultano così distanti dalle parti più profonde ed emarginate degli States contemporanei.

Il risultato complessivo è un film che sa rievocare in modo lucido e non nostalgico un’epoca e una sottocultura ormai passate raccontando indirettamente anche una parte dell’America di oggi.


di Juri Saitta
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