Crash – Contatto fisico

crashcontattofisico_copia

crashcontattofisico_copiaFa piacere che la cerimonia degli Oscar quest’anno sia riuscita a sorprenderci, premiando come miglior film un titolo su cui in pochi puntavano. Un buon film, sicuramente, una rappresentazione dura ed efficace dei conflitti razziali, una storia corale che riesce ad essere al tempo stesso crudele ed elegante.
Crash (stesso titolo di un film di Cronenberg di alcuni anni fa) racconta con incisività e sobrietà alcuni frammenti di vite molto inquiete in una irreale Los Angeles in cui tutti si muovono in automobile e guardano gli altri solo da involucri di vetro e metallo, nessuno cammina per le strade, nessuno si incontra, se non con paura e sospetto. E cosi gli incidenti stradali finiscono per essere un modo estremo di creare un contatto fra gli esseri umani. Mentre si avvicina il Natale, incrociano le proprie esistenze tre poliziotti (uno che viene dai ghetti neri, l’altro bianco, sgradevole e razzista, l’altro ancora giovane, bianco e – forse – incline alla comprensione), due giovani sbandati neri, un tenero papà ispanico che per vivere ripara serrature, un immigrato iraniano proprietario di un negozio, la nevrotica moglie del procuratore distrettuale, un regista televisivo afroamericano di successo e sua moglie.

C’è chi parte con le migliori intenzioni e finisce per deragliare, chi dà il peggio di sè ma sa dimostrare anche grande coraggio, chi scopre l’amicizia dove non l’aveva cercata, chi addirittura viene salvato miracolosamente da un atto criminale. Su tutto domina la difficoltà di capirsi, accettarsi, incontrarsi senza angoscia e paura. Alla fine, mentre un’insolita neve cade sulla metropoli, per qualcuno ci sarà un po’ di speranza, per altri una dolorosa riflessione sulle proprie tragedie e miserie esistenziali. Ottimo il cast (Don Cheadle, Matt Dillon e Thandie Newton su tutti), buona la regia di Paul Haggis, già sceneggiatore di Million Dollar Baby. Non ci sembra però il caso di gridare al capolavoro, per questo film su cui comunque il giudizio è ampiamente positivo. Coraggioso e originale nel raccontare il razzismo, Crash si dimostra meno originale nella costruzione narrativa, fatta di episodi che si incastrano fra loro. Il modello è Magnolia di Paul Thomas Anderson, che però risultava più riuscito ed emozionante. Il limite di Crash è forse anche il voler “raffreddare” a tratti la materia incandescente di cui è fatto: questo evita la retorica ma diminuisce il coinvolgimento.


di Anna Parodi
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