Puan – Il professore

La recensione di Puan - Il professore, di Maria Alche e Benjamín Naishtat, a cura di Marco Lombardi.

La narrazione contemporanea ha spesso separato la dimensione intima dell’uomo da quella sociale, come se fossero due modalità antitetiche di vita che non possono – o addirittura non devono – dialogare, quando invece è solo con gli altri, e negli altri, che i singoli si possono salvare. È quello che succede a Marcelo Pena, un docente universitario di filosofia che vive a Buenos Aires all’ombra del professor Caselli, che è pure il suo alibi di non crescita, e di non presa di coraggio: alla morte improvvisa di Caselli, pur essendone l’erede naturale, Marcelo si sentirà infatti perso. Sarà la concorrenza del collega Rafael Sujarchuk, che incarna un modello più “glamour” di insegnamento, a indurlo a scuotersi, fino a fargli trovare il coraggio della ribellione all’interno di una manifestazione di piazza contro il taglio dei fondi statali alle università: è questa presa di coscienza del poter essere utile agli altri che gli darà infatti la consapevolezza del poter fare qualcosa anche per sé. L’improvviso incunearsi del “fuori” all’interno di una narrazione fin lì assai privata, sulle prime appare forzato, se non fosse che è Marcelo a fagocitarlo, trasformandolo in nutrimento dell’anima.

Puan – Il professore, pur non ricorrendo a nessun genere di trucchetto capta-attenzione (le musiche, il sesso, la melodrammaticità), mantiene una tensione costante grazie al potente personaggio di Marcelo, una specie di Calimero dell’esistenza disegnato in stile commedia all’italiana, cioè grottescamente tragico, il cui tasso medio di identificazione è decisamente alto. Marcelo Subiotto lo interpreta bene, anche se la sua espressione naturale, caratterizzata da due occhi che ridono di default, crea nei momenti più sofferenti del film qualche lieve stridore comunicativo; è però quella luce vitale che riesce a rendere interessante la filosofia che insegna, così tanto che il film potrebbe essere usato dalle scuole per convincere gli studenti circa la bellezza di questa antichissima disciplina.


di Marco Lombardi
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