Death of a Unicorn
La recensione di Death of a Unicorn, di Alex Scharfman, a cura di Francesco Parrino.

Elliot Kintner (Paul Rudd) e la figlia adolescente, Ridley (Jenna Ortega), trascorrono un weekend nella tenuta del capo di Elliot, Odell Leopold (Richard E. Grant), e della sua famiglia, la moglie Belinda (Téa Leoni) e il figlio Shepard (Will Poulter). Mentre guidano verso la loro destinazione, Elliot investe accidentalmente un puledro di unicorno con la sua auto. Inizia da qui Death of a Unicorn, opera prima del produttore Alex Scharfman che passa in cabina di regia dopo oltre un decennio da executive. Una nuova follia A24 che I Wonder Pictures porta al cinema a partire dal 10 aprile dopo lo strabiliante Opus di Mark Anthony Green con cui condivide un concept caratteristico dal marcato taglio sociale alla base e lo status di prima regia.
Al centro del racconto di Scharfman, infatti, il divario socio-economico degli individui, qui ricalibrato in chiave inedita. Perché più che sul privilegiò in sé – e di riflesso sulle conseguenze del capitalismo nel mondo contemporaneo – è su come questo plasma la visione del mondo dei singoli che parla Death of a Unicorn. Più precisamente dell’incapacità di meravigliarsi, o per dirla in parole povere: Del rimanere ciechi dinanzi a un miracolo come può esserlo il trovarsi dinanzi a un animale mitologico come l’unicorno. E con lui di tutta la simbologia intorno legata al suo immaginario di purezza, magia e nobiltà d’animo. Una valenza emotiva figlia di un’iconografia esistente e potente che Scharfman ribalta del tutto rendendo l’unicorno un mostro feroce e assetato di sangue.
D’altronde è una narrazione allegorica quella di Death of a Unicorn, dallo sviluppo lineare e deciso, che Scharfman imposta sin dalle prime battute di racconto come sferzante black comedy, per poi farla evolvere in un surreale e sanguinoso Home Invasion infarcito di un citazionismo molto caro e a noi vicino come spettatori. Da Lo Squalo ad Alien³ e Jurassic Park (gli unicorni come i velociraptor di Spielberg), sono tante le suggestioni d’immagine e d’atmosfera che ritroverete nell’esordio di Scharfman. Un film che ha tutte le carte in regola per diventare un cult sensazionale e di cui certamente sentiremo parlare ancora tanto e a lungo.

di Francesco Parrino