Budapest Classic Film Marathon 2024

Paola Casella firma una panoramica sull'edizone 2024 della Budapest Classic Film Maratathon.

Che importanza ha mantenere vivo il ricordo del passato? Secondo la Budapest Classic Film Marathon, che si è conclusa il 22 settembre nella capitale ungherese, è fondamentale per capre il presente e ipotizzare il futuro. Nata nel 2017 per iniziativa dell’Hungarian National Film Institute, la cinque giorni di opere che celebrano la storia del cinema è una full immersion nella storia dell’Ungheria ma anche del resto d’Europa. In questa edizione, dedicata in parte alla memoria dell’Olocausto (““Chi non ricorda il passato è condannato a ripeterlo” è la frase incisa all’ingresso del campo di concentramento di Dachau), ha visto sfilare decine di classici restaurati, dall’epoca del cinema muto alla fine del secolo scorso.

Molti gli omaggi ad alcuni grandi nomi del cinema ungherese, come István Szabó e la documentarista Judit Elek, e del cinema internazionale come Costantin Costa-Gavras il cui Music Box – Prova d’accusa (1989, ambientato in gran parte in Ungheria, è stato il film di apertura della Maratona. Wim Wenders ha ricevuto a Budapest l’International Film Archive Award dal Direttore della Divisione Conservazione Filmica e Tecnologia György Ráduly e dalla regista ungherese Ildikó Enyedi. Dopo la cerimonia di premiazione il regista ha presentato presso la storica sala cinematografica Uránia  I fratelli Skladanowsky (1995) incentrato sulle origini del cinema e accompagnato dal vivo dalle musiche orginali interpretate dal loro autore, Laurent Petitgand.

Alla sera la piazza di fronte alla Basilica di Santo Stefano e il suo schermo gigantesco hanno ospitato invece le proiezioni all’aperto della sezione Future of the Past, fra cui 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, Alphaville di Jean-Luc Godard, Terminator 2: Judgment Day di James Cameron, THX 1138 di George Lucas e Ritorno al futuro di Steven Zemeckis.

Nel nutrito cartellone della Maratona c’erano anche i film di fantascienza di George Pál e le trasposizioni cinematografiche del personaggio Fantomas (compresa quella del regista ungherese Pál Fejős), le “eroine con la spada” del cinema di Taiwan a partire da Dragon Inn e A Touch of Zen di King Hu, e naturalmente la retrospettiva su Wim Wenders. Ampia anche la sezione dedicata ai classici restaurati, fra cui La provinciale di Mario Soldati presentata dalla storica del cinema Maria Coletti, referente relazioni esterne del CSC – Cineteca Nazionale, e il film muto After Death (1920) del regista ungherese Alfréd Deésy. La sezione Where Are We Heading? è stata curata da un gruppetto di studenti di cinema che ha selezionato una triade di film ungheresi incentrati sulle problematiche giovanili: Current di István Gaál, 1964) di János Herskó (1967) e Petőfi 73’ di Ferenc Kardos (1973). Fra i titoli della sezione dedicata all’Olocausto in Ungheria, di cui si ricorda l’ottantesima ricorrenza, c’erano invece il documentario di Judit Elek To Speak the Unspeakable (1997) e Miss Arizona (1988) di Pál Sándor (con cosceneggiatura di Alfredo Giannetti) che ha visto protagonisti Hanna Schygulla e Marcello Mastroianni, il cui volto era raffigurato anche sul poster della Budapest Classic Film Marathon.


di Paola Casella
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