Criminal

Il regista israeliano Ariel Vromen ha dimostrato di non essere stato l’autore più adatto per realizzare un film ad alto budget dove si tenta di coniugare spettacolarità con una sottotrama che vira pericolosamente verso il melodramma. Di lui si ricorda l’accettabile The Iceman (2012), lavoro biografico con qualche libertà, che raccontava di Richard Kuklinski, tranquillo padre di famiglia impiegato a Wall Street, in realtà spietato killer ricordato come l’uomo di ghiaccio.

In questa occasione, dirige un film che lascia perplessi e scontenti, anche se nelle prime scene tutto sembra volgere verso la visione di un decoroso prodotto d’azione. Londra fotografata non solo tramite immagini da cartolina turistica – ma la ruota e quant’altro non sono risparmiati allo spettatore – acquista un certo fascino e si accettano anche i bus a due piani nonché ponti mobili sul Tamigi che si aprono per fare cadere nel Tamigi la solita automobile con a bordo un uomo da fermare.  Tutto prevedibile ma realizzato in maniera decorosa. Gli effetti non sono certo entusiasmanti ma sufficienti per dare un minimo di tensione a immagini realizzate senza mai cercare l’originalità; inoltre c’è qualche ingenuità di troppo nella costruzione di una storia che a tratti pare ridicola.

Siamo al limite tra la fantascienza e il film tutto movimento; ci si prepara a scene in cui ogni cosa ruota vorticosamente solo per il gusto di inquadrature ad effetto, con auto fracassate in crash spettacolari; ma ben presto si cambia registro e ci si occupa unicamente dei problemi dell’uomo scelto per ospitare il cervello di agente della CIA ucciso dal pazzo e mitomane di turno. Gli sceneggiatori decidono di approfondire i problemi di un uomo a cui è stato impiantato un’identità che combatte con la sua e, spesso, la domina: è stato scelto perché ha un’alterazione che non gli permette di avere emozioni e sentimenti, ma anche perché è un carcerato senza legami con nessuno. Il ridicolo è sempre in agguato e quando Jerico – l’uomo prescelto – riceve ricordi ed emozioni dell’agente della CIA ucciso a Londra da un miliardario anarchico spagnolo, le situazioni non più gestibili raggiungono il limite di guardia.

Kevin Costner è stato scelto per interpretare il personaggio centrale, e a lui viene chiesto l’impossibile, proponendogli un personaggio di cattivissimo, di uomo che uccide senza provare un minimo rimorso, di iper forzuto che spacca tutto quello che tocca. Senza volere infierire troppo, diciamo che la prova dell’attore statunitense non è di ottimo livello, è un insieme di battute recitate pedissequamente senza cercare, o riuscire, a dare a loro un minimo di credibilità. Fino a quando è assassino senza scrupoli tutto si può sopportare, ma quando il film lascia il territorio dell’action movie per trasformarsi in un pensieroso insieme di tesi moralistiche a sfondo bioetico si rischia più di una volta di sorridere. Il malvivente, fuggito dalla macchina degli imbranati agenti della CIA, inizia a provare emozioni. Sono sentimenti non suoi che lo trasformano immediatamente (tutto dura pochi giorni) in un uomo buono e caritatevole. Questa sua nuova identità di persona normale la vive con la famiglia dell’uomo di cui ha impiantato nel cranio il cervello. Diventa premuroso con la figlioletta del morto che lo considera lo zio buono che vuole a casa per cena. Se non fosse per il forte mal di testa di cui dice di soffrire, altre espressioni di dolore e di sofferenza sono assenti dal suo personaggio.

Nulla giustifica questa trasformazione che appare logica solo a chi ha realizzato Criminal, si assiste a quello che accade sullo schermo senza mai partecipare emotivamente a situazioni che non sono in grado di catturare l’attenzione dello spettatore. Sembra quasi che nasca un amore tra l’uomo (Costner) e la vedova (dell’individuo a cui apparteneva il cervello impiantato) affascinata nel rivivere ricordi, parole d’amore, momenti di gioia che appartenevano al morto.

A interpretarla è Gal Gadot, la Wonder Woman di Batman v Superman: Dawn of Justice (2016). Lì ogni cosa era merito degli effetti speciali e poco contava il suo livello di bravura interpretativa, qui  ottiene risultati deludenti.
Bella la colonna sonora firmata da Brian Tyler e Keith Power: poco per giudicare positivamente il film.

TRAMA

Brillante agente della CIA a Londra, viene ucciso non avendo trasmesso ai suoi capi quanto sapeva, compreso un piano per distruggere il mondo. Il suo capo contatta uno scienziato che ha in fase di sperimentazione una tecnica per impiantare il pattern cerebrale di una persona in un’altra. Come cavia viene scelto un pericoloso criminale privo di sentimenti per una malformazione congenita, che ospitando non solo la memoria, ma le emozioni del morto, si trasforma in un uomo migliore.


di Redazione
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