Il seme del fico sacro
La recensione di Il seme del fico sacro, di Mohammad Rasoulof, designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI.

Il seme del fico sacro di Mohammad Rasoulof, distribuito da Lucky Red e Bim Distribuzione e in uscita in sala il 20 febbraio 2025, è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI con la seguente motivazione:
«Per la capacità di Mohammad Rasoulof di partire da un drammatico evento collettivo, e reale anche nell’utilizzo delle immagini, per giungere a un racconto familiare che è archetipico e metaforico a un tempo, storia di figlie che devono combattere il potere usurato dei padri, con le mura domestiche che amplificano, invece di attenuarle, le contraddizioni e i conflitti insiti nella società».

La recensione
di Gianlorenzo Franzì
Mohammad Rasoulof avrebbe subito il carcere, la confisca dei beni e addirittura la fustigazione se non fosse fuggito dall’Iran: la durissima condanna gli è stata infatti inflitta per l’accusa di collusione contro la sicurezza nazionale, dovuta alle sue dichiarazioni critiche verso il regime iraniano e alle sue opere come regista.
Certo, non era la prima condanna, e anzi Rasoulof ha già in passato dovuto subire una detenzione per la sua attività artistica: ma il dolore e l’ingiustizia sono stati solo la tempra per affinare e rendere ancora più tagliente un cinema ribollente, vivo, che parte dichiaratamente dal privato per arrivare al pubblico mostrando come sia tutto un unico insieme inscindibile.
Il Seme Del Fico Sacro diventa un je accuse ancora più potente, fiore di un cinema che non mostra il minimo segno di cedimento, feroce, durissimo, eppure duttile mentre svolge le due ore abbondanti di un racconto morbido che si fa via via sempre più angosciante, oscuro, soffocante; e che parte all’interno di una casa per implodere lentamente nei suoi personaggi. perché il privato è sempre e comunque politico, e l’esterno collassa sempre e comunque verso l’interno.
Coscienza e dovere sono incudine e martello, un po’ come in Clint Eastwood: ma Rasoulof non ha le stesse urgenze teoriche né del regista statunitense, né di altri suoi conterranei come Panahi.
È per questo che Il Seme Del Fico Sacro abbandona quasi da subito la metafora abbandonandosi solo all’allegoria più trasparente (la famiglia come specchio dell’Iran con le sue istituzioni) per farsi ottundente: nell’esibizione dei dettagli, nella creazione di una paranoia persistente, nello sfaldarsi progressivo del tessuto dei legami familiari, il film punta il dito contro un regime che farebbe ridere se non ci fosse da piangere, parla senza veli della pericolosità di una convivenza con il sistema che trasuda da ogni gesto nei personaggi che racconta. Ed è per questo un’opera struggente e densa, coraggiosa e lucidissima.

di Gianlorenzo Franzì