Una relazione passeggera

La recensione di Ignazio Senatore e la rassegna stampa a cura di Simone Soranna riguardo a Una relazione passeggera, di Emmanuel Mouret, Film della Critica per l'SNCCI.

Una relazione passeggera poster

Una relazione passeggera di Emmanuel Mouret, distribuito da Movies Inspired, è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI) con la seguente motivazione:

«Giocando con una dimensione quasi paradossale dell’infatuazione e del desiderio, Mouret delinea una commedia in cui ogni personaggio cerca di sfuggire alla propria immagine, inconsapevolmente bugiardo anche con se stesso, dimostrando che i rapporti umani poggiano su fragilità perenni e che il sentimento amoroso si avvale di azioni insicure e incostanti».

Il logo dei Film della Critica SNCCI

La recensione
di Ignazio Senatore

«La maggior parte dei film sono collage di inquadrature di gente che parla», affermava proditoriamente quel genio di Alfred Hitchcock. Lo conferma questa commedia sentimentale di Emmanuel Mouret (Cambio d’indirizzo, Solo un bacio per favore, Lady J…) che mette in campo Charlotte (Sandrine Kiberlain), single e madre di due figli, e Simon (Vincent Macaigne), sposatissimo e padre di due pargoli. I due si incontrano ad una festa, si piacciono, si danno appuntamento e, per qualche mese, si incontrano per andare letto. Lei è una donna moderna, emancipata, anticonformista e piena di vita; lui è goffo, timido, impacciato e sommerso dai sensi di colpa.

Come il titolo del film annuncia, la loro relazione durerà un soffio di vento. Non siamo dalle parti di Una relazione privata di Fonteyne e il regista e attore marsigliese, nel depurare la vicenda da connotazioni erotiche, s’affida a dei dialoghi leggeri come carta velina. Intelligentemente, sceglie una coppia di attori che non sono di certo l’emblema della bellezza e impagina un film che, senza lasciare il segno, scorre come un lungo fiume tranquillo.

Una relazione passeggera

Una breve rassegna della stampa italiana sul film
(a cura di Simone Soranna)

La critica italiana si è espressa benevolmente nei confronti del film di Emmanuel Mouret. Ad esempio, Chiara Borroni, su Cineforum, ha lodato la cura formale della messa in scena. Scrive così la critica: «On a été élégants dice Simon a Charlotte cercando, con la goffaggine che gli è propria, di esternare la sua sofferenza per una mancata reazione, la sua incapacità di urlare e arrabbiarsi nel momento in cui ha accettato di abdicare. Eleganti non è un aggettivo casuale nel cinema di Emmanuel Mouret, anzi l’eleganza è proprio il carattere dominante del suo lavoro. Un’eleganza che permea ogni inquadratura, ogni sottile intenzione espressiva richiesta ai suoi attori, ogni sguardo, ogni dettaglio di una messa in scena che accompagna un profluvio di dialoghi messi in forma da una scrittura sempre più raffinata capace di essere letteraria ma non manierata, ricercata ma mai affettata».

Simone Emiliani sottolinea invece il valore fondante delle locations usate nel film. Su Sentieri Selvaggi afferma infatti che «comincia in un bar e prosegue nelle case, stanze d’hotel, parchi, musei la nuova liason passagère del cinema di Emmanuel Mouret. Dalla Senna che apre e chiude il film, Una relazione passeggera disegna le tappe di una cronaca sentimentale dove i luoghi hanno una funzione determinante, proprio come nel cinema di Christophe Honoré, non tanto per come sono filmati ma soprattutto vissuti dai due protagonisti».

Roberto Manassero, invece, sulle pagine di FilmTV sottolinea l’importanza di alcune battute di sceneggiatura in grado di riportare alla memoria il cinema di Woody Allen: «Le cose che Charlotte e Simon, i protagonisti di Una relazione passeggera, dicono e fanno prima, durante e dopo l’amore – riprendendo il titolo del precedente, bellissimo film di Emmanuel Mouret, Les choses qu’on dit, les choses qu’on fait – sono le cose che gli amanti dicono e fanno quando sono chiusi nella loro intimità, impegnati a interpretare la migliore versione di sé stessi, non per forza la più autentica. Emmanuel Mouret, regista e sceneggiatore che guarda senza complessi a Woody Allen (in Les choses qu’on dit, les choses qu’on fait a Manhattan, qui a Io e Annie, con tanto di partita a tennis e finale dolceamaro), i suoi amanti li osserva, li spia, a volte da vicino, altre da lontano, prendendo nota delle loro parole e dei loro comportamenti, delle bugie che ciascuno racconta (e si racconta) e delle illusioni che ciascuno si costruisce». Gli fa eco Mariarosa Mancuso la quale, sulle pagine de Il Foglio, scrive che «Emmanuel Mouret, cinquantenne di Marsiglia, ha imparato da Sacha Guitry, Éric Rohmer e dal primo François Truffaut (categoria: registi francesi); ma è indubbio un tocco di Woody Allen».

Anche Gianni Canova pone l’accento sull’importanza dei dialoghi. Affermo così su We Love Cinema: «c’è un termine francese – difficile da tradurre in italiano – che ben si addice ai dialoghi che innervano e sostanziano buona parte del film Una relazione passeggera. Il termine è marivaudage, deriva dal cognome del commediografo e romanziere 700esco Pierre de Marivaux e indica una conversazione galante e raffinata, arguta e preziosa, in cui gli interlocutori mascherano o camuffano i loro veri sentimenti e si abbandonano a un sottile gioco psicologico di bugie e inganni per scoprire se sono o meno corrisposti». Mentre Valerio Caprara, su Il Mattino, esalta il film definendolo uno dei migliori dell’anno. Afferma il critico: «mettere a confronto una commedia romantica d’oltralpe con una nostrana porta a cospargerci il capo di cenere: non c’è partita, ahinoi, per originalità, disinibizione, acutezza psicologica, cultura non pretenziosa o politicizzata bensì connaturata: le stesse qualità grazie alle quali Una relazione passeggera resterà sicuramente uno dei migliori titoli dell’anno».


di Ignazio Senatore
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