La stanza accanto

La recensione di La stanza accanto, di Pedro Almodovar, a cura di Anna Di Martino.

Con grande coraggio Almodovar affronta il tema della morte, parte inevitabile della vita e unica certezza dell’essere umano, senza remore e giri di parole. Due amiche si incontrano, due donne dalla vita piena e ricca, hanno avuto grandi soddisfazioni e profonde delusioni, ma il destino le ha fatte rincontrare per percorre ancora un pezzo di strada insieme.

Martha, inviata di guerra, con una figlia che le ha rinfacciato più volte la sua assenza, chiede a Ingrid, scrittrice di successo, di aiutarla nel portare a termine con dignità la sua vita. Una richiesta che spiazza Ingrid ma comprende quanto sia importante per Martha trovare una persona con cui  passare gli ultimi giorni.

Due attrici, Tilda Swinton e Julienne Moore, in questo film straordinarie che contribuiscono a rendere il film di Almodovar un capolavoro, meritato Leone d’oro all’ultimo Festival di Venezia. Non ci possono essere mezzi termini per definire il film americano del regista spagnolo: dalla scelta delle interpreti, alla scelta delle musiche, all’ambientazione, ai colori utilizzati, tanto importanti nel suo cinema, Almodovar firma la sua opera più riuscita, personale, dove emerge il suo amore per il cinema, con tante citazioni e riferimenti espliciti, e il suo gusto per la rappresentazione, senza diventare gusto estetico fine a se stesso.

Il film non è solo dramma, racconta a volte con ironia e spensieratezza le angosce che devono affrontare le protagoniste, lasciando entrare spiragli di sole nei momenti grigi di dolore, dando anche un senso alla sofferenza che aiuta a capire la vita di ognuno. Un vero capolavoro cinematografico da tutti i punti di vista per trattare un tema come l’eutanasia che forse in Europa Almodovar, figlio di una cultura cattolica dominante, non sarebbe riuscito a mettere in scena.

Da vedere! (possibilmente in originale)


di Anna Di Martino
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