The Well

La recensione di The Well, di Federico Zampaglione, a cura di Gianlorenzo Franzì.

Non è più tempo di parlare di rinascita del genere e cose così: ormai c’è solo da prendere atto che nel cinema italiano una rondine non fa primavera, e un film non crea una tendenza.

Ma lo sforzo di Federico Zampaglione non va sottovalutato e men che meno sottostimato, perché quello che prima con Tulpa, poi con Shadows, e ora con The Well, sta facendo al genere horror è qualcosa di notevolissimo e da cui quantomeno occorrerebbe fare tesoro. È un vero e proprio recupero di intenzioni e finalità, un cinema che si tiene saldamente ancorato al (miglior) passato per costruire un ponte per il futuro: e in questo senso, The Well è quanto mai programmatico ed esemplificativo.

Fin dalla trama, vero e proprio intertesto, che si divide tra sopra e sotto, avanti e dietro. Da una parte (sopra, dietro) c’è Lisa Grey, restauratrice, che arriva in un vecchio maniero per riportare alla luce un quadro annerito dalla fuliggine; dall’altra (sotto, avanti) ci sono i prigionieri di un sotterraneo, rinchiusi dietro le sbarre in attesa di finire in un pozzo oscuro, pasto di chissà chi o cosa.

Sopra, sotto, dietro, avanti. The Well è un film che recupera la gloriosa tradizione gotica del cinema di genere italiano con omaggi sfacciati quanto gentili, a partire da La Casa dalle Finestre che Ridono di Pupi Avati fino ai Vampiri di Riccardo Freda, con la paura suggerita, l’orrore nascosto nelle ombre, la tensione che sale come una nebbia lenta e inesorabile; e insieme, si proietta avanti e mette in scena il torture porn più sfacciato e gratuito, figlio dei nostri tempi e nipote dlel’11 settembre (data seminale dalla quale non si torna più indietro), senza risparmiare la visione di niente e sbattendo in faccia allo spettatore un gran guignol italico che non si vedeva su grande schermo forse dai tempi di Lucio Fulci.

Una visione anarchica e personalissima, autoriale proprio perché aderente ad un cinema libero, artigianale e intimo, dove il sentimento -creativo, e non narrativo- viene prima di tutto. Riuscendo oltretutto a creare un sottotesto incredibilmente metalinguistico: personaggi che partono dal regista Federico Zampaglione e seguono l’andamento sinusoide della teoria, con Claudia Gerini strega vintage (ed ex moglie, al passato) e Linda Zampaglione giovinetta gore (figlia, verso il futuro).

Ultimo ma non ultimo, The Well deve farsi notare per gli effetti prostetici: come non se ne vedevano da tanto, troppo tempo, sia per quanto riguarda la loro matericità, sia per l’eccesso splatter a tratti insostenibile ma appassionato. 


di Gianlorenzo Franzì
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