Here
Here, di Robert Zemeckis, designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI.
Here, di Robert Zemeckis, distribuito da Eagle Pictures e in uscita il 9 gennaio 2025, è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI con la seguente motivazione:
«Nell’intuizione del graphic novel di Richard McGuire, Robert Zemeckis trova una chiave ideale per fare ciò che ha sempre fatto: coniugare il racconto più umano e universale possibile con il massimo della sfida tecnologica. Tra casa di bambole e screencast, la prospettiva fissa racconta uno spazio fisico unico popolato di infiniti spazi interiori, capaci di attraversare tempo e esistenze. Un caleidoscopio di gesti, sensazioni, sentimenti, stati d’animo che coinvolgono e commuovono».
La recensione
di Marco Lombardi
Vedendo Here bisogna assolutamente dimenticare che il suo regista, Robert Zemeckis, è quello di Forrest Gump, ma anche di Cast Away: se non ci si riesce, il paragone risulterà ingiustamente improbo perché Here, pur contenendo lo stesso genere di approccio sinceramente romantico, al posto della piuma di Forrest mostra nel finale un colibrì che non ha lo stesso tipo di leggerezza, anche se sa parimenti volare.
In effetti Zemeckis il paragone con Forrest Gump lo cerca ripetutamente: non solo attraverso questo riferimento, quasi ad autodenunciare un lieve imbolsimento poetico, e non solo perché mette a fianco di Tom Hanks la stessa Robin Wright, soprattutto perché anche Here è un film sul tempo che passa inesorabile, lasciando dietro di sé tanti bei ricordi che servono a nascondere gli ancora più numerosi rimpianti.
Here, in effetti, si basa su un’idea – presa a prestito dall’omonimo fumetto – assai potente, quella che uno spazio, in questo caso il salotto di un appartamento, pur soffrendo di una limitante visuale sul mondo, contiene al suo interno una storia infinita fatta di persone che hanno attraversato le epoche, un po’ come se ci trovassimo all’interno del buco nero di Interstellar, che è infatti una biblioteca della memoria. È così che la cornice di quel salotto finisce per aprirne altre (di greenawayana memoria) che, sempre in stile Nolan, mescolano i piani temporali, mettendo insieme (questa volta in stile Terence Malick) il big bang e i dinosauri all’oggi, attraversando la guerra civile americana e gli effervescenti anni ’30, e unendo la storia dei nativi americani a quella dei reduci della seconda guerra mondiale, che parte da quella di un aviatore di inizio ‘900.
Il tutto serve a illuminare l’oggi, cioè la storia di una famiglia (quella di Tom Hanks e Robin Wright, appunto) il cui amore, i cui rimpianti, le cui speranze, le cui perdite, i cui fallimenti, le cui ambizioni e le cui malattie costituiscono la storia trasversale di tutti gli uomini, da sempre e per sempre. Forse Zemeckis, con Here, ha cercato la strada per l’immortalità: se in un tassello di spazio sopravvive la memoria di tutte quelle persone che l’hanno attraversato, allora è vero che nessuno di noi morirà mai.
di Redazione