Star Wars – Gli ultimi Jedi

Molte le novità di questo ennesimo film della saga di Guerre Stellari – ottavo titolo, secondo della nuova trilogia – che vede entrare nello sviluppo narrativo e nell’imposizione di tematiche differenti una Walt Disney che si sta accaparrando gran parte del mondo della fantasia dopo avere acquistato, tra l’altro, Pixar e Marvel. Siamo di fronte a una svolta epocale che funziona, anche se privilegia un pubblico meno adulto. Tutto funziona per il meglio ed il mondo dei grandi riesce a trovare comunque piacere nella visione di questa nuova storia.

Dopo il settimo capitolo, Star Wars – Il risveglio della Forza (Star Wars: Episode VII – The Force Awakens, 2015) affidato all’esperto J.J. Abrams, con cui si iniziava una piccola rivoluzione nella Saga (è già quasi pronta la nona da lui diretta che uscirà nel 2019) anche se molto legata agli effetti speciali e a sviluppi drammatici, questo titolo è quello che apre realmente una nuova strada per lo sviluppo degli ulteriori film che seguiranno (la Disney ha già in mente di realizzare a breve una quarta trilogia).

Da sottolineare il fiuto nell’affidare al poco noto Rian Johnson questo difficile compito, svolto egregiamente creando un nuovo modo di affrontare queste avventure extragalattiche con l’uso di molta ironia, di gag divertenti, di personaggi secondari capaci di entrare nel cuore dei fan. Questo svecchiamento era indispensabile pensando che, secondo gli intendimenti dei produttori, la Saga in questione dovrebbe essere eterna o quasi.
Con studi di marketing, si è visto che la parte più seriosa delle vicende ormai interessava poco: il cinema avventuroso da anni sforna film spesso allegri col sapore delle commedie scacciapensieri.

Disney ha affidato questo progetto dal budget stratosferico a un autore che in precedenza aveva diretto un paio di interessanti film, Brick – Dose mortale (Brick, 2005) e Looper (2012). Nel giugno 2014 era stato annunciato che Johnson avrebbe scritto e diretto il film e che avrebbe avuto bisogno di almeno due anni per la sua realizzazione. La sceneggiatura era pronta nel novembre e le riprese in esterni hanno avuto inizio nel settembre 2015 a Skellig Michael, isola irlandese di grande fascino. Il blocco principale, realizzato quasi completamente negli storici studi della britannica Pinewoods, ha impegnato tutto il cast da luglio del 2016.

La Walt Disney è molto sensibile al merchandising e, per questo, ha voluto la creazione di personaggi accattivanti, soprattutto animaletti, che sono già pronti a inondare i mercati internazionali. Il consiglio di inserirli nella storia è stato accolto con intelligenza da Rian Johnson che li utilizza soprattutto per stemperare la tensione nei momenti drammatici del film. Per evitare divieti che danneggerebbero il box office, non ci sono mai scene di estrema violenza, anche se saltano in aria corazzate, nave spaziali, aerei vari e quant’altro. Si parla di perdite ma non di morti, tutto per rendere ogni cosa adatta alla fruizione di un pubblico familiare.

La scommessa di far convivere situazioni rasserenanti con la drammaticità della vicenda è vinta, con una coesione perfetta delle due anime. Johnson, che aveva quattro anni all’uscita del primo film divenuta Saga, ha avuto come ingombrante produttore J.J. Abrams, regista del precedente e del successivo Star Wars. Si dice che la collaborazione ci sia stata: è confermato dal modo di realizzare alcune scene d’azione che sicuramente risentono dello stile del autore di Star Trek (2009) e Into Darkness – Star Trek (2013).

È corretto che su questa parte della narrazione ci sia coesione, per evitare al pubblico di avere scompensi nel modo di intendere le scene più movimentate: questo titolo si pone tra il precedente ed il successivo a firma del produttore-regista. In Star Wars: Il risveglio della forza aveva grande importanza la costruzione di perfette scene d’azione e qui si prosegue su questa impostazione. La rivoluzione vera sta nel ridurre notevolmente il sapore della nostalgia, l’importanza di citare a tutti i costi le Origini della Saga con personaggi più epici. Qui aleggia la speranza per un nuovo mondo con eroi che sono giovani e che potranno sostenere l’interpretazione dei personaggi – in maniera fisicamente credibile – anche in futuro.

La Principessa Leila della brava Carrie Fisher, purtroppo, non potrà più essere della partita se non, eventualmente, utilizzando ologrammi. Mancata a sessant’anni, lascerà sicuramente un vuoto difficile da colmare. Benicio Del Toro, col suo personaggio di poco affidabile ladruncolo, ha un ruolo interessante. Ottimo informatico, capace di pilotare navi spaziali, fa credere agli eroi della Resistenza di essere loro amici per poi, ovviamente, tradirli. Barba sfatta, sguardo birichino, serve a dare nuove risorse a chi pensava che ormai fosse tutto perso. E’ un cattivo simpatico e, perché no, anche divertente.

Ma sono i Porg, deliziosi animaletti dagli occhi dolcissimi, che hanno conquistato il pubblico di ragazzini, quelli che sono andati a vedere questa ottava parte senza conoscere i precedenti: sono perfetti per essere riprodotti in peluche. Per i fan della prima ora, certe trovate possono essere considerate alla stregua di eresie, ma la bravura Johnson è tale, da farsi perdonare anche questi ‘tradimenti’ .


di Furio Fossati
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