Uomini in marcia

La recensione di Uomini in marcia, di Peter Marcias, a cura di Mariella Cruciani.

Può un documentario sul mondo del lavoro essere poetico e commovente, oltre che giustamente indignato per l’oggi e nostalgico nel rievocare un’ideologia perduta? La risposta è sì. Lo dimostra Uomini in marcia di Peter Marcias, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma.

Anni fa, il regista ha trovato, tra gli archivi della Cineteca Sarda, la documentazione video di una grande mobilitazione sindacale, politica e sociale che coinvolse, fra il 1992 e il 1993, ventisette comuni del Sulcis Iglesiente. Da lì è partita la sua ricerca: cos’era successo prima? E cosa sta avvenendo ora?

Mettendo insieme testimonianze d’archivio e nuove interviste a lavoratori, sindacalisti e politici, Marcias ricostruisce, con passione e precisione, un secolo di lotte per il lavoro, non solo in Sardegna, ma nell’Italia tutta. Il risultato è un affresco corale partecipe ed accorato, tenuto insieme dal filo rosso dipanato da Gianni Loy, esperto di diritto del lavoro.

Il professore cagliaritano svolge, nel film, un ruolo di guida: diventa, strada facendo, il Virgilio a cui affidarsi per riflettere sui mutamenti avvenuti nel corso dei tempi, a partire dalla “relazione contrattuale” tra Don Chisciotte e Sancio Panza, passando per il corporativismo fascista, le lotte degli anni ’60 e ’70, fino ad arrivare ai giorni nostri.

Se Loy funge da filo conduttore della ricostruzione, numi tutelari dell’opera sono due cineasti come Ken Loach e Laurent Cantet: il primo sottolinea che non possiamo più perdere tempo e che è necessario unire, nella lotta, ambiente e lavoro, il secondo invita i giovani al recupero della memoria e dell’orgoglio.

“Quelli eran giorni/ oh sì, eran giorni/ e niente ci poteva più fermar. Quando il semaforo segnava rosso/ noi passavamo allegri ancor di più”: gli innocenti versi di una canzone di Gigliola Cinquetti (!) si trasformano, qui, in inno di lotta e assumono un afflato epico, insieme a bandiere rosse e pugni chiusi. L’esortazione a combattere contro ogni ingiustizia non si limita a ieri ma risuona, forte ed urgente, ora. Prima che sia troppo tardi!


di Mariella Cruciani
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