Paola Casella sintetizza il convegno Gli effetti speciali nel cinema, tenutosi al Festival di Spello
Paola Casella sintetizza il convegno Gli effetti speciali nel cinema, tenutosi al Festival di Spello.

“Noi siamo come Mr. Wolf: risolviamo problemi”. Il supervisore effetti visivi Simone Silvestri ha sintetizzato così, citando Pulp Fiction di Quentin Tarantino, il ruolo dei responsabili degli effetti speciali nel cinema. “L’effetto visivo è un’unione tra l’arte e la tecnologia: inventa soluzione e strumenti per creare arte”, gli ha fatto eco il supervisor VFX/AVFX Diego Arcero, organizzatore (insieme al producer Simone Rea) del convegno “Gli effetti speciali nel cinema” che si è svolto la mattina del 9 marzo come evento centrale del Festival del Cinema della Città di Spello ed i Borghi Umbri. Un parterre de roi formato, oltre che da Silvestri e Arcero, da altre eccellenze del settore: Paolo Zeccara, Gabriele Ranfagni, Simone Silvestri, Nicola Di Meo, Elio Terribili e Ariele Podreider Lenz hanno raccontato un mondo poco conosciuto al grande pubblico, e non ancora abbastanza riconosciuto dall’industria cinematografica. E il moderatore Marco Garavaglia, Ceo di Inlusion Creative Lab, ha chiosato: “Gli effetti speciali fanno sì che le ambizioni della nostra fantasia possano essere realizzate”.
“Gli effetti speciali sono tutte le cose strane che accadono sullo schermo”, ha esordito il veterano Zeccara, leggendario Supervisore VFX. “In realtà si dividono in due macrocategorie: la prima è quella degli gli effetti di set creati ad hoc e ripresi dal vivo, come esplosioni, piogge o automobili che si ribaltano. La seconda è quella degli effetti ottici per cui vengono usati strumenti tecnologici sempre più avanzati e set virtuali che hanno seguito il passaggio delle immagini dalla pellicola al computer” “L’obiettivo è l’unione di ciò che è girato sul set e ciò che si può creare digitalmente : un mix di cui il pubblico non deve accorgersi perché è quello il miglior risultato”, ha sottolineato Rea. “E non esiste un reparto effetti speciali migliore di un altro”, conclude Arcero”, sono tutti utili per creare un unico risultato finale ottimale”.
“Il supervisore degli effetti visivi fa da raccordo fra i registi o gli sceneggiatori e gi artisti che poi si occupano effettivamente di realizzare quegli effetti”, ha affermato il proprietario e fondatore di Palantir Digital Media e VFX Supervisor Simone Silvestri. “Il suo compito è organizzare e creare soluzioni impossibili da realizzare con la sola cinepresa e il solo set: ad esempio Diabolik che si arrampica su una parete a 200 metri dal suolo”, ha ricordato Arcero, che ha lavorato agli effetti speciali del Diabolik dei Manetti Bros. “Oggi grazie alle nuove tecnologie possiamo attingere ad un enorme ventaglio di possibilità: anche piccoli gruppi di lavoro dotati delle giuste competenze possono realizzare effetti incredibili.” Ma attenzione, ha cautelato Silvestri: “Se il ventaglio delle possibilità consentite dagli effetti speciali viene percepito dal regista come infinito non sarà mai soddisfatto”.
Elio Terribili, Responsabile degli effetti meccanici non visivi come crolli, piogge o incendi, fa notare: “Gli effetti speciali solo digitali non funzionano se non interagiscono con il reale. Se un effetto meccanico non viene percepito come una manipolazione vuol dire che è fatto bene, se invece vi accorgete che è finto”, dice Terribili. “Ma a volte la pioggia è fatta bene e illuminata male: in quel caso bisogna prendersela con il Direttore della fotografia”, si inserisce Paolo Zeccara, strappando una risata al pubblico. “Per creare questi effetti speciali dobbiamo avere conoscenze in tutti i campi della fisica e della meccanica: non solo grande manualità, ma anche un minimo di conoscenze sulle pressioni, sulle leve, sul movimento, ad esempio quello di una pedana che fa oscillare in scena una barca, o le pressioni dei serbatoi che schizzano acqua contro la barca simulando una tempesta. Molte cose vanno create dal vero perché le rende un po’ più umane, e consente una maggiore interazione ed empatia da parte degli attori. Poi c’è il tema importante della sicurezza sul set, durante le esplosioni o gli effetti pericolosi: per dire, bisogna prevedere lo schizzo che finisce in faccia ad un attore famoso”. “E comunque succedono anche cose assurde, come il famoso ponte fatto esplodere dal vero per sbaglio in Il buono, il brutto e il cattivo, esplosione che purtroppo nessuno ha ripreso”, conclude Zeccara, strappando un’altra risata.
Ariele Podreider Lenzi, CG Supervisor che ha lavorato a lungo nel mercato angloamericano, ha affermato: “Gli effetti speciali creano ciò che sarebbe troppo costoso o pericoloso realizzare dal vero. Noi recuperiamo tutte le informazioni di camera e realizziamo una camera in 3D dove illustrare le varie possibilità al regista, che decide poi quale sarà l’approccio migliore per ottenere un certo tipo di effetto”. È essenziale la modellazione, ha aggiunto Podreider Lenzi, attraverso cui “tutti gli elementi che vanno aggiunti devono essere creati: oggetti, automobili, persone, creature fantastiche, navi spaziali, e così via. E tutto ciò che è stato modellato deve poi essere animato”
Lo sa bene l’Animator Supervisor Gabriele Ranfagni, che fra le altre cose ha supervisionato gli effetti speciali per il Napoleon di Ridley Scott, tra cui la magnifica battaglia di Waterloo. Ranfagni ha insistito perché i cavalli “fossero realizzati a mano uno per uno, non in mock up di animazioni già esistenti. Si è partiti da un video che faceva da reference per analizzare l’anatomia e il movimento dell’animale, perché il lavoro dell’animatore negli effetti speciali non deve stilizzare la vita ma integrarsi con essa, mantenendosi coerente con la realtà, e dunque credibile”. Il fatto che Ridley Scott, durante la conferenza stampa di Napoleon, abbia poi dichiarato che “non c’era stata CGI (computer generated imagery, ndr), vuol dire che gli effetti speciali erano fatti bene”, ha concluso Ranfagni sorridendo.
Nicola Di Meo, CEO e VFX/CG/Virtual Set Supervisor della società UNSPACE, è un esperto di virtual set, “il cui scopo è aiutare i registi a previsualizzare e a comprendere l’output finale di un’inquadratura, cercando l’illuminazione più idonea e compatibile con l’ambiente che si vuole riprodurre. Naturalmente l’artigianato, sottoforma di scenografie e fisicità, resta fondamentale perché l’output finale risulti credibile. Ma la Virtual Reality elimina molti limiti, permettendo al regista di concentrarsi sulla recitazione degli attori, allunga i tempi della golden hour (l’ora che offre la luce ideale per le riprese, ndr), e in generale è di supporto alla regia e alla produzione”.
“Molto del lavoro dei responsabili degli effetti speciali sta nel capire a monte che cosa non funziona”, ha detto Simone Silvestri, riprendendo il tema Mr. Wolf, “e come si possa migliorare una scena prima di averla filmata. Per questo dobbiamo saper pensare fuori dagli schemi”. “All’estero l’eccellenza italiana in questo campo, che ha le sue radici nella nostra ‘arte di arrangiarci’, viene molto apprezzata”, ha testimoniato Podreider Lenz. “Ogni problema è un’opportunità di crescita, e bisogna saper spiegare ai registi e ai produttori perché una cosa non si può fare, che c’è bisogno di tempo e di persone per fare le cose bene”, aggiunge Ranfagni. “Perché il cliente non ha sempre ragione, può anche essere istruito su quali sono gli svantaggi e il vantaggi di prendere una determinata strada”. “Il concetto di Cool, cheap and fast non esiste”, sintetizza Podreider Lenz, “soprattutto nel mondo degli effetti speciali”.
di Paola Casella