Calvario
Il film inizia con quanto scritto da Sant’Agostino: “Non disperare: uno dei due ladroni fu salvato. Non ti illudere: uno dei due ladroni fu dannato”. Il bel lungometraggio dell’irlandese John Michael McDonagh tiene presente il pensiero di uno dei padri della Chiesa per raccontarci una storia di frontiera, la vita senza eroismi di un uomo che diventa sacerdote, smettendo anche di bere, dopo la morte della moglie.
Si svolge tutto nella Contea di Sligo. Nulla è stato ricostruito in uno studio cinematografico, e ciò dona ulteriore veridicità e forza drammatica a quanto raccontato. Tale contea viene definita Crocevia del nord per la sua posizione strategica e di passaggio obbligato per chi si dirige a nord nel Donegal provenendo dal resto del Eire.
McDonagh ha scritto la sceneggiatura tenendo ben presente le caratteristiche del luogo, e lo ha riempito di personaggi possibili ma al limite del credibile, uomini e donne che mai si presentano per quello che realmente sono. Fa eccezione l’aiutante del sacerdote, innegabilmente un uomo privo di qualità che ha scelto la Chiesa non per vocazione ma per potere avere una vita tranquilla.
Con il bravissimo Brendan Gleeson si trova molto bene: era il protagonista della sua opera prima Un poliziotto da happy hour (The Guard, 2011) – titolo italiano offensivo che non fa certo capire la qualità del film – e lo ha riconfermato in questo suo secondo titolo.
La presenza di questo attore permette al autore di osare molto; è una scelta quasi obbligata per i fratelli registi (Martin lo aveva diretto In Bruges – La coscienza dell’assassino, 2008) che con lui hanno saputo instaurare un rapporto perfetto; al sessantenne irlandese chiedono di interpretare sempre personaggi difficili, quasi impossibili, rendendoli nelle drammatiche pieghe delle loro debolezze di uomini che affrontano realtà molto difficili. Peccato che soprattutto il cinema hollywoodiano lo tratti come gradevole comprimario senza mai offrirgli la possibilità di interpretare personaggi al suo livello.
L’inizio può ricordare Hitchcok, soprattutto Io confesso (I Confess, 1953), ma ben presto il film si distacca dai sapori del giallo per occuparsi dei problemi di un uomo che deve affrontare la sua probabile uccisione e che vuole lasciare tra i suoi fedeli una situazione di serenità, di fiducia, di speranza. Lui conosce l’identità di chi gli ha anticipato nel confessionale che la domenica lo ucciderà e non lo denuncerà nonostante il suo superiore gli spieghi non essere vincolato dal segreto della confessione perché l’uomo non ha chiesto perdono. L’uomo lo vuole uccidere per vendicare le umiliazioni sessuali subite da un pessimo sacerdote che l’aveva violentato per cinque anni distruggendo per sempre la voglia di vivere di un bambino. La sua idea è uccidere consapevolmente un innocente, così come innocente era lui quando il pedofilo lo aveva scelto. Affronta anche l’arrivo della figlia che deve riconquistare dopo che, alla morte della moglie, la ha lasciata sola, ancora troppo debole per essere capace di badare a se stessa e che arriva lì dopo avere tentato il suicidio.
I suoi fedeli sono personaggi al limite, figure ben disegnate che potrebbero creare un senso di eccessiva opulenza, di confusione nei confronti della storia principale, di sbandamento nella logica narrativa che normalmente tende a scindere bene lo sfondo dal personaggio principale: qui ognuno è importante per capire come sia quasi logico che il prete venga scelto come vittima sacrificale.
La scommessa dell’autore è vinta e utilizza proprio questo insieme di comprimari per dare uno stacco alla drammaticità di quanto raccontato, con inserimenti da black comedy e battute innegabilmente divertenti. Il suo aiuto si è fatto prete non per vocazione ma per incapacità di trovare nel mondo laico un posticino tranquillo in cui non dovere dimostrare doti che non ha.
Il medico del ospedale è ateo e tratta la morte con cinico distacco, ma anche lui ha un passato che vorrebbe dimenticare e che lo ha segnato definitivamente. L’ispettore della Polizia, dal aspetto virile, è un gay convinto che paga giovane per avere rapporti sessuali. C’è anche un uomo ricco che è coinvolto in poco chiari giochi in borsa e che è stato abbandonato da moglie, figli e, come dice con un certo sarcasmo, anche dalla cameriera..
Nel gruppo anche un assassino psicopatico violentatore seriale in crisi esistenziale che vorrebbe da lui una parola di conforto. Poi c’è un anziano e dotato scrittore che sente vicina la morte e che rifiuta qualsiasi contatto con la modernità scrivendo il suo ultimo romanzo con una Remington e chiedendo al prete una pistola probabilmente per suicidarsi. A questi si aggiunge un barista acido che odia i preti per quello che ritiene siano e per quello che ai suoi occhi rappresentano: uomini in grado di violentare bambini senza mai essere realmente condannati. Tutti sono accomunati dal fatto di non credere nella Chiesa e in chi la rappresenta; non sono fedeli ma persone che mantengono per abitudine le tradizioni del cattolicesimo.
Il prete, nonostante tutto, porta avanti la sua missione e si sacrifica senza mai reagire per il bene di questi particolari parrocchiani. Crolla davanti a due episodi che non riesce ad accettare, l’uccisione del suo cane e un genitore che lo tratta come un pedofilo: dopo di ciò tornerà a bere.
Cento minuti che richiedono una certa attenzione ma che premiano chi riesce a entrare in sintonia col film.
TRAMA
Padre James è divenuto sacerdote dopo la morte della moglie ma, con questa scelta, lascia sola la figlia che diviene insicura e a rischio suicidio. Cerca di rendere il mondo un posto migliore anche se è sempre più rattristato per l’atteggiamento indifferente degli abitanti della piccola città in cui vive ricca di personaggi non sempre raccomandabili. Durante una confessione viene minacciato di morte da una persona che riconosce ma non denuncia che gli preannuncia che lo ucciderà la domenica successiva. Da quel momento l’uomo, nonostante continui ad aiutare i membri della sua parrocchia, sente che una forza oscura è intorno a lui e non sa se avrà il coraggio di affrontare il suo personale Calvario. Alla fine il suo intenso Credo gli farà decidere per la scelta più difficile.
di Redazione