Napoleon
La recensione di Napoleon, di Ridley Scott, a cura di Arianna Vietina.

Ridley Scott torna a raccontare le gesta epiche di eroi d’altri tempi, tornando sul suo gladiatore riaggiornato alla Rivoluzione Francese. Come resistere alla possibilità di raccontare Napoleone Bonaparte? Tutte e tutti conosciamo le doti di grande condottiero e stratega, ma la tentazione di vederle rappresentate visivamente su grande schermo ci attira. Scott cerca però di darci una dimensione più rotonda di questo uomo così affascinante dando un grande spazio al sistema in cui si muove, in particolare alla celebre Giuseppina.
Questa nuova trasposizione delle vicende di Napoleone (che non sono poi molte nella storia del cinema) cerca di mettere al pari livello di importanza l’amore e l’azione, due tensioni che spingono le gesta del generale corso fino alla drammatica caduta, ma questo obiettivo palesato non trova sostanza nel film che stiamo vedendo. La storia non affascina se non per i suoi dati di oggettiva grandiosità (ad esempio attraverso il numero dei morti che vengono elencati), ma la sua dimensione umana è debole: il grande Phoenix non sembra particolarmente ispirato nel rappresentare un uomo irascibile e infantile, che però non è ne grottesco né provocatorio, è un tratteggio sostenuto da incredibili scenografie, magnifiche scene d’azione, la crudezza caratteristica dello stile di Scott, gli intrighi, e la storia d’amore con Giuseppina, interpretata con grande fascino da Vanessa Kirby, che è però un personaggio privo di qualità: non ha una sua dimensione, un ruolo attivo, eppure Napoleone accetta di asserire che non è nulla senza di lei.
Le effusioni sbandierate a ogni possibile occasione non ci aiutano a credere a quell’affetto che vuole essere raccontato come tanto sincero e lacerante. Ciò che potremmo credere sia una concessione di adeguato spazio alla figura femminile sullo schermo in realtà collassa su sé stessa. Non è che un oggetto, tra i tanti, utili all’imperatore per i suoi scopi, così come al regista per i propri. Napoleone non acquista dimensione da questa relazione. Tralasciando l’aspetto romantico, guardiamo all’azione: oltre al pirotecnico entusiasmo con cui ancora Scott dipinge questi scontri armati non resta niente dopo la visione del film. Ci sembra di conoscere davvero qualcosa in più su questo personaggio? O abbiamo piroettato per due ore intorno a una superba statua di granito attorniata da fuochi artificiali? Ci possiamo divertire, possiamo immergerci per un po’ in questo dipinto di un momento cruciale della Francia (rappresentato davvero sempre allo stesso modo, ossessivamente, pure nell’utilizzo delle consuete marcette), ma una volta terminato ecco che il film si eclissa, come il suo protagonista, sotto il peso di ambizioni e manie del suo autore.

di Arianna Vietina