Black Swan di Darren Aronofsky – 67a Mostra del Cinema di Venezia – Concorso
67ma Mostra di Venezia – Primo giornoLa 67ma Mostra del Cinema si è aperta con meno sfarzo di quelle passate, giusto omaggio alla crisi economica attraversata dal pese, anche se non ha mancato di mettere in cartellone un numero di film sovrabbondante e visto un moltiplicarsi di disguidi organizzativi dovuti, molto probabilmente, alla contrazione dei costi per il personale e alla necessità di contenere le spese. L’apertura della sezione principale è stata affidata ad un film americano che ha avuto qui la sua anteprima mondiale, prima di essere proiettato, fra qualche giorno, al Festival di Toronto, in Canada. Ci riferiamo a Black Swan (Cigno nero) diretto da Darren Aronofsky con il gusto per l’horror e il mistero che hanno segnato altri suoi lavori come The Wrestler (2008) e The Fountain(2006). Al centro della storia c’è una ballerina classica chiamata a interpretare il ruolo della regina nel classico Lago dei cigni di Pëtr Il’ič Čajkovskij (1840 – 1893). Spinta da un coreografo dal comportamento autoritario e crudele, trasforma la preparazione dello spettacolo in una sorta di delirio che le spingerà ad immaginare delitti, a ferirsi sino uccidersi, come l’eroina del balletto, nel finale dello spettacolo. Una morte che si fonde con gli osanna del pubblico. Ci sarebbe materia per riflettere sul difficile rapporto fra creazione e vita, oppure a meditare sull’ossessione della perfezione in questa come in altre forme di arte, oppure a dissertare sule turbe di una mente ossessionata da un solo pensiero. Vaste ipotesi di lavoro che naufragano contro la realtà di un film il cui autore si preoccupa solo di creare atmosfere cupe alla Roman Polanski prima maniera, per intendersi quello di Repulsion (1965), o a citare la competizione fra primedonne come avveniva, con ben maggior risultato, in Eva contro Eva (All About Eve, 1950) di Joseph L. Mankiewicz . In definitiva ciò che resta è una storia ben poco originale, piena di salti narrativi non sempre giustificati e davvero poco interessante.
di Umberto Rossi