The Millionaire

Il pluripremiato The Millionaire, uno dei film più solidi e compiuti del regista inglese Danny Boyle, ha appassionato pubblico e critica conciliando in un perfetto equilibrio le esigenze del cinema impegnato con le prerogative di un cinema più spettacolare, che punta molto su una fruibilità immediata e su un coinvolgimento soprattutto empatico/emotivo dello spettatore. Le risposte alla prima istanza, quella del cinema di denuncia, ci sono tutte, e prendono forma in una rappresentazione esaustiva, a tratti cruda, della vita del piccolo protagonista Jamal nei terribili slum di Mumbai: una quotidianità fatta di soprusi e violenze, che però non si esauriscono nel periodo dell’infanzia, poiché la povertà peserà come un marchio di infamia sul volto impassibile di questo ragazzo, fino a quando non riuscirà a riscattarsi.
Pregio del film è tuttavia quello di saper stemperare la durezza estrema del tema trattato in un ritmo narrativo dinamico, sempre vivace, che si fonde con una colonna sonora densa e trascinante. La musica diviene elemento espressivo di rilievo in The Millionaire, che si distingue anche per la cura dell’aspetto specificamente figurativo: una fotografia abbagliante e nitida restituisce i toni caldi e corposi di una città brulicante di vite in continuo movimento, esplorata in lungo e in largo da una macchina da presa scattante e instancabile.
Le immagini intense e incisive di cui il film si compone raccontano la rivincita e il riscatto esistenziale di un ragazzo dall’infanzia bruciata, che ha perso i suoi unici punti di riferimento: il fratello maggiore, che si è messo a servizio del peggiore boss del quartiere, e l’adorata Latika, l’ amore della sua adolescenza, costretta ora ad essere l’amante di questo spregevole criminale. Quando Jamal, concorrente della versione indiana di “Chi vuol esser milionario?”, sta per vincere una cifra enorme, viene arrestato e picchiato brutalmente dalla polizia. Sembra che i poveri non abbiano diritto neppure ad essere bravi e fortunati. Ma, punto per punto, Jamal riuscirà a dimostrare che non sta barando: ad ogni risposta esatta da lui fornita al quiz televisivo corrisponde un capitolo della sua infanzia, che vediamo così ricomporsi in una serie di lunghi flashback.
Dentro questa struttura narrativa a capitoli stanno però, ben visibili, tutte le caratteristiche del melodramma in stile hollywoodiano, o per meglio dire bollywoodiano: l’infanzia violata, il percorso salvifico e la vittoria dell’eroe, la riconquista dell’amore perduto (Latika), e infine l’utilizzo particolare della musica che è quasi un marchio di fabbrica per i film di Bollywood. La componente melodrammatica, che dà coesione e compattezza al film, è usata con consapevole ironia e gusto della citazione, senza ingenuità: basti pensare ai titoli di coda, in cui l’illusione di realismo della fiction è bruscamente interrotto da una coreografia allegra e colorata improvvisata dai protagonisti, in perfetto stile Bollywood. Quella di Boyle, regista poliedrico che nel corso del tempo si è messo alla prova con generi cinematografici diversi, è insomma una regia attenta nel dosare ogni singolo elemento, ogni spunto narrativo del film. Più ottimista del perentorio e antiutopico The Beach, di sicuro meno fatalista del precedente Trainspotting – di cui a volte sembra richiamare i ritmi pulsanti e concitati – The Millionaire è senza dubbio un’opera piena di lirismo, che trova la giusta chiave stilistico-narrativa per raccontare l’avverarsi di un sogno.
di Arianna Pagliara