A casa nostra

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comencini-acasanostraIn una Milano livida, fredda e piena di fascino – ben fotografata da Luca Bigazzi – si muovono i personaggi di A casa nostra. Storie che si intrecciano, secondo un meccanismo che può ricordare un po’ Magnolia, e che disegnano un quadro lucido dell’Italia di oggi, piena di corrotti e corruttori, di persone che fanno ogni giorno il proprio dovere e altre che cercano continuamente di imporre la legge della furbizia e dell’avidità. Il denaro sembra essere il filo conduttore della vicenda, dove entrano in gioco un potente banchiere disonesto, un magazziniere che si arricchisce grazie ad affari poco puliti, una donna, capitano della Guardia di Finanza, che cerca di smascherare i “furbetti” (i riferimenti ai recenti scandali finanziari italiani non sono ovviamente casuali), un ex detenuto che cerca di rifarsi una vita con una prostituta, comprandosi l’amore, si può dire, ma offrendo anche affetto sincero.
Elegante, generalmente ben recitato, nel complesso intelligentemente costruito anche se non manca qualche difficoltà nei momenti di raccordo, A casa nostra è un film ambizioso, che vuole raccontare le miserie morali (e anche materiali) del nostro paese ma anche indicare un’altra via, dire forte e chiaro che un’altra Italia è possibile, che ci sono persone che ogni giorno lavorano duramente e sono dalla parte degli onesti. L’Italia è anche casa nostra, dice il tenace capitano della Guardia di Finanza al banchiere Luca Zingaretti. Eppure però questa parte del film, pur così importante e coraggiosa, nutrita di attualità (le intercettazioni giocano un ruolo importante nel film) finisce per essere anche non completamente risolta, risolta com’è in un’atmosfera rarefatta, straniata, trattenuta.

Contenuti forti sono resi con uno stile sommesso e spoglio che non rende sempre un buon servizio al film. Siamo ben lontani dalla forza del Caimano di Nanni Moretti.
Risultano più riuscite, in fondo, le parti legate al privato dei personaggi. Molto belli alcuni momenti, come i dialoghi fra Valerio Golino e i genitori del ragazzo che, infelicemente, ama. Sono resi con grande efficacia certi momenti di intimità domestica: la vecchia coppia che litiga e si vuol bene, la prostituta che torna a casa e dà un bacio alla figlia che dorme, i coniugi altoborghesi che condividono il dolore della perdita di un figlio. Mentre non appartengono alle corde del film scene come quella in cui l’amante del banchiere (Luca Zingaretti) racconta la sua vicenda in televisione. Nel complesso, comunque, un’opera parzialmente mancata che ha però i suoi motivi di interesse e suggestione e che non merita i fischi presi alla Festa del Cinema di Roma.

Tra gli attori, credibile ma un po’ sottotono Luca Zingaretti, convincente Valeria Golino (molto maturata negli ultimi film), bravo Giuseppe Battiston. Menzione speciale per Teco Celio, eccellente caratterista (lo ricordate come sanguigno politico locale in Texas di Paravidino?). Bravo anche Bebo Storti.


di Anna Parodi
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