Remember
In modi e contesti differenti il cinema di Egoyan ha spesso indugiato sul tema della verità percepita come oggetto sfuggente, ambiguo, sfaccettato e mai univoco. E’ ciò che avviene ancora una volta nel suo ultimo film Remember, presentato in concorso al Festival di Venezia nel 2015. Il titolo è già emblematico della vicenda narrata, che scinde il discorso dell’indagine sulla realtà – sempre stratificata, illusoria, ingannevole – in due piani differenti che inevitabilmente si intersecano: il primo è quello collettivo della grande Storia (il nazismo, la fuga dei criminali nazisti che si nascondono all’estero con false identità, e ancora il fenomeno agghiacciante del neonazismo), il secondo è quello individuale dell’interiorità, una dimensione tutta intima e psicologica, nella quale prende forma una riflessione sulla consapevolezza che si ha di se stessi, e la capacità e la volontà che si possiedono di accettare, oppure rimuovere, il proprio lato più oscuro.
Il protagonista del film è Zev, un uomo anziano (un eccezionale Christopher Plummer) ospite di una casa di cura, che ha da poco perso la moglie e inizia a soffrire di demenza senile. Il suo amico Max, costretto su una sedia a rotelle, lo guida a distanza in un’impresa che lui stesso ha pianificato: Zev dovrà andare alla ricerca del criminale che ad Auschwitz ha sterminato le loro famiglie e ora vive, impunito, sotto falso nome. Lottando ogni giorno contro la confusione angosciosa della sua mente, l’uomo inizierà un lungo viaggio per regolare i conti con il suo aguzzino.
Come accade spesso negli scenari saturi di tensione descritti con perizia e attenzione dal regista armeno-canadese, il male si annida nella quotidianità, si mimetizza sotto una patina di “normalità” che tale non è, e per questi motivi appare ancor più inquietante e disturbante. Egoyan tesse con destrezza una rete di sospetti, incertezze, dubbi, lasciando credere di volta involta al protagonista che la verità stia finalmente per essere svelata, salvo poi ricacciarla puntualmente nelle profondità più torbide di un terreno infido, sempre più simile a una palude. Zev esplora insomma una realtà di per sé fallace in cui la menzogna è la condicio sine qua non, e inoltre è costretto e leggerla e interpretarla attraverso la propria inaffidabile memoria, un fosco labirinto che in parte resta precluso – fin quasi alla fine – anche a lui stesso; al medesimo tortuoso percorso obbligato è costretto in parte lo spettatore, al quale tuttavia man mano il regista fornisce una serie di input che consentono di mettere in discussione lo stato delle cose, e intravedere sotto la superficie opaca e sporca del reale un’altra realtà destabilizzante e segreta.
Egoyan costruisce una sorta di anomalo giallo, puntando la lente di ingrandimento su un piccolo stralcio della grande Storia, non solo ricordando le tragedie del passato (se ancora fosse necessario) ma soprattutto gettando luce su certe storture di un presente che crediamo o fingiamo di conoscere, ignorandone troppo spesso gli aspetti più preoccupanti. L’America profonda, quella del degrado, della solitudine, del deserto culturale (ma anche etico ed emotivo sembrerebbe) diventa allora il terreno fertile per una nuova barbarie, per una nuova eclissi del pensiero, concretizzata nelle tendenze neonaziste incarnate dal personaggio – perfettamente descritto – del poliziotto John (Dean Norris), in uno dei passaggi più riusciti e intensi del film.
Se il cast è ottimo – tra gli altri ricordiamo anche Bruno Ganz – e la sceneggiatura serrata e ben costruita, di Remember colpiscono anzitutto le atmosfere (complice la cura particolare delle ambientazioni): dense, pesanti, colme di un’irrequietezza sottile e martellante che solo a tratti si stempera in malinconia.
Trama
Zev e Max sono due anziani ospiti di una casa di cura, il primo soffre di demenza senile e il secondo è costretto su una sedia a rotelle. Li accomuna un piccolo numero tatuato sull’avambraccio, il marchio indelebile e osceno che testimonia gli orrori di Auschwitz. Max, con ostinata determinazione, convincerà l’amico a intraprendere un compito non facile: scovare e uccidere l’aguzzino nazista che in passato sterminò le loro famiglie e ora si nasconde sotto falso nome.
di Arianna Pagliara