Captain America – Brave New World
La recensione di Captain America - Brave New World, di Julius Onah, a cura di Gianlorenzo Franzì.

Una pianificazione narrativa a lungo termine come quella dell’MCU porta a progettare ovviamente anche dal punto di vista produttivo: in Captain America – Brave New World si respira allora aria di restaurazione, e orientamento verso una ripresa di squadra che vince non si cambia. Perché se la Saga dell’Infinito (con le prime tre fasi dell’MCU) aveva messo in piedi un universo coerente a sé stesso che giocava su personaggi precisi ribaltando e ammodernando i generi del cinema –sword & sorcery, heist movie, blackexploitation, sci-fi, e così via, la successiva Saga Del Multiverso ancora in corso sta introducendo personaggi nuovi e nuove intersezioni, giocando al rialzo e puntando su innovazioni sottili quanto profonde.
Ma chiaramente non è stata una mossa vincente, perché i film (complici svolgimenti poco riusciti e una componente commerciale sovrastante quella artistica) non hanno avuto il giusto riscontro nel pubblico: ecco che allora, dopo una lunga pausa, Kevin Feige ci riprova, prendendo lo slancio verso il gran finale della Fase Cinque per passare alla successiva. Ecco perché Brave New World ha tutta l’aria di un film interlocutorio, che in parte rimette al centro uno dei personaggi più riusciti, insieme ad uno degli attori più interessanti (Anthony Mackie), e che non vuole rischiare troppo andando sul sicuro: la saga al cinema di Cap è sempre stata intrisa di politica e questo non è da meno, anche se lo sguardo sul panorama internazionale e sui lati oscuri dei governi e degli apparati militari non ha la stessa incisività dei precedenti due film.
Certo, oltre al Mackie Carl Lumbly ha una presenza imponente, Harrison Ford che interpreta un presidente doppiogiochista e ossessionato è convincente e anche di più: ma in generale, il suo personaggio di “Thunderbolt” Ross sembra una metafora di tutto il film, ovvero un gioco divertito e divertente che si getta a capofitto nella battaglia ma sa essere leggero senza prendersi troppo sul serio. Alla fine questo nuovo Captain America riporta la giusta leggerezza nell’MCU senza pero che questo voglia dire rinunciare a sottotesti sociali e politici, restando nell’epica magniloquente della Marvel sempre con la consapevolezza dei propri confini.

di Gianlorenzo Franzì