Giulia non esce la sera

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piccioni1img-giulia_non_esce_la_seraPiù che uno scrittore in crisi, Guido Montani, personaggio cardine di Giulia non esce la sera diGiuseppe Piccioni, è un uomo in crisi. Certo, la sua presunta immagine di intellettuale borghese lo pone in una condizione di maggiore responsabilità civile, sociale e artistica; ma tale presupposto non gli impedisce di riconoscere nelle azioni umane, le sue comprese, quel non senso che tutto avvolge. E ciò lo obbliga, di fatto, ad accettare una non vita e all’impossibilità di assaporare ogni tipo di emozione. Guido scrive ma forse non è nato per questo lavoro; Guido ama ma non riesce a prendersi le sue responsabilità; Guido frequenta il mondo letterario ma non è in grado di accettare le sue regole. In sostanza, vive in una dimensione indefinita nella quale anche la sua stessa identità perde contorni e forma. Probabilmente non sarà pertinente, ma non può che venirci in mente il Giovanni Pontano deLa notte, capolavoro di Michelangelo Antonioni. In quel caso, un intellettuale borghese (interpretato magistralmente da Marcello Mastroianni) incapace di manifestare la propria interiorità e attratto dalle sirene del potere industriale che vuole assoldarlo manifesta la sua incapacità di vivere pienamente la sua condizione così come il Guido Montano, ruolo sostenuto da un misurato Valerio Mastandrea, non sembra pronto a gestire con equilibrio le sue insoddisfazioni e finisce per rifugiarsi nel non detto, nel non fatto, in una vaghezza che alla fine non salverà né la persona amata, né il suo matrimonio, e probabilmente neanche la sua carriera. Piccioni delinea con notevole delicatezza il ritratto di un soggetto che rispecchia pienamente quella perdita di senso e di obiettivi che in fin dei conti riguarda tutti noi. Il regista costruisce una vicenda dai tratti lirico-realistici, nella quale lo spazio del sogno e dell’immaginazione straniante rivela il lato oscuro della vita, il dolore di vivere, la sofferenza di chi si confronta giorno per giorno con l’abisso del nulla e percepisce il proprio stato di alienazione. Giulia non esce la sera è un film doloroso e recitato con eleganza da Valerio Mastandrea, Valeria Golino e Sonia Bergmasco. La metafora dell’acqua, luogo della serenità e dal quale si può vedere scorrere il mondo, è centrale nell’architettura del racconto che appare forse un po’ discontinua. La grande, raffinata, misura del film è in qualche occasione messa in discussione da improvvise virate poetico/visionarie superflue, così come le figure dei due stravaganti adolescenti innamorati, seppur gradevoli, non aggiungono molto al senso profondo di un racconto filmico che trova nel triangolo Golino- Mastandrea-Bergamsco la sua struttura portante. Giuseppe Piccioni regala allo spettatore alcune inquadrature intense e raffinate e sciorina colte citazioni cinematografiche: da quelle super dirette (Una giornata particolare di Ettore Scola) a quelle appena evocate (L’anno scorso a Marienbad di Alain Resnais) e confeziona un lungometraggio che veicola una visione personale sulle conseguenze di una crisi esistenziale generata da un preoccupante senso di smarrimento collettivo.


di Maurizio G. De Bonis
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