Padova – Scrivere per il cinema 3

L'incontro nell’Aula Nievo dell'Università di Padova, è realizzato in collaborazione con l’Università di Padova e con la Regione Veneto.

Il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani -SNCCI, in collaborazione con l’Università di Padova e con la Regione Veneto, organizza, giovedì 24 novembre alle ore 9,15 nell’Aula Nievo della stessa Università, un Incontro dal titolo Scrivere per il cinema 3.

L’iniziativa, che prosegue quelle analoghe avviate negli anni scorsi per analizzare e discutere i rapporti tra il cinema e la letteratura, è questa volta dedicata al tema della sceneggiatura. La prima parte del convegno, che ha un’impostazione critico-teorica ed è coordinata da Bruno Torri, prevede le relazioni di Giaime Alonge, Fabio Andreazza, Morena De Bortoli, Paola Frandini, Silvia Moretti e gli interventi di Mario Brenta, Umberto Contarello, Carlo Mazzacurati, Vitaliano Trevisan.

La seconda parte consiste, invece, in un omaggio a Ettore Scola. Su Scola sceneggiatore e su Scola regista (oltre che sceneggiatore dei propri film) sono previste due relazioni tenute rispettivamente da Gian Piero Brunetta e Vito Zagarrio. Alla discussione, coordinata da Giorgio Tinazzi, parteciperà lo stesso Scola e la sceneggiatrice Silvia Scola. Le conclusioni dell’Incontro saranno tratte da Cesare De Michelis, il quale presenterà anche il numero monografico di Studi Novecenteschi contenente gli atti dei due precedenti Incontri.

Scrivere per il cinema
Convegno

Lo scorso 24 novembre, presso il Palazzo del Bo dell’Università di Padova, si è svolto un Incontro dal titolo Scrivere per il cinema, organizzato, in collaborazione con la Regione Veneto, dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani e dai Dipartimenti di Italianistica e delle Discipline Linguistiche, Comunicative e dello Spettacolo della stessa Università.

L’iniziativa ha affrontato per la quinta volta (dopo i quattro Incontri intitolati Letterati al cinema, che hanno avuto luogo negli anni immediatamente precedenti) il tema dei molteplici rapporti tra il cinema e la letteratura, prestando in quest’ultima occasione una particolare attenzione alla sceneggiatura, considerata nel suo duplice aspetto di testo anche letterario e di fase preparatoria della realizzazione filmica. Nella prima parte del convegno, coordinata da Bruno Torri, sono state lette la relazione introduttiva di Giaime Alonge, il quale si è soffermato principalmente sui modi della narrazione cinematografica e televisiva praticati in Italia per denunciare la frequente debolezza delle strutture narrative (sostanzialmente la debolezza delle sceneggiature) e la loro scarsa portata critico-conoscitiva, e le relazioni di Fabio Andreazza (Sullo sceneggiatore italiano negli anni Trenta), Morena De Bortoli (Romanzo, dramma, sceneggiatura: le “oscillazioni di Vitaliano Trevisan”), Paola Frandini (Giacomo Debenedetti: cinecritico, sceneggiatore e altro) e Silvia Moretti (“In punta di piedi nel bosco manzoniano”. I promessi sposi nel teleromanzo di Sandro Bolchi) in cui, come suggerisco detti titoli, sono stati invece trattati degli argomenti specifici. Quindi hanno portato la loro testimonianza i registi e sceneggiatori Mario Brenta e Carlo Mazzacurati e lo scrittore, sceneggiatore e attore Vitaliano Trevisan, i quali, parlando del loro lavoro e della loro concezione della sceneggiatura, hanno anche favorito l’avvio della successiva discussione. La seconda parte del convegno, coordinata da Giorgio Tinazzi, è stata proposta come un omaggio a Ettore Scola ed è stata aperta dalle relazioni di Gian Piero Brunetta e Vito Zagarrio, i quali hanno parlato, sia di Scola sceneggiatore di tanti film, firmati da altri registi, che hanno contribuito al successo del cinema italiano e segnatamente della cosiddetta “commedia all’italiana”, sia di Scola sceneggiatore e regista dei propri film, nei quali è ben rintracciabile una connotazione autoriale.

Ha quindi fatto seguito una serie di interventi e di domande, specie da parte degli studenti, cui Scola ha risposto ampiamente esponendo la sua preferenza per “il lavoro di bottega”, le sue scelte contenutistiche, la sua volontà di cercare sempre il dialogo con il pubblico, insomma esponendo la sua idea di cinema: un cinema molto aperto alla realtà e poco versato ai ripiegamenti autobiografici, un cinema che trova le sue principali ragioni espressive in motivazioni etiche ed ideologiche e, ancor più, nell’intenzione di comunicare emozioni. Cesare De Michelis ha tratto le conclusioni della manifestazione, sottolineandone l’originalità dell’impostazione e l’utilità culturale, per collegarla, infine, alla presentazione del voluminoso numero monografico della rivista “Studi Novecenteschi” in cui sono raccolti gli atti dei due ultimi Incontri.


di Mario Fortezza
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