Le chiavi di casa
Innanzitutto diciamo che un film italiano di un autore rispettabile come Gianni Amelio, o qualsiasi altro, debba ad ogni costo vincere un qualche premio prestigioso o essere candidato all’oscar per il miglior film straniero, per dimostrare di essere opera di qualità. E il film in questione, già visto comunque da diversi milioni di spettatori, non è certamente il suo capolavoro, pur tuttavia presentando una struttura narrativa che rimanda a Il ladro di bambini, opera fondamentale nel cinema italiano contemporaneo, di cui possiede quell’idea di iterazione, di movimento che segna inevitabilmente i destini individuali.
Il senso di colpa per avere rifiutato il figlio appena nato perché non normale, muove un uomo (il comunque monocorde Kim Rossi Stuart), a rimettersi in gioco nel proprio ruolo di padre, avviando per così dire un breve ma intenso rapporto di reciproca conoscenza che nella bellissima inquadratura finale sembra suggerire un rovesciamento dialettico in cui è il ragazzo disabile e rivelarsi più forte e tenace del suo stesso padre. Il film dunque procede con uno stile sobrio di impronta realistica, per accumulo di elementi (la camera d’albergo a Berlino, la clinica ortopedica, la fuga in metrò dentro la città unificata…) e di soggetti diversi (la madre francese con figlia down, l’infermiera tedesca autoritaria…), in un gioco di simmetrie e di specularità, alquanto retorico (la figura femminile come contraltare di quella maschile, la bipolarità spaziale Berlino-Norvegia, ossia il pieno e il vuoto, il caos e il silenzio, luoghi che simbolicamente riflettono altrettanti stati d’animo; la disciplina un po’ brutale dell’infermiera tedesca come riprova del vecchio pregiudizio antitedesco).
E infine di citazioni (il libro da cui Amelio trae il suo film, “Nati due volte”, di Giuseppe Pontiggia, viene citato appunto due volte con l’intento di suggerirne la lettura perché “ci riguarda tutti”). Le chiavi di casa, film che si affida perlopiù al naturale talento del giovane disabile, sono la parola magica che vorrebbe dunque ridefinire il destino di due uomini, di due solitudini complementari, in un mondo fatto di ostilità e di dolcezza.
di Maurizio Fantoni Minnella