Biografilm 2024
Anna Di Martino firma una panoramica sui titoli più caldi del Biografilm 2024.
Si è conclusa la 20a edizione del Biografilm, un traguardo importante per una manifestazione che è nata un po’ come una scommessa, ponendo l’attenzione non solo ai biopic, ma al cinema di qualità e in particolare al documentario.
Vincitore della sezione Biografilm Italia è stato quest’anno The Roller, The Life, The Fight di Elettra Bisogno e Hazem Alqaddi, un film dove i due registi utilizzano la telecamera per raccontarsi e per fermare in qualche modo il percorso doloroso che ha portato Hazem in Belgio da Gaza, dove ha incontrato Elettra che sta studiando e sperimentando il cinema documentario a Bruxelles. Insieme vogliono capire come raccontarsi, come non banalizzare il viaggio compiuto da Hazem, cosa lo differenzia da tanti altri migranti, quali sono le sue passioni. Elettra si mette in ascolto, riflette su di sé, sulle immagini che realizza, sul loro futuro. Il film è stato premiato proprio per l’esplorazione intima che riesce a restituire attraverso i viaggi non solo fisici che i registi hanno compiuto alla ricerca di una nuova vita e di una nuova maturità.
Nella sezione Biografilm Italia una menzione è stata conquistata da Romina di Valerio Lo Muzio e Michael Petrolini, la storia di una ragazza di origini sudamericane che ama la boxe e si allena in una palestra nella periferia bolognese, ma le difficoltà in famiglia, la madre che deve scontare dei mesi in carcere, la allontanano dal ring mentre un’amica conquista un titolo importante. Un’altra menzione dedicata ai nuovi talenti è stata attribuita a Che ore sono di Tito Puglielli e Marta Basso, studenti del Csc di Palermo, che sono riusciti ad entrare nel mondo dei malati di mente a seguirli nei loro racconti mentre vivono in una comunità terapeutica palermitana. Le loro storie, spesso drammatiche, sono visivamente raccontante anche con l’utilizzo di materiali di repertorio che danno spessore a ciò che Giuseppe, Ursula o Bianca riescono a dire davanti ai due registi e alla telecamera, che con pazienza, coraggio e affetto, li ascoltano, senza giudicarli.
Vincitore del concorso internazionale Agent of Happiness di Arun Bhattarai e Dorottya Zurbò che ci porta nel mitico Bhutan, paese leggendario e di grande fascino, dove viene misurata la felicità, andando di porta in porta per incontrare le persone, uomini e donne, anziani e giovani, e per farsi raccontare le loro vite e i loro desideri. Un film attento ai particolari e alla loro messa in scena, alla luce e allo spazio, agli ambienti che indaga, pone delle domande sul vivere felici che fanno riflettere anche gli spettatori occidentali, così lontani e diversi dai bhutanesi.
Tanti eventi speciali e anteprime hanno arricchito il palinsesto del festival come il film di apertura di Olivier Assayas Hors du temps sulla vita in pandemia di due fratelli molto diversi tra loro o Non riattaccare di Manfredi Lucibello anche questo ambientato durante la quarantena dove una donna, interpretata con maestria da Barbara Ronchi, cerca di salvare un ex da un possibile suicidio, cercando di continuare a parlare con lui tutta la notte
di Anna Di Martino